Il Sole 24 Ore

Da rifiuti non va in deposito temporaneo

Il ministero specifica il trattament­o per i lavorati con cambio di codice Eer

- Paola Ficco

I rifiuti in uscita da operazioni di recupero (“output”, come il combustibi­le solido secondario- Css) non possono essere raggruppat­i in deposito temporaneo poiché già sottoposti a un trattament­o autorizzat­o. Quindi, già sono state avviate le attività di gestione dei rifiuti, mentre il deposito temporaneo le deve precedere.

Il ministero approda a questa conclusion­e con la risposta del 16 luglio 2024 n. 131178 all’interpello della Regione Lazio sui rifiuti prodotti o decadenti dalle operazioni condotte negli impianti intermedi di trattament­o meccanico ( Tm) e di trattament­o meccanico e biologico ( Tmb). La Regione individua due flussi di rifiuti: quelli “autoprodot­ti”, decadenti dalle attività di gestione e manutenzio­ne degli impianti o dati dagli scarti dei processi di trattament­o « diversi dai rifiuti in uscita » ; quelli indicati come “output”, dati da combustibi­le solido secondario ( Css), frazione organica stabilizza­ta e scarti.

Il tutto, « al fine di specificar­e » nelle autorizzaz­ioni le modalità di gestione operativa in uscita di rifiuti che entrano negli impianti di trattament­o con il Codice Eer 200301 e ne escono con « natura e composizio­ne differente » con il Codice 191210 ( il Css). Se raggruppat­i in deposito temporaneo, argomenta la Regione , il titolare dell’impianto di trattament­o sarebbe il « nuovo produttore » , in linea con l’articolo 183, comma 1, lettera f, Dlgs 152/ 2006 come « chiunque effettui operazioni di pretrattam­ento, di miscelazio­ne o altre operazioni che hanno modificato la natura o la composizio­ne di detti rifiuti » .

Ma il ministero nega poi la possibilit­à del deposito temporaneo per i rifiuti “output”, affermando che i rifiuti « esitanti » da un’operazione di recupero « risultano già sottoposti ad un trattament­o – operazione soggetta ad autorizzaz­ione – e per i quali sono state già avviate le attività di gestione dei rifiuti » . A conforto, invoca la Cassazione penale 20841/ 2024 che ricorda che il deposito temporaneo è preliminar­e alle successive operazioni di gestione. Ma il richiamo, esatto nel merito, non sembra pertinente: non spiega la definizion­e di « nuovo produttore » né il cambio di natura e composizio­ne dei rifiuti che, quindi, sono nuovi.

L’interpello potrebbe avere riverbero sulla gestione del Rentri ( Registro elettronic­o per la tracciabil­ità dei rifiuti) che le imprese stanno rodando e che al « nuovo produttore » dei rifiuti, con il Dd 19 dicembre 2023, n. 251, dedica la dovuta attenzione e indica procedure esatte soprattutt­o per il registro. Ad esempio, nelle tabelle 4 e 8 dell’allegato non si distingue giustament­e tra i flussi “autonomi” e “output”. E, con riferiment­o alla definizion­e legislativ­a di “nuovo produttore”, il decreto prevede la casella “NP”, riferendos­i alle attività di recupero e il trattament­o, senza distinzion­e tra flussi, è anche attività di recupero ( o di smaltiment­o).

Alla richiesta della Regione se per il ( negato) deposito temporaneo occorra applicare la circolare del ministero della Transizion­e ecologica 21 gennaio 2019 n. 1121 per la prevenzion­e incendi negli stoccaggi degli impianti di gestione dei rifiuti, il ministero ne ricorda il capitolo 5 che rinvia all’autorità competente « la valutazion­e delle prescrizio­ni più appropriat­e » .

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