La Gazzetta dello Sport - Sicilia

TUTTI I MIEI MILAN DA SILVIO A IBRA

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Il Milan è arrivato sul tetto del mondo con Sacchi. I rapporti con Arrigo?

«Splendidi. Ci ha insegnato a giocare in trasferta come in casa. Ogni tanto usciva dalla panca, scattava e lo bloccavo. Arrigo, vieni qui. Siediti».

▶Fabio Capello?

«Tosto, duro. Una volta uno dei nostri sbaglia un gol e lui che non sapeva come sfogarsi mi molla un cazzottone alla spalla. Mi ha fatto star male tutta la notte e pensavo: domani faccio le lastre. Poi è passata. Eh, ne abbiamo viste tante, scudetti e anche fagiani. Andavamo a caccia assieme».

▶Alberto Zaccheroni?

«Una persona veramente perbene, un signor tecnico. Eravamo molto legati, abbiamo vinto uno scudetto incredibil­e. Siamo stati bene con lui».

▶C’è qualcuno con cui è stato male?

«Guardi, ero direttore sportivo, poi team manager. Berlusconi ha inventato questo ruolo per me. Il mio lavoro era far andar d’accordo tutti, smussare gli angoli, vivevo e condividev­o i problemi con allenatori e giocatori. Silvio diceva: bisogna essere concavi o convessi a seconda delle esigenze».

Dal suo osservator­io ha visto tutti gli attaccanti milanisti. Chi dopo Van Basten?

«Shevchenko, Weah e Pippo Inzaghi. Top class assieme a Marco, non si discute. Quando Sheva si è presentato a Milanello con il suo sorriso uno di noi, non ricordo chi, gli ha detto: che bel fioeu, hai una faccia da pallone d’oro».

▶Anche ▶Poi

Carletto. Cioè Ancelotti. «Un mio giocatore e un mio allenatore. Carlo, uno di famiglia. Un amico, un fratello minore. Come altri bravi, bravissimi ragazzi, in campo. Un bacio a Paolo Rossi, il mio caro Pablito a Perugia e al Milan. Io ero Rama e loro i miei cuccioli. Ma vorrei ricordare tutti gli altri tecnici: Galbiati, l’elegante maestro Tabarez, Cesare Maldini, Leonardo, Allegri, Seedorf, Inzaghi e ultimo Mihajlovic. Tutti pesci del mio stagno».

Weah Pallone d’Oro…

«Al Milan c’era la corsia preferenzi­ale, l’hanno vinto in diversi, anche Jean Pierre Papin. Pensi che di Weah all’inizio dicevano che trascinava i piedi. Eh, a volte ci si sbaglia. Ma ce ne sono stati tanti altri. Super Pippo in testa, e Massaro, hanno segnato e ci hanno fatto vincere».

▶Il suo primo centravant­i?

«Joe Jordan in serie B. Scozzese, un bell’uomo, aveva una protesi, gli mancavano i denti, come giocava se la toglieva e lo chiamavano Squalo».

▶Poi

Luther Blissett, anglo-giamaicano…

«Il giocatore più triste che ricordi. Non parlava con nessuno, aveva sempre il magone. Si sedeva davanti alla vetrata di Milanello e guardava fuori, come fosse sul ponte di una nave».

▶Non

ha rispettato la tradizione dei centravant­i rossoneri…

«Beh, al Milan dovevi segnare. E comunque io ho sempre visto fare tanti gol. Un altro che merita di essere ricordato con grande rispetto è Virdis. Nel primo anno di Sacchi era la punta di diamante».

Van Basten Dopo di lui, Sheva, Weah e Pippo Inzaghi. Tutti top class, non si discute

▶Altri centravant­i italiani?

«Molti, ragazzi di passaggio. Sa, il Milan non è mai stata una squadra facile. Per emergere dovevi avere classe, fiuto, forza. Uno dei più bravi è stato Marco Simone, un talento. Po ci sono stati tanti stranieri».

▶Infine

lo spettacolo pirotecnic­o: Ibrahimovi­c… «Mi ha regalato la gioia dell’ultimo scudetto, con Allegri in panchina. Ibrahimovi­c è da top class. Anzi, è il pilota dell’aereo».

TEMPO DI LETTURA 3’18”

 ?? ?? Un palmares da star Silvano Ramaccioni è arrivato al Milan nel 1982. Da dirigente, ha vinto tutto più volte
Un palmares da star Silvano Ramaccioni è arrivato al Milan nel 1982. Da dirigente, ha vinto tutto più volte
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