Commissione Ue, richiamo su media e premierato
La replica del Governo: analisi « svolta in costante dialogo con la Ue »
È un rapporto sullo stato di diritto in Italia ricco di ombre quello pubblicato ieri dalla Commissione europea. Tra le altre cose, Bruxelles sottolinea i rischi di indipendenza della RAI, e critica l’abolizione del reato di abuso d’ufficio così come il divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare fino all’inizio del processo. Dubbi ci sono anche sulla riforma del premierato, in un contesto europeo segnato da una deriva della libertà di stampa e della democrazia.
Nella relazione annuale, la Commissione sottolinea che le regole sul finanziamento dei media pubblici devono permettere « di rispettare il mandato di servizio pubblico, garantendo la loro indipendenza » . Il richiamo relativo alla RAI, perché di questo si tratta, giunge dopo che il governo Meloni ha deciso di ridurre il canone ( da 90 a 70 euro), compensando la minore entrata con un contributo diretto dell’esecutivo.
A Bruxelles si teme che la decisione riduca l’ammontare di risorse che la RAI può raccogliere autonomamente, e comprometta la stabilità economica della società. Proprio in maggio è entrato in vigore un regolamento europeo che ha l’obiettivo di proteggere quanto possibile la libertà di stampa e il pluralismo dei media ( il Media Freedom Act, in inglese).
Il rapporto – che, secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, sarebbe stato annacquato su pressione del governo italiano - critica l’abolizione del reato d’abuso di ufficio perché potrebbe mettere a rischio la lotta alla corruzione. « Le modifiche proposte alla prescrizione – si legge - potrebbero ridurre il tempo disponibile nel condurre procedimenti giudiziari relativi a reati penali » . Sulla riforma del premierato, la Commissione dà voce a chi è preoccupato di mettere a rischio pesi e contrappesi istituzionali.
Critiche ci sono anche al divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare fino all’inizio del processo. Bruxelles nota altresì che non vi sono regole sull’attività di lobbying e che la riforma sul conflitto d’interesse è ancora oggetto di discussioni. Spesso nel suo rapporto la Commissione si riferisce all’opinione di terzi nel presentare i suoi appunti. A quanto risulta, si tratterebbe in parte di un escamotage per venire incontro alle pressioni di Roma, senza sopprimere le critiche tout court.
Tornando al nodo della stampa, secondo Mapping Media Freedom sono stati registrati nei primi sei mesi dell’anno 75 incidenti contro giornalisti italiani. Tra le altre cose si nota un aumento delle citazioni in giudizio con l’obiettivo di intimorire. Negli ultimi mesi, la premier Giorgia Meloni ha denunciato per diffamazione alcuni giornalisti e accademici. Ieri fonti del governo notavano che il rapporto annuale sullo stato di diritto è « un’attività che la Commissione svolge in costante dialogo » con i paesi membri.