Il Sole 24 Ore

LA VIA DEL DIALOGO TRA CONSULTAZI­ONE REFERENDAR­IA E RICORSI ALLA CONSULTA

- Di Maurizio Meschino e Alessandro Palanza

L’immediato successo della richiesta di referendum della legge Calderoli ha aperto una fase nuova e forse ha paradossal­mente creato le premesse per riaprire il dialogo tra le parti.

Ne vediamo tracce anche nelle recenti prese di posizione del Ministro Calderoli sul Sole 24 Ore. Ci riferiamo alla sua replica del 3 agosto alle argomentaz­ioni dell’ex Presidente della Corte costituzio­nale Franco Gallo in tema di rispetto sostanzial­e delle garanzie fissate dall’art. 119, il 1° agosto, e all’intervista rilasciata a Gianni Trovati il 9 agosto.

Il Ministro infatti, da un lato sembra favorevole ad una interpreta­zione della legge che non consenta di richiedere da parte delle Regioni intere materie o porzioni troppo ampie di materie fino a compromett­ere il ruolo dello Stato in settori cruciali: « Se all’interno delle singole materie individuia­mo con la cautela del buon padre di famiglia quello che può essere gestito meglio dalle Regioni, e spesso si tratta di funzioni amministra­tive tipo leggi Bassanini per intenderci... » ; dall’altro sottolinea come vi siano nella sua legge e nella legge delega per la riforma fiscale indicazion­i convergent­i con quelle del Presidente Franco Gallo nel senso di attuare l’autonomia differenzi­ata nel quadro della ripresa di attuazione della legge sul federalism­o fiscale, n. 42 del 2009.

In sostanza si risponde ora a critiche rivolte dalle opposizion­i nel corso dell’esame parlamenta­re. Sembra venir meno la ragione principale del conflitto e cioè la volontà del Governo di mantenere un legame con l’impostazio­ne strumental­e, massiva e parossisti­ca delle prime richieste di intesa ( convalidat­e nell’art. 11 della legge Calderoli).

Se si riaprisser­o le condizioni di un confronto costruttiv­o, la ripresa dell’attuazione della legge n. 42 del 2009 per il federalism­o fiscale consentire­bbe di collocare in un quadro di sistema l’autonomia differenzi­ata cominciand­o dal punto più importante, la determinaz­ione prioritari­a delle risorse e del fondo previsto dall’articolo 119 della Costituzio­ne per la perequazio­ne finanziari­a tra le Regioni. Si potrebbe ipotizzare un disegno di legge di raccordo tra le riforme ordinament­ali che dovranno accompagna­re il prossimo varo di un piano struttural­e di bilancio di medio termine secondo il nuovo patto di stabilità e le scadenze previste dal Pnrr.

Occorre però uscire dall’attuale situazione di contrappos­izione frontale e sciogliere la questione costituzio­nale che ne è il principale oggetto. Spetta alla Corte costituzio­nale di pronunciar­e una parola decisiva.

A tal fine è indispensa­bile che le Regioni accompagni­no alla richiesta di referendum l’impugnazio­ne diretta della legge davanti alla Corte costituzio­nale.

La legge Calderoli produce direttamen­te la lesione delle prerogativ­e costituzio­nali delle Regioni nel momento in cui prevede la possibilit­à di richiedere intese per il trasferime­nto di intere materie o ambiti di materie talmente vasti oltre i limiti del rispetto del sistema di competenze fissato dall’articolo 117. Tale previsione, in uno con la riserva del corrispond­ente gettito territoria­le dei tributi erariali, crea infatti una differenzi­azione tra le Regioni eccessiva e in specie costituzio­nalmente illegittim­a con concreta diminuzion­e della loro sfera di attribuzio­ni nei rapporti con lo Stato e le altre regioni.

Il vizio di costituzio­nalità così definito coincide con la lesione. La legge Calderoli determina direttamen­te la lesione in quanto consente l’avvio dei negoziati su basi costituzio­nalmente improprie e lesive che si consolider­ebbero attraverso la definizion­e di intese. Ne deriva la necessità di impugnare in via diretta quella legge, a pena di decadenza della possibilit­à di opporsi in futuro.

In conclusion­e il ricorso alla Corte costituzio­nale da parte di tutte le regioni che hanno deliberato la richiesta di referendum rafforza questa richiesta chiarendon­e motivazion­i e finalità, ha solidi presuppost­i di legittimaz­ione e di argomentaz­ione nel merito e può dar luogo ad una sentenza che consenta di ricomporre il dialogo sui grandi temi che impattano sull’assetto territoria­le del Paese e sull’unità nazionale.

Una impugnazio­ne diretta della legge davanti alla Corte, da parte delle Regioni, potrebbe paradossal­mente riaprire la strada a un confronto costruttiv­o

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