Stop al redditometro Accertamento 2.0 contro i grandi evasori
Nuovo meccanismo per gli scostamenti tra 50 e 80mila euro
Il redditometro scompare definitivamente dall’ordinamento tributario. Almeno questa è la certezza che arriva all’indomani del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto correttivo del concordato, della cooperative compliance e del calendario fiscale. Su quale sarà però lo strumento definitivo con cui il governo non intende alzare bandiera bianca nei confronti dei grandi evasori aleggia ancora qualche incertezza, tanto che sia nel comunicato stampa di Palazzo Chigi e sia nella scheda tecnica che accompagna l’undicesimo provvedimento attuativo della delega fiscale, dell’abolizione del redditometro non c’è comunque traccia.
La riflessione tecnica su come superare il redditometro con un nuovo « accertamento sintetico 2.0 » , per dirla come lo ha battezzato il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, è ancora in corsa vista anche la delicatezza della materia particolarmente attenzionata anche dal Quirinale. L’idea di fondo resta quella di andare a caccia dei grandi evasori, ovvero di coloro che manifestano un alto o altissimo tenore di vita ma si nascondono totalmente al Fisco senza dichiarare neanche un euro. L’ipotesi sul tavolo è quella comunque di elevare l’attuale percentuale di scostamento tra spese sostenute e redditi dichiarati e di introdurre comunque un limite tra i 50mila e gli 80mila euro. In questo modo si punta a evitare quella che gli oppositori del redditometro hanno sempre definito una pesca a strascico. Anche perché va ricordato che il redditometro si applica a tutte le persone fisiche. Soluzione su cui però ora è in atto una profonda riflessione.
Pur avendo una platea potenziale di oltre 30 milioni di contribuenti, escludendo d’ufficio i 10 milioni di contribuenti incapienti, il redditometro nei fatti è rimasto nel tempo soltanto uno spauracchio anti evasione. Almeno guardando l’ultima fotografia scattata dalla Corte dei conti nel giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato. Come riportato nella tabella a piè di pagina il redditometro ( o meglio l’accertamento sintetico puro perché il redditometro era stato sospeso dal decreto Dignità) è quasi sempre rimasto nel cassetto. Nell’ultimo anno preso in considerazione dai giudici contabili il Fisco lo ha utilizzato in soli 344 casi, stanando in tutto 149 evasoti totali o paratotali con una maggiore imposta accertata di 27,6 milioni e un incasso finale di poco più di 3,7 milioni di euro. Nel 2022 gli accertamenti sono stati solo 352 ma a conti fatto hanno consentito al fisco di recuperare dalle tasche di presunti evasori totali una miseria come 805mila euro.
Nonostante questi numeri la politica ha cantato vittoria per la cancellazione dell’odiato redditometro. Il primo in ordine di apparizione a intestarsi il merito dell’abolizione è
Nella maggioranza tutti i partiti rivendicano il successo per il superamento dello strumento
stato il leader della Lega, Matteo Salvini che sul social X ha parlato di « una grande vittoria grazie alla Lega » , proseguendo che la scelta del Cdm offrirà di fatto « più garanzie per i cittadini e lo stop al Grande Fratello fiscale! Lasciamo lavorare gli italiani perbene, assicurando che ad essere individuati e puniti - senza sconti - siano coloro che non hanno mai dichiarato niente » .
A rivendicare l’impegno di Forza Italia è il presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri: « Arriva a compimento la battaglia condotta con determinazione da Forza Italia. È grazie al movimento azzurro che il redditometro esce definitivamente di scena » .
Anche in Fratelli d’Italia c’è soddisfazione per il superamento del redditometro. Il capogruppo alla Camera Tommaso Foti sottolinea che viene abolito uno « strumento che vessava i cittadini in maniera indiscriminata » e di contro viene « introdotta una nuova misura, che stanerà i grandi evasori, cioè chi possiede beni di lusso, ma risulta nullatenente e non paga le tasse » .