Il lavoro? Viene dopo (e il posto pubblico aiuta)
Due milioni di candidature a ricoprire un posto nelle amministrazioni pubbliche. Il dato è rilevante anche perché riguarda il solo 2024 e testimonia di una sorta di migrazione culturale se pensiamo che invece l’atm di Milano non riesce a ingaggiare autisti.
Per carità, nel mondo del lavoro siamo abituati a fotografare tendenze contraddittorie. Abbiamo registrato il record di occupati con lo sfondamento della quota-simbolo dei 24 milioni e solo qualche trimestre fa parlavamo invece di grandi dimissioni e di abbandono volontario del posto di lavoro sicuro.
Calma e gesso, dunque. E partiamo dai fatti. Innanzitutto sono aumentati i bandi per reclutare personale nelle amministrazioni locali e periferiche, nel 2024 ne sono stati emessi più di 13 mila e quindi l’offerta c’è stata e pure consistente. I candidati che si sono registrati hanno un maggiore addensamento nelle regioni del Centrosud: in testa il Lazio seguito dalla Campania. La Lombardia è la prima regione del Nord al quinto posto. Il 55% delle candidature viene da donne. Tutti questi elementi sommati tra loro sono però sufficienti a farci dire che il posto fisso torna ad affascinare gli italiani esattamente come una volta? In parte sì e, specie in mercati territoriali dove i posti di lavoro privati non crescono, è evidente che candidarsi a ricoprire un ruolo pubblico è una scelta tutt’altro che improvvisata. Buona parte dei sociologi però sulla base dei sondaggi più recenti sulle culture del lavoro è convinta che stavolta a guidare questa strategia non sia la storica sicurezza del posto pubblico. C’è qualcosa di più e riguarda gli slittamenti della cultura del lavoro che stiamo registrando nel dopo-covid. Il fascino di un’occupazione nell’area privata, che in una fase storica era sicuramente cresciuto, oggi sembra declinare: le carriere non sembrano alla fine molto lineari, le paghe non così allettanti, il rischio per ristrutturazioni e chiusure decisamente elevato. Il gioco non sembra più valere la candela e i valori della meritocrazia mandano segnali tenui. E diventano invece trascinanti altri fattori. La vicinanza del posto di lavoro a casa, ad esempio, visto che una buona parte di quei bandi riguarda amministrazioni locali. Ma soprattutto l’idea che il posto statale o parastatale lasci più tempo per fare altro. Seguire la famiglia, fare sport, dedicarsi al volontariato o agli hobby, tutte materie che sono diventati oggi vere priorità. Prendiamone nota.