I riaddebiti nella medicina di gruppo
Le Entrate riconoscono il beneficio sui costi puri caricati agli associati
È esente dall’Iva il riaddebito dei costi ai medici partecipanti a una associazione per la medicina di gruppo, a condizione che venga ribaltato il costo puro, senza alcuna maggiorazione. L’eventuale quota a carico di terzi non aderenti al gruppo sconta invece l’Iva. È quanto si ricava dalla risposta ad interpello 161/ 2024, pubblicata ieri, che risponde a un quesito proposto da una associazione di medici di medicina generale organizzati in “medicina di gruppo”.
Quest’ultima è una delle forme associative previste dall’articolo 40 del Dpr 270/ 2000 e dagli accordi collettivi nazionali della medicina generale: i medici associati condividono la sede dello studio, il personale di segreteria o infermieristico, la gestione informatica della scheda sanitaria, i software gestionali e altri eventuali supporti tecnologici e
Interpretazione
più ampia della norma nazionale per allinearla a quella europea
strumentali comuni.
Questa modalità associativa consente ai medici partecipanti di assicurare orari più ampi e flessibili ai pazienti, perché ciascun aderente può ricevere e visitare anche i pazienti degli altri associati.
Nel caso oggetto dell’interpello, i medici avevano costituito una associazione senza personalità giuridica, con propria partita Iva, che sosteneva tutte le spese comuni per poi fatturare ai singoli professionisti la rispettiva quota, senza alcuna maggiorazione.
Le norme italiane ( articolo 10, comma 2 del decreto Iva) prevedono un regime di favore per consorzi, società e cooperative consortili costituiti tra soggetti che operano in esenzione Iva per oltre il 90% del fatturato: la mera ripartizione dei costi è esente dall’Iva. È una traduzione incompleta della disciplina unionale, contenuta nell’articolo 132, paragrafo 1, lettera f) della direttiva 2006/ 211/ CE, che invece agevola tutte le « associazioni autonome di persone che esercitano un’attività esente » .
L’agenzia delle Entrate, consapevole che la norma Ue ha un raggio d’azione più ampio, interpreta la legge interna in modo estensivo. Così precisa che, in base alla giurisprudenza della Corte Ue e in conformità a numerosi precedenti di prassi nazionale, non possono essere discriminati gli altri schemi associativi autonomi, diversi dai consorzi, che funzionano con il medesimo meccanismo di ripartizione dei costi dei servizi comuni agli associati.
Anche l’associazione per la medicina di gruppo può, quindi, riaddebitare pro quota ai medici le spese di gestione, senza applicare Iva. L’Agenzia non lo precisa, ma si deve ritenere che, se nello studio dell’associazione operano anche, nei casi consentiti dalla legge, altri sanitari non associati ( come i medici specialisti convenzionati), i costi eventualmente loro addebitati non possano fruire di esenzione.