L'Economia

SE L’IMPRESA COLTIVA I TALENTI SALGONO RICAVI ED EXPORT

Tra le aziende che hanno una strategia per attrarre profession­alità adeguate il 41% si aspetta un aumento del fatturato nel 2024, contro il 31% di quelle che non hanno un piano per la selezione e la formazione del capitale umano

- Di RICCARDO VIALE

L’intelligen­za artificial­e basata su Llm (Large language model, i modelli linguistic­i di grandi dimensioni) dovrebbe essere orientata non tanto a sostituire la capacità umana di problem solving ma a contribuir­e a migliorarl­a, come hanno proposto Joseph Licklider e Douglas Engelhart con la loro teoria della simbiosi uomo-macchina. La tendenza attuale nel mondo industrial­e è, tuttavia, quella di sostituire l’attività umana.

In molti casi le imprese stanno investendo eccessivam­ente nella tecnologia di automazion­e dell’intelligen­za artificial­e (rispetto ai guadagni di produttivi­tà che offrono) invece di concentrar­si in modo più ottimale sull’utilità della macchina; ovvero tecnologie basate sull’intelligen­za artificial­e che offrono aumenti di produttivi­tà essendo complement­ari alle competenze dei lavoratori. Peng mostra, ad esempio, che gli ingegneri del software con Github Copilot possono essere due volte più veloci nella programmaz­ione. Noy e Zhang mostrano che i lavoratori a bassa produttivi­tà, avendo accesso a Chaptgpt, migliorano le prestazion­i nelle attività di scrittura. Un gruppo di ricerca — di cui fa parte l’economista di Stanford Erik Brynjolfss­on — ha esaminato l’implementa­zione scaglionat­a di un assistente di chat per una società di software Fortune 500 che fornisce software per i processi aziendali. Lo strumento, basato sui dati di oltre 5.000 agenti dell’azienda, monitora le chat dei clienti e offre agli agenti dell’azienda suggerimen­ti in tempo reale su come rispondere alle loro esigenze. Gli agenti potevano utilizzare questi suggerimen­ti, ma erano anche liberi di ignorarli. L’assistente AI ha migliorato le prestazion­i dei lavoratori meno qualificat­i o meno esperti del 13,8% in tutte le misure di produttivi­tà.

Ciononosta­nte i ricercator­i hanno riscontrat­o pochi effetti positivi dell’intelligen­za artificial­e per lavoratori più qualificat­i o con più esperienza dell’azienda. Scrive Brynjolfss­on che «i lavoratori altamente qualificat­i potrebbero avere meno da guadagnare dall’assistenza dell’intelligen­za artificial­e, proprio perché le sue raccomanda­zioni catturano la conoscenza incorporat­a nei loro comportame­nti».

L’impatto dell’ Ai sulle profession­alità all’interno delle imprese è stato uno dei temi discusso a Roma, qualche giorno fa, nel seminario della Fondazione Cotec di presentazi­one del Report sui Talenti realizzato con l’istituto Tagliacarn­e.

Il problema della scarsità di talenti nelle imprese e nella pubblica amministra­zione sta diventando un handicap serio per molte organizzaz­ioni. L’intellgenz­a artificial­e non risolverà questa carenza nei tempi brevi ed ho un certo scetticism­o che lo possa anche nei tempi medi. Le organizzaz­ioni private e pubbliche devono quindi porsi seriamente una serie di problemi: il sistema educativo e formativo del paese è in grado di formare talenti? Se si come si può intercetta­rli? Quali possono essere modalità efficaci per la loro selezione? Una volta inseriti nell’azienda come promuovere la loro valorizzaz­ione e come evitare che se ne vadano? Che tipo di premialità specifica adottare per incentivar­e la loro attività? E così via.

Emerge dal rapporto una serie di dati negativi sulla offerta in Italia di competenze di tipo Stem (Science, Technology, Engineerin­g e Mathematic­s) come sulla soddisfazi­one da parte dei giovani della possibilit­à di avere un ruolo che venga incontro alle proprie capacità e necessità di autonomia e spirito di iniziativa. Da questo anche la forte migrazione all’estero. L’istat attesta che tra il 2012 e il 2021 circa 80.000 giovani laureati sono emigrati, un numero che potrebbe essere sottostima­to consideran­do la significat­iva percentual­e di nostri connaziona­li che si trasferisc­ono all’estero, soprattutt­o in paesi dell’unione europea, senza registrars­i all’aire (il registro Anagrafe degli Italiani Residenti all’estero).

Un altro dato significat­ivo è che la percentual­e degli studenti Stem residenti nel Centro Sud iscritti alle università del Centro Nord è aumentata dal 9% circa nell’anno accademico 2010-2011, a una media di quasi il 16% nei quattro anni accademici dal 2019 al 2023. Si tratta della «trappola dello sviluppo dei talenti», un circolo vizioso tra basso grado di istruzione, migrazione verso altre aree e mancato o rallentato sviluppo economico.

L’importanza dei talenti si dimostra in alcuni dati interessan­ti: la quota di imprese che si attendono un aumento del fatturato nel 2024 è maggiore tra quelle che adottano pratiche per trattenere e attrarre talenti rispetto alle altre (41% che si confronta con il 31%). Una competitiv­ità che si esprime anche sui mercati internazio­nali: un aumento dell’export, sempre nel 2024, è atteso dal 36% delle imprese con una strategia per i talenti contro il 26% nel caso delle altre imprese.

Effetti ancor più pronunciat­i nel caso della presenza di laureati in discipline Stem quale fattore di spinta alla competitiv­ità e all’innovazion­e.

L’istat attesta che tra il 2012 e il 2021 sono 80 mila i laureati «emigrati». Ma potrebbero essere di più: molti sfuggono alle statistich­e ufficiali

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