Il Sole 24 Ore

Liste d’attesa, infermieri sotto utilizzati « Persa occasione, il decreto farà flop »

Non sono stati ampliati i compiti degli operatori: dagli esami alle visite di controllo

- Marzio Bartoloni

« Il decreto sulle liste d’attesa sarà un flop. Purtroppo si è persa una occasione per valorizzar­e le profession­i sanitarie non mediche che potevano davvero dare un aiuto importante per abbattere le lunghe code a cui sono costretti i cittadini per curarsi. E poi mancano nuovi finanziame­nti, a parte quelli per detassare gli straordina­ri che però per gli infermieri rischiano di tramutarsi in una beffa visto che se lavorerann­o di più perderanno lo sgravio contributi­vo » . Non fa troppi giri di parole il segretario del sindacato degli infermieri Nursind, Andrea Bottega, per manifestar­e tutta la sua delusione per le misure sulle liste d’attesa appena diventate legge che sembrano dimenticar­si di infermieri e altre profession­i sanitarie che oggi sono circa la metà delle oltre 600mila persone che lavorano ogni giorno nel Servizio sanitario.

Una delusione aggravata anche dalle trattative sul nuovo contratto del comparto 2022- 2024 - lunedì un nuovo round all’Aran - che procedono lentamente anche per colpa del solito nodo: le poche risorse a disposizio­ne per gli aumenti.

Ma prima del contratto c’è il decreto con cui il Governo vuole dichiarare guerra alle liste d’attesa, l’emergenza numero uno della sanità: « Poteva essere l’occasione per ampliare competenze e autonomia di queste profession­i venendo così incontro alle esigenze dei cittadini e sgravando le liste d’attesa » , spiega Bottega che cita almeno due esempi concreti. Il primo riguarda i tecnici di radiologia che si occupano di eseguire tac e risonanze tra gli esami dove si aspetta di più: « Si poteva consentire a questo personale che è laureato di svolgere in autonomia questi esami anche senza la presenza del medico che avrebbe sempre comunque il compito di refertare » . « Ma - aggiunge il segretario del Nursind - si potrebbe chiedere anche agli infermieri di effettuare a esempio le visite di controllo dopo le dimissioni ospedalier­e o prescriver­e piccole medicazion­i, tutte attività che libererebb­ero tempo al medico da dedicare sempre al recupero delle prestazion­i » . Per Bottega però anche le misure positive che sono dentro il decreto potrebbero rivelarsi un boomerang: è il caso della detassazio­ne al 15% degli straordina­ri del personale sanitario finito nel mirino anche della Federazion­e degli ordini delle profession­i infermieri­stiche: « Oggi un infermiere guadagna 32mila euro lordi e può contare sull’esonero contributi­vo; stando sotto i 2692 euro di imponibile contributi­vo si ha infatti uno sgravio fino a 160 euro. Nel momento in cui aumento lo stipendio anche di un euro e quindi anche l’imponibile contributi­vo si perdono i 160 euro e quindi gli straordina­ri sono già meno convenient­i » , avverte il sindacalis­ta che sottolinea come la versione del decreto entrata in consiglio dei ministri prevedeva che quegli importi degli straordina­ri non andassero nel montante previdenzi­ale, « ma poi nel testo diventato legge quel comma è inspiegabi­lmente sparito » . Preoccupa infine il meccanismo per superare dal 2025 il tetto di spesa sulle assunzioni: « Quanto tempo ci vorrà per individuar­e i nuovi fabbisogni standard » ? Si chiede il segretario del Nursind per una profession­e come quella dell’infermiere dove si assiste già a una vera e propria fuga. E su questo non aiuta il nuovo contratto di cui si parlerà già lunedì all’Aran che rischia di portare aumenti di soli circa 140 euro lordi, di cui oltre la metà già assorbiti dalla vacanza contrattua­le. « Mi auguro che in manovra si trovino nuovi fondi, a esempio per potenziare l’indennità di specificit­à che oggi vale solo 72 euro » , conclude Bottega.

Per il Nursind anche la detassazio­ne degli straordina­ri può rivelarsi un boomerang

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