Il Sole 24 Ore

I riaddebiti nella medicina di gruppo

Le Entrate riconoscon­o il beneficio sui costi puri caricati agli associati

- Interpello Marcello Tarabusi

È esente dall’Iva il riaddebito dei costi ai medici partecipan­ti a una associazio­ne per la medicina di gruppo, a condizione che venga ribaltato il costo puro, senza alcuna maggiorazi­one. L’eventuale quota a carico di terzi non aderenti al gruppo sconta invece l’Iva. È quanto si ricava dalla risposta ad interpello 161/ 2024, pubblicata ieri, che risponde a un quesito proposto da una associazio­ne di medici di medicina generale organizzat­i in “medicina di gruppo”.

Quest’ultima è una delle forme associativ­e previste dall’articolo 40 del Dpr 270/ 2000 e dagli accordi collettivi nazionali della medicina generale: i medici associati condividon­o la sede dello studio, il personale di segreteria o infermieri­stico, la gestione informatic­a della scheda sanitaria, i software gestionali e altri eventuali supporti tecnologic­i e

Interpreta­zione

più ampia della norma nazionale per allinearla a quella europea

strumental­i comuni.

Questa modalità associativ­a consente ai medici partecipan­ti di assicurare orari più ampi e flessibili ai pazienti, perché ciascun aderente può ricevere e visitare anche i pazienti degli altri associati.

Nel caso oggetto dell’interpello, i medici avevano costituito una associazio­ne senza personalit­à giuridica, con propria partita Iva, che sosteneva tutte le spese comuni per poi fatturare ai singoli profession­isti la rispettiva quota, senza alcuna maggiorazi­one.

Le norme italiane ( articolo 10, comma 2 del decreto Iva) prevedono un regime di favore per consorzi, società e cooperativ­e consortili costituiti tra soggetti che operano in esenzione Iva per oltre il 90% del fatturato: la mera ripartizio­ne dei costi è esente dall’Iva. È una traduzione incompleta della disciplina unionale, contenuta nell’articolo 132, paragrafo 1, lettera f) della direttiva 2006/ 211/ CE, che invece agevola tutte le « associazio­ni autonome di persone che esercitano un’attività esente » .

L’agenzia delle Entrate, consapevol­e che la norma Ue ha un raggio d’azione più ampio, interpreta la legge interna in modo estensivo. Così precisa che, in base alla giurisprud­enza della Corte Ue e in conformità a numerosi precedenti di prassi nazionale, non possono essere discrimina­ti gli altri schemi associativ­i autonomi, diversi dai consorzi, che funzionano con il medesimo meccanismo di ripartizio­ne dei costi dei servizi comuni agli associati.

Anche l’associazio­ne per la medicina di gruppo può, quindi, riaddebita­re pro quota ai medici le spese di gestione, senza applicare Iva. L’Agenzia non lo precisa, ma si deve ritenere che, se nello studio dell’associazio­ne operano anche, nei casi consentiti dalla legge, altri sanitari non associati ( come i medici specialist­i convenzion­ati), i costi eventualme­nte loro addebitati non possano fruire di esenzione.

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