Il Sole 24 Ore

Valorizzaz­ione delle produzioni tipiche e fondi Ue per rilanciare l’Alta Valle Stura

Viaggio nelle aree interne/ 4. L’area montana piemontese sopra Cuneo ha subito un forte spopolamen­to. Le strategie puntano su zootecnia, alimentare, recupero immobiliar­e e cultura

- Paolo Bricco

Ombra al mattino. Ombra a mezzogiorn­o. Ombra al pomeriggio. Ombra sempre. Sali verso l’Alta Valle Stura, sulle montagne piemontesi, e ti sembra che, nonostante la luce accecante e il caldo intenso della piena estate, la dimensione principale sia quella dell’ombra.

L’ombra che si fa buio mentre da Cuneo sali in macchina verso Vinadio e ancora più su, perché ti trovi imbottigli­ato fra le decine e decine di Tir che, a ogni ora del giorno e con qualunque condizione climatica, portano verso il resto del Nord Italia e, poi, nei supermerca­ti europei l’acqua minerale Sant’Anna, concession­i pubbliche assegnate all’omonimo gruppo, che ormai fattura oltre 300 milioni di euro all’anno, classico rapporto di odio e amore con la comunità che beneficia dell’occasione del lavoro e subisce l’impatto tutt’altro che mite della catena dei trasporti.

Giulia Jannelli guida la cooperativ­a agricola di comunità Germinale. È a Ponteberna­rdo, frazione di Pietraporz­io. « Gestiamo il punto degustazio­ne dell’agnello sambucano dell’Ecomuseo della pastorizia e proponiamo solo formaggi locali - racconta Giulia - e operiamo nella agricoltur­a e nella cura dei boschi. Molti proprietar­i non riuscirebb­ero a occuparsen­e. Noi ci proviamo. I nostri numeri sono piccoli. Fatturiamo centomila euro all’anno. Ma sono ricavi veri. Il problema è lo svuotament­o di queste montagne. Senza un recupero demografic­o, diventa difficile per chi qui prova a fare attività produttive » .

L’Alta Valle Stura è composta dai comuni di Argentera, Pietraporz­io e Sambuco: nel 1901 i residenti erano 2.103, adesso sono 238. Nei paesi della Media Valle Stura gli abitanti nel 1901 erano 18.216; adesso sono 4.392. Osserva Maurizio Giraudo, vicepresid­ente della cooperativ­a ed economista a lungo impegnato nella ricerca empirica e nella formazione a Torino: « In tanti, negli anni Settanta, hanno costruito una seconda casa in alta valle. Adesso, però, scarseggia la neve » .

Fra terra in proprietà e terra in gestione, fra boschi e prati la cooperativ­a Germinale ha sette ettari. Produce ortaggi, segale, erbe officinali. Il comune di Pietraporz­io ha 60 residenti. Dice Maximilian­o, argentino con un passato nella TV e nel cinema del suo Paese, che fa crescere con Giulia su queste montagne la figlia Maite ( in basco significa Amata), di 12 anni: « In tutta la provincia di Cuneo, non solo in Valle Stura, esistono 3.200 esemplari di pecore sambucane, l’antica matrice di queste montagne. Per ciascuna l’allevatore ottiene non meno di 60- 70 euro pubblici. Senza questi sussidi, gli allevament­i chiuderebb­ero » .

Il destino dei territori è strano. Le Langhe di Beppe Fenoglio – raccontant­e nella loro povertà nella “Malora” e “La paga del sabato” – sono diventate scintillan­ti luoghi di riposo e di eccitazion­e da Barolo e da Barbaresco per i ricchi milanesi e torinesi, svizzeri e tedeschi. I vignaioli delle Langhe, che peraltro stanno scontando il problema di alcuni episodi di caporalato, hanno il problema se aumentare o no la produzione piantando i filari esposti a nord. La loro prosperità potrebbe soltanto crescere, se i prezzi delle loro bottiglie riducesser­o le distanze dalle loro equivalent­i francesi. In Alta Valle Stura, invece, nulla di simile è accaduto. Lo svuotament­o delle vallate è stato significat­ivo con l’industrial­izzazione, quando i montanari e i contadini sono scesi in pianura diventando operai a Cuneo, ad Asti e a Torino. Il mondo dei vinti del capo partigiano e scrittore Nuto Revelli - 270 interviste raccolte nell’omonimo libro e altre 300 in “L’anello forte” - conserva la sua attualità. Perché, qui, le criticità struttural­i delle aree interne sono tutte presenti: lo spopolamen­to e l’abbandono dei borghi, l’assenza di collegamen­ti e la riduzione dei servizi.

Scendendo verso valle e poi risalendo in un altro costone della Valle Stura, arrivi alla Borgata Paraloup, l’antico presidio della guerra partigiana trasformat­a in un luogo di memoria sulla Resistenza e di riflession­e culturale da parte della cultura laica, in particolar­e torinese. Il posto è bellissimo. Un pezzo alla volta sono state ristruttur­ate le case di pietra, appartenut­e ai montanari per secoli e ai partigiani negli inverni e nelle primavere della Seconda guerra mondiale. L’operazione è avvenuta in diverse fasi, attirando 1,7 milioni di euro di fondi dell’Unione europea, della Regione Piemonte e delle fondazioni ex bancarie Cassa di Risparmio di Torino, Cassa di Risparmio di Cuneo e Compagnia di San Paolo. Dice Beatrice Verri, direttrice della Fondazione Nuto Revelli: « Qui le formazioni di Giustizia e Libertà avevano le retrovie dove formavano i quadri della guerra partigiana. Il nostro lavoro è culturale e immaterial­e. Ma per noi è anche molto importante, in una valle così lontana dai circuiti turistici tradiziona­li, offrire una opportunit­à di conoscenza della montagna più selvaggia. Il lavoro culturale sulla memoria è incardinat­o sulla conservazi­one dell’archivio e della biblioteca di Nuto Revelli. Paraloup nasce nel 2006 con una urgenza anche esistenzia­le, perché allora erano ancora vivi alcuni partigiani che abitavano qui nel comune di Rittana. Siamo il frutto di questa comunità » .

Le aree interne non contemplan­o solo fattori complessi come lo spopolamen­to e l’assottigli­arsi dei servizi pubblici. Spesso costituisc­ono anche una sorta di periferia della cultura e delle esperienze. O, meglio, così appare da lontano, a chi ha uno sguardo “cittadino”. Dice Filippo Barbera, sociologo dell’Università di Torino e uno dei maggiori conoscitor­i italiani del problema delle aree interne: « La cosa che accomuna la cooperativ­a Germinale nell’Alta Valle Stura e la Borgata Paraloup è l’innovazion­e sociale radicale. Tutte e due sorgono in luoghi lontani dalle grandi città e sono animati da persone super motivate. In questi luoghi si compiono esperienze molto originali. A Torino e a Milano è faticoso fare capire la loro innovazion­e sociale » .

Al ritorno dalla Valle Stura, nel tardo pomeriggio di una giornata passata in mezzo al deserto alpino pieno di persone assetate di bellezza e di cose nuove, l’ombra lunga dei Tir è ovunque.

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Una veduta del recupero dell’antico presidio partigiano. Le puntate precedenti del viaggio nelle aree interne sono state pubblicate il 31 luglio, il 7 e il 14 agosto
Borgata paraloup. Una veduta del recupero dell’antico presidio partigiano. Le puntate precedenti del viaggio nelle aree interne sono state pubblicate il 31 luglio, il 7 e il 14 agosto

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