Prima il meccanismo perequativo per tutte le Regioni
Autonomia differenziata
La legge Calderoli sull’autonomia differenziata è ora in Gazzetta Ufficiale. Tutto fatto, dunque? Non esattamente. Proviamo a ragionare su quali potrebbero essere gli sviluppi a breve. Al di là delle annunciate iniziative sul piano costituzionale – il ricorso alla Corte costituzionale da parte di una o più Regioni e l’indizione di un referendum abrogativo della nuova legge – che comunque avranno tempi lunghi, la prospettiva più immediata è « riprendere da dove eravamo arrivati » . Cioè, come previsto dalla stessa legge Calderoli ( art. 11), riattivare la complessa procedura di devoluzione a partire dalle intese preliminari già raggiunte tra Stato e Regioni richiedenti ( Rad). Le basi negoziali potrebbero essere dunque gli accordi preliminari sottoscritti distintamente da Veneto, Lombardia ed EmiliaRomagna nel febbraio 2018.
In quei pre- accordi venivano riconosciuti ambiti di autonomia nelle materie delle politiche del lavoro, istruzione, salute, ambiente e rapporti internazionali. E si lasciava la porta aperta per un prosieguo del negoziato sul trasferimento di ulteriori funzioni in queste stesse materie o in altre.
Riprendere dalle pre- intese del 2018 il filo della procedura di approvazione si scontra però con il fatto che la legge Calderoli ha introdotto nell’insieme delle materie potenzialmente devolvibili la fondamentale distinzione tra materie Lep e materie non- Lep. Per le prime il trasferimento effettivo richiede che i Lep corrispondenti siano preventivamente determinati dal governo, insieme con le risorse per il loro finanziamento in termini standard, mediante appositi decreti legislativi entro due anni o, nelle more, mediante Dpcm. Per le materie non- Lep il trasferimento può essere invece avviato dal momento dell’approvazione della legge.
La questione è che le pre- intese del febbraio 2018 riguardano tutte materie che la legge Calderoli include tra le materie Lep e che quindi devono attendere la preventiva determinazione di Lep. Pertanto, nell’immediato, la negoziazione potrebbe riprendere solo allargando il perimetro ad altre materie non- Lep o a specifiche funzioni all’interno di tali materie. E’ questa una prospettiva che prefigura uno scenario in cui la stessa Rad potrebbe avviare nel tempo più di una intesa, nell’immediato sulle materie non- Lep, successivamente sulle materie Lep.
Già il primo atto, quello del trasferimento delle funzioni non- Lep, richiede comunque scelte ponderate. Le nove materie non- Lep includono ambiti importanti di intervento, oggi statali, come la protezione civile, il commercio con l’estero, la regolamentazione delle professioni, il coordinamento della finanza pubblica e dei tributi. Si tratta in prevalenza di funzioni regolatorie, la cui regionalizzazione comporterebbe trasferimenti di risorse limitati. Rilevanti potrebbero essere tuttavia le ricadute di un’eccessiva frammentazione di queste politiche sull’efficienza dell’azione pubblica in settori in cui il coordinamento è fondamentale ( protezione civile) o sulla competitività delle imprese per il proliferare di quadri regolamentari differenziati sul territorio. Andranno comunque valutati i costi aggiuntivi per la moltiplicazione delle strutture amministrative.
Oltre alle nove materie classificate come non- Lep, la devoluzione di competenze potrebbe riguardare in tempi brevi anche specifiche funzioni non- Lep ma incluse in materie Lep. Questa fattispecie riguarderebbe in particolare la sanità dove i Lep sono in realtà già determinati poiché identificabili nei Livelli essenziali di assistenza- Lea fissati dalla legislazione. Ne consegue che competenze non collegate a specifici Lea come il trattamento retributivo integrativo del personale sanitario, le borse di specializzazione, i criteri di equivalenza terapeutica dei farmaci, l’istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi – funzioni aggiuntive già richieste da Veneto e Lombardia nelle intese del 2018 – potrebbero in linea di principio essere trasferite fin da subito. E infatti il presidente della Lombardia ha già dichiarato che chiederà competenze nella sanità quando la legge Calderoli entrerà in vigore. Queste maggiori competenze hanno essenzialmente natura regolatoria essendo funzioni aggiuntive, e non sostitutive, di interventi oggi statali. È ovvio che andranno finanziate con risorse proprie delle Regioni, senza alcun trasferimento dallo Stato. Anche per questo è essenziale che, prima ancora dell’autonomia differenziata, venga introdotto il meccanismo perequativo per tutte le Regioni previsto dalla riforma del federalismo fiscale. In assenza di perequazione, per le Regioni “ricche”, con gettiti più elevati sui tributi propri, sarà più facile rispetto alle Regioni “povere” assumere in proprio queste competenze aggiuntive.