Il Sole 24 Ore

L’Europa è diventata la meta di chi fugge dalle discrimina­zioni

- Danila Giancipoli

Il fenomeno migratorio della comunità Lgbtq+ verso Europa è in aumento e risponde ad un’esigenza di spazio sociale, politico e civile in contrasto ad una pericolosa criminaliz­zazione in atto nel resto del mondo. Un trend giustifica­to da una parte dall’inasprirsi della situazione in alcuni Paesi vicini all’Europa dall’altra dall’impegno positivo dell’Ue sulle tematiche di inclusione Lgbtq+. A partire dall’adozione della “Lgbtqi Equality Strategy 20202025” da parte dell’Ue. Il mid- term report del 2023 ha riassunto le azioni intraprese e ancora in atto negli Stati membri, identifica­ndo le best practice contro discrimina­zioni, violenza ed esclusione. La strategia si è concentrat­a su aree prioritari­e tra cui: la tutela dei diritti dei migranti Lgbtq+ richiedent­i protezione internazio­nale, la tutela giuridica per i crimini d’odio e discrimina­zione, e l’inclusivit­à in contesti sociali e lavorativi. La Commission­e Europea, inoltre, ha proposto nel 2020 il Nuovo Patto su migrazione e asilo, approvato quest’anno, includendo i richiedent­i Lgbtq+. Rimane però esclusiva responsabi­lità degli Stati membri valutare i criteri di accoglienz­a sulla base dei dati forniti dall’Agenzia Ue, supportata dall’Agenzia Ue per l’asilo, che dal 2022 lavora alla guida pratica per i colloqui consideran­do i parametri di orientamen­to sessuale, identità di genere, espression­e di genere e caratteris­tiche sessuali. Fra gli esempi nel report Ue viene citata l’Irlanda, che ha sviluppato una politica di accoglienz­a includendo standard nazionali di alloggi per persone sotto protezione in sinergia con l’Unhcr, e garantendo una formazione sui temi Lgbtq+ al personale d’ufficio.

Crimini d’odio e transfobia richiedono invece una tutela giuridica maggiore. L’Agenzia dell’Ue per i diritti fondamenta­li ( Fra) denunciava nel 2019 l’orientamen­to sessuale come terza categoria di discorsi d’odio più segnalata ( 15,5%). Sui diritti di protesta, Amnesty riporta un’incidenza di hate speech online rivolto alla comunità Lgbtq+ ( Barometro dell’odio 2024), subito dopo i commenti d’odio verso le donne. Il Portogallo, in questo caso, ha istituito una formazione dedicata alle autorità, spazi di accoglienz­a e un servizio di emergenza.

La discrimina­zione passa anche per le pratiche volte a ripristina­re

Il Vecchio continente risponde a un’esigenza di avere uno spazio sociale, politico e civile dove vivere

l’orientamen­to sessuale su base binaria ed eteronorma­tiva: la relazione “Conversion Practices on Lgbt+ People” ( 2023) richiesta dalla commission­e Libe promuove il divieto delle pratiche di conversion­e, considerat­e un crimine ed eliminate recentemen­te in Belgio, Islanda, Portogallo, Cipro e Grecia. L’inclusione, invece, coinvolge anche i posti di lavoro: in Italia, l’Unar e Istat collaboran­o dal 2020 indagando le discrimina­zioni sul lavoro verso le persone Lgbtq+ analizzand­o accesso, condizioni e gestione della diversità nelle aziende. Oltre ai dati, in Croazia e Slovenia il progetto Work Equality Alliance finanziato dall’Ue mira a sensibiliz­zare e migliorare le competenze dei datori di lavori e dei sindacati attraverso un programma di formazione mirato.

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