Btp, in lungo il 60% del portafoglio La ricetta dopo il nuovo taglio Bce
In seguito all’attesa manovra della Bce (e giovedì tocca alla Fed) chi può impegnarsi su bond che scadono tra 5 e 15 anni incamera buone cedole. E punta al rialzo dei prezzi
Un portafoglio che punta forte sui Btp medi e lunghi. Per tenere alta la posta delle cedole e anche quella dell’apprezzamento, mentre i tassi, piano piano, scenderanno. Sono trascorsi circa tre mesi dalla seduta in cui la Banca centrale europea ha ridotto i tassi per la prima volta. Quattro giorni fa, il 12 settembre, il tasso sui depositi, quello più importante per i risparmiatori, è sce
so dal 3,75% al 3,50%. E verso il basso potrebbe anche muoversi la Fed, la settimana prossima. Nelle scorse settimane si è percepita una forte incertezza nelle contrattazioni finanziarie, originata anche dall’ incertezza sulle strategie monetarie attuate negli ultimi mesi dalle due banche centrali.
Il meccanismo
La parziale diminuzione del tasso di riferimento da parte della Bce dovrebbe essere una tappa di un piano di medio periodo, che potrebbe riportare il costo del denaro al 3% o anche più in basso nel corso del prossimo anno. Ipotesi che dovrebbe divenire realtà, se la banca di Washington attuerà analoga strategia. Anche se il suo percorso di rientro verso tassi di riferimento meno gravosi potrebbe rivelarsi di maggiore durata, poiché l’attuale livello è fissato al 5,50%. Ed è quando si percepirà che la politica monetaria della Federal Reserve diverrà espansiva nel lungo periodo che la probabile svolta positiva dei valori di mercato di azioni e obbligazioni, titoli di Stato in particolare, poggerà su basi più solide.
In quel momento il rendimento dei Btp decennali, ma anche di altre scadenze medio-lunghe, potrebbe iniziare il lungo cammino, per portarsi verso un valore compreso tra il 2 e il 2,5% nell’arco dei prossimi diciottoventi mesi. Adesso, basta guardare la tabella, siamo intorno al 3,5% o al 4% per le scadenze più lunghe. A fronte di valori di mercato in discreto incremento, ma con gradualità. È di conseguenza è ad un’ipotesi non immediata che bisogna guardare, per valutare quale potrebbe essere l’effettivo rendimento delle emissioni con durata medio lunga.
Immettere in portafoglio, di conseguenza, accanto alla tradizionale quota di Bot, come surroga del contante, scadenze di medio periodo, comprese tra tre e cinque anni rappresenterebbe una strategia di maggior respiro. Il cui seguito è spostare l’orizzonte anche a durate che si attestino fra sette e dieci anni, con anche una presenza di emissioni con scadenza quindici anni. In pratica una strategia di medio-lungo periodo anche per i piccoli risparmiatori che possa accompagnare la politica monetaria e che dovrebbe svilupparsi, come anticipato poco sopra, nel corso dei prossimi diciotto-venti mesi. Un arco temporale con ipotetico ritorno dei tassi verso il basso non ravvicinato prevederebbe, di conseguenza, una suddivisione del portafoglio, tenendo anche conto di quali potrebbero essere, in prospettiva, le future esigenze di liquidità, a fronte dell’assunzione di differenti tipologie
di investimenti. Quello immobiliare, ad esempio. Ed ecco le possibili ricette. Oltre alle durate brevissime, come Bot e Cct, si possono selezionare titoli di Stato italiani con durate via via crescenti. Grazie alla presenza della moneta unica, accanto alle emissioni interne, sarebbe buona norma affiancare titoli di debitori governativi di altri Paesi di Eurozona. In quest’ambito, si può verificare quanto maggiore sia il costo a carico del Dipartimento del Tesoro italiano, con un rendimento del ..... rispetto agli altri emittenti, soprattutto per la scadenza più lontana, il 2039.
Il mix «medio»
Se la propensione al rischio è di medio livello, si potrebbe ipotizzare una composizione con due punti di riferimento importanti. Trenta per cento pro-capite per le scadenze fino a cinque anni e per quelle fino a dieci anni. Volendo, si potrebbero investire direttamente le singole percentuali, per intero, sia sulla scadenza 2027 e sia sulla data di rimborso 2034. Quindici per cento per la componente Bot/cct, mentre per la scadenza quindicinale il dieci per cento. Quindici per cento suddiviso tra le durate dieci e quindici anni di emittenti non italiani, ma di Eurozona. Debitori, tutti cinque, con grado di affidabilità di livello medio alto. Da singola A meno al massimo dell’affidabilità, tripla A, assegnato alle emissioni governative tedesche.