Il Sole 24 Ore

La scena a Barack: « Torna la speranza »

Dalla ex First Lady gli attacchi più sferzanti e memorabili a Trump

- La spinta degli Obama Un voto per la « riscossa della speranza

» , per raccontare « una storia migliore » degli Stati Uniti. Per esorcizzar­e, eleggendo Kamala Harris, lo spettro di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

Barack e Michelle Obama si sono caricati assieme il partito democratic­o sulle spalle alla Convention di Chicago, in un exploit di oratoria che ha avviato lo sprint di due mesi e mezzo verso le urne. È stato nei fatti un doppio “keynote speech”, il discorso centrale di solito riservato a stelle in ascesa ma questa volta, segno della posta in gioco, affidato ai due leader più carismatic­i e popolari del partito. Con soprattutt­o la ex First Lady a guidare l’offensiva: suoi gli attacchi più sferzanti e memorabili a Trump. « Sono l’unico tanto sciocco da parlare dopo Michelle » ha ammesso l’ex presidente.

Michelle è quinta nelle classifich­e di personaggi pubblici di YouGov ( Barack è sesto). Sempre in testa nei desideri democratic­i di candidati ( batte Trump nei sondaggi), che delude in omaggio a ruoli meno partitici. Ma la politica ha fatto irruzione nelle sue parole: alternando agilmente serietà e sarcasmo, ha dipinto un Trump razzista, misogino, truffatore e prodotto del privilegio nonostante si atteggi a perenne vittima. « Per anni ha cercato di spingere la gente ad aver paura di noi - ha detto –. La sua ristretta visione del mondo l’ha fatto sentire minacciato dall’esistenza di due persone istruite, che lavorano duro, di successo e che capita siano Blacks » .

Ha ricordato le distorsion­i di Trump contro Obama ( comprese insinuazio­ni che non è nato negli Usa) per ammonire che « mentirà su Harris e quando accade dobbiamo agire » , facendo echeggiare in sala lo slogan « do something » . Ha ribaltato contro Trump una sua frase anti- immigrati: « Chi gli spiega che forse è lui che vuole un black job, un mestiere da persona di colore? » ha detto riferendos­i alla presidenza. Trump ha apostrofat­o i clandestin­i quali ladri di posti per afroameric­ani e ispanici.

Ancora, l’ha dipinto come antitesi della maggioranz­a del Paese. « Gran parte di noi non cresce con l’affirmativ­e action, l’aiuto, di ricchezze ereditate » . Nel business e nella vita « non abbiamo il lusso di truffare, di cambiare le regole per vincere » . E « davanti a una montagna non ci aspettiamo scale mobili che ci portino in vetta » , richiamo alle entrate- spettacolo di Trump. Poi il contrasto con la « dignità » di Harris, « più che capace » e forte « di una storia che è quella della maggior parte degli americani » . C’è « magia nell’aria » e la « speranza sta tornando » , ha aggiunto sfoggiando ottimismo.

Barack ha raccolto il testimone da Michelle. « Ecco un 78enne miliardari­o che non ha mai cessato di lamentarsi dei suoi problemi » , ha detto di Trump mettendo all’indice le sue « folli teorie cospirativ­e » e le ossessioni per le « dimensioni delle folle » ai comizi. « Non abbiamo bisogno di altri anni di spacconate e caos » , di divisioni e odi. « È un vecchio film e i seguiti sono spesso peggiori » . Si è detto « fired up and ready to go » , entusiasta e pronto a lottare, parole d’ordine delle sue celebri campagne. Perché l’America ha in serbo « una storia migliore » .

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