È impugnabile la singola decisione sull’assegno ai conviventi
Può essere impugnata autonomamente l’ordinanza del giudice che, nel disporre l'allontanamento dalla casa familiare del convivente, accusato di maltrattamenti, decide anche sulla misura dell'assegno periodico che questi deve versare. La Cassazione, con la sentenza 32351, chiarisce che la modalità di esecuzione della disposizione patrimoniale può essere “contestata” con l'appello cautelare, se incide in modo apprezzabile e tendenzialmente permanente, sulla effettività della misura stessa. E dunque sulla finalità di assicurare una adeguata protezione sul piano economico patrimoniale alla persone conviventi. La Suprema corte ha così accolto il ricorso del pubblico ministero, contro l’ordinanza del Tribunale che aveva considerato inammissibile l’appello cautelare. Motivo della querelle l’ordinanza con la quale il giudice, in sede penale, nell’obbligare un indagato per maltrattamenti aggravati verso la moglie a lasciare la casa comune, gli aveva imposto anche l’obbligo di versare un assegno di mantenimento di mille euro al mese, a decorre dal primo mese nel quale avesse ripreso a lavorare. Per il Pm una scelta da contestare visto che rispettarla o meno dipendeva dalla libera volontà dell’indagato « privando, al contempo, le persone offese delle risorse necessarie al sostentamento » . La Suprema corte disattende dunque la decisione del Tribunale e chiarisce che la misura patrimoniale, è autonoma, seppure accessoria a un allontanamento che, finalizzato ad una protezione fisica, non può alla fine tradursi in un pregiudizio economico per i conviventi dell’indagato.