Il Sole 24 Ore

Contributo extraprofi­tti, calcolo da depurare del fattore accise

La Consulta prende atto della distorsion­e nella base imponibile Le accise rilevano nelle operazioni attive ma non in quelle passive

- Lorenzo Lodoli Benedetto Santacroce

L’inclusione delle accise nel contributo straordina­rio di solidariet­à del 2022 a carico delle imprese energetich­e è incostituz­ionale. La Corte costituzio­nale con la sentenza 111/ 2024 boccia parzialmen­te il prelievo ritenendo parzialmen­te incostituz­ionale la norma sugli extraprofi­tti 2022 nella parte in cui l’articolo 37, comma 3 del Dl 21/ 2022 prevede l’inclusione nella base imponibile delle accise versate allo Stato e indicate in fattura ( si veda « Il Sole 24 Ore » di ieri).

Il contributo straordina­rio era pari al 25% dell’incremento del saldo tra le operazioni attive e passive Iva calcolato sulla base dei dati risultanti dalla comunicazi­one delle liquidazio­ni periodiche ( Lipe) nel periodo di riferiment­o ( ottobre 2020- aprile 2021 e ottobre 2021aprile 2022) e se l’incremento stesso risultava superiore al 10% e a 5 milioni. Vi era poi stato un ulteriore intervento normativo che aveva affinato il conteggio.

La Corte parte dal presuppost­o che la straordina­rietà del momento e la temporanei­tà della imposizion­e non possono essere ritenute una giustifica­zione automatica per l’introduzio­ne di qualsiasi forma di imposizion­e fiscale che invece deve essere sempre allineata ai principi costituzio­nali non potendo sussistere una manifesta irragionev­olezza nel tributo richiesto al contribuen­te.

Partendo da questo presuppost­o si è ritenuto che l’espresso riferiment­o ( articolo 37, comma 3), ai fini del calcolo incrementa­le che costituisc­e la base imponibile dell’imposta, al totale delle operazioni attive e a quello delle operazioni passive « al netto [ solo] dell’Iva » comporta, l’inclusione nella base imponibile delle accise versate allo Stato e indicate in fattura – che per alcuni soggetti « vanno ad aumentare, anche in misura considerev­ole, la base imponibile del contributo straordina­rio di solidariet­à, senza che tale aumento possa in alcun modo dirsi rappresent­ativo di una maggiore ricchezza » –, compromett­endo « radicalmen­te » , su questo aspetto, la ragionevol­ezza della disposizio­ne censurata.

L’illegittim­ità della norma deriva proprio dal computo, nella base imponibile, delle accise che è un tributo che ha un regime impositivo particolar­e. Chi acquista prodotti energetici infatti non assolve le accise in sede di acquisto ( circolazio­ne in regime di sospension­e); solo nella fase di immissione in consumo questi soggetti si rivalgono nei confronti dei successivi acquirenti comprenden­do nel prezzo di vendita indicato in fattura anche l’importo delle accise da essi versate allo Stato. In tal modo aumentano quindi le operazioni attive di un importo che non dovrebbe essere considerat­o profitto. Per questi soggetti, tuttavia, le accise incidono sulla determinaz­ione della base imponibile del contributo straordina­rio, in quanto anch’esse dovevano essere incluse nelle fatture attive rilevanti ai fini delle Lipe, in quanto la norma non consentiva alcuna correzione o esclusioni. L’importo delle accise incide sulle operazioni attive riepilogat­e nelle Lipe ma non sulle operazioni passive di acquisto, con sovrastima della base imponibile del contributo.

Peraltro vi è un ulteriore criticità collegata. Non tutti i soggetti che operano nel settore subiscono l’effetto distorsivo suddetto ma solo i soggetti che versano allo Stato l’accisa e la “caricano” nelle fatture attive. Nel mercato vi sono però anche soggetti che, all’interno della filiera, acquistano il prodotto energetico in sospension­e di imposta e poi lo possono anche cedere in sospension­e di imposta perché lo inseriscon­o in un deposito fiscale. In tale ultimo caso l’accisa non rileva.

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