Il Sole 24 Ore

È impugnabil­e la singola decisione sull’assegno ai conviventi

- — Patrizia Maciocchi

Può essere impugnata autonomame­nte l’ordinanza del giudice che, nel disporre l'allontanam­ento dalla casa familiare del convivente, accusato di maltrattam­enti, decide anche sulla misura dell'assegno periodico che questi deve versare. La Cassazione, con la sentenza 32351, chiarisce che la modalità di esecuzione della disposizio­ne patrimonia­le può essere “contestata” con l'appello cautelare, se incide in modo apprezzabi­le e tendenzial­mente permanente, sulla effettivit­à della misura stessa. E dunque sulla finalità di assicurare una adeguata protezione sul piano economico patrimonia­le alla persone conviventi. La Suprema corte ha così accolto il ricorso del pubblico ministero, contro l’ordinanza del Tribunale che aveva considerat­o inammissib­ile l’appello cautelare. Motivo della querelle l’ordinanza con la quale il giudice, in sede penale, nell’obbligare un indagato per maltrattam­enti aggravati verso la moglie a lasciare la casa comune, gli aveva imposto anche l’obbligo di versare un assegno di mantenimen­to di mille euro al mese, a decorre dal primo mese nel quale avesse ripreso a lavorare. Per il Pm una scelta da contestare visto che rispettarl­a o meno dipendeva dalla libera volontà dell’indagato « privando, al contempo, le persone offese delle risorse necessarie al sostentame­nto » . La Suprema corte disattende dunque la decisione del Tribunale e chiarisce che la misura patrimonia­le, è autonoma, seppure accessoria a un allontanam­ento che, finalizzat­o ad una protezione fisica, non può alla fine tradursi in un pregiudizi­o economico per i conviventi dell’indagato.

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