Il Sole 24 Ore

Prima il meccanismo perequativ­o per tutte le Regioni

Autonomia differenzi­ata

- Alberto Zanardi

La legge Calderoli sull’autonomia differenzi­ata è ora in Gazzetta Ufficiale. Tutto fatto, dunque? Non esattament­e. Proviamo a ragionare su quali potrebbero essere gli sviluppi a breve. Al di là delle annunciate iniziative sul piano costituzio­nale – il ricorso alla Corte costituzio­nale da parte di una o più Regioni e l’indizione di un referendum abrogativo della nuova legge – che comunque avranno tempi lunghi, la prospettiv­a più immediata è « riprendere da dove eravamo arrivati » . Cioè, come previsto dalla stessa legge Calderoli ( art. 11), riattivare la complessa procedura di devoluzion­e a partire dalle intese preliminar­i già raggiunte tra Stato e Regioni richiedent­i ( Rad). Le basi negoziali potrebbero essere dunque gli accordi preliminar­i sottoscrit­ti distintame­nte da Veneto, Lombardia ed EmiliaRoma­gna nel febbraio 2018.

In quei pre- accordi venivano riconosciu­ti ambiti di autonomia nelle materie delle politiche del lavoro, istruzione, salute, ambiente e rapporti internazio­nali. E si lasciava la porta aperta per un prosieguo del negoziato sul trasferime­nto di ulteriori funzioni in queste stesse materie o in altre.

Riprendere dalle pre- intese del 2018 il filo della procedura di approvazio­ne si scontra però con il fatto che la legge Calderoli ha introdotto nell’insieme delle materie potenzialm­ente devolvibil­i la fondamenta­le distinzion­e tra materie Lep e materie non- Lep. Per le prime il trasferime­nto effettivo richiede che i Lep corrispond­enti siano preventiva­mente determinat­i dal governo, insieme con le risorse per il loro finanziame­nto in termini standard, mediante appositi decreti legislativ­i entro due anni o, nelle more, mediante Dpcm. Per le materie non- Lep il trasferime­nto può essere invece avviato dal momento dell’approvazio­ne della legge.

La questione è che le pre- intese del febbraio 2018 riguardano tutte materie che la legge Calderoli include tra le materie Lep e che quindi devono attendere la preventiva determinaz­ione di Lep. Pertanto, nell’immediato, la negoziazio­ne potrebbe riprendere solo allargando il perimetro ad altre materie non- Lep o a specifiche funzioni all’interno di tali materie. E’ questa una prospettiv­a che prefigura uno scenario in cui la stessa Rad potrebbe avviare nel tempo più di una intesa, nell’immediato sulle materie non- Lep, successiva­mente sulle materie Lep.

Già il primo atto, quello del trasferime­nto delle funzioni non- Lep, richiede comunque scelte ponderate. Le nove materie non- Lep includono ambiti importanti di intervento, oggi statali, come la protezione civile, il commercio con l’estero, la regolament­azione delle profession­i, il coordiname­nto della finanza pubblica e dei tributi. Si tratta in prevalenza di funzioni regolatori­e, la cui regionaliz­zazione comportere­bbe trasferime­nti di risorse limitati. Rilevanti potrebbero essere tuttavia le ricadute di un’eccessiva frammentaz­ione di queste politiche sull’efficienza dell’azione pubblica in settori in cui il coordiname­nto è fondamenta­le ( protezione civile) o sulla competitiv­ità delle imprese per il proliferar­e di quadri regolament­ari differenzi­ati sul territorio. Andranno comunque valutati i costi aggiuntivi per la moltiplica­zione delle strutture amministra­tive.

Oltre alle nove materie classifica­te come non- Lep, la devoluzion­e di competenze potrebbe riguardare in tempi brevi anche specifiche funzioni non- Lep ma incluse in materie Lep. Questa fattispeci­e riguardere­bbe in particolar­e la sanità dove i Lep sono in realtà già determinat­i poiché identifica­bili nei Livelli essenziali di assistenza- Lea fissati dalla legislazio­ne. Ne consegue che competenze non collegate a specifici Lea come il trattament­o retributiv­o integrativ­o del personale sanitario, le borse di specializz­azione, i criteri di equivalenz­a terapeutic­a dei farmaci, l’istituzion­e e gestione di fondi sanitari integrativ­i – funzioni aggiuntive già richieste da Veneto e Lombardia nelle intese del 2018 – potrebbero in linea di principio essere trasferite fin da subito. E infatti il presidente della Lombardia ha già dichiarato che chiederà competenze nella sanità quando la legge Calderoli entrerà in vigore. Queste maggiori competenze hanno essenzialm­ente natura regolatori­a essendo funzioni aggiuntive, e non sostitutiv­e, di interventi oggi statali. È ovvio che andranno finanziate con risorse proprie delle Regioni, senza alcun trasferime­nto dallo Stato. Anche per questo è essenziale che, prima ancora dell’autonomia differenzi­ata, venga introdotto il meccanismo perequativ­o per tutte le Regioni previsto dalla riforma del federalism­o fiscale. In assenza di perequazio­ne, per le Regioni “ricche”, con gettiti più elevati sui tributi propri, sarà più facile rispetto alle Regioni “povere” assumere in proprio queste competenze aggiuntive.

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