L’intervento fiscale anti Covid per le Pmi è stato virtuoso
Le garanzie al credito
ILA MISURA PER MIGLIORARE DOVREBBE PREVEDERE ALIQUOTE PER LE MICRO IMPRESE E PER IL SUD
n un suo recente paper Banca d’Italia ha rilevato che il superbonus 110%, oltre ad aver assorbito risorse pubbliche ingenti ( circa 170 miliardi) ha un effetto moltiplicativo inferiore ad uno, e dunque un bilancio costi- benefici problematico. Queste osservazioni inducono a qualche disanima sull’altro grande intervento fiscale anti- Covid, ovvero le garanzie ai crediti Pmi, ugualmente rilevante ma meno dibattuto: 210 miliardi di prestiti nel 20- 21, per l’ 80% via Fondo Centrale di Garanzia, un motore del rimbalzo post pandemia, a suo tempo proposto anche dal think tank
M& M. In realtà qui si può già tracciare un rendiconto favorevole. Anzitutto il moltiplicatore è sicuramente positivo, i costi accantonati sono circa il 10% del credito, ovvero 20 miliardi. Ed è poi probabile che l’onere finale non darà brutte sorprese. Infatti, in linea con le risposte del Governo ( sottosegretario Bitonci) ad una recente interrogazione sul tema, con l’ultimoRapporto l’ultimo Rapporto di stabilità finanziaria della Banca d’Italia e con le prese di posizione di Confindustria e Abi si possono fare stime rassicuranti. I 210 miliardi di finanziamenti garantiti Covid- Pmi sono stati erogati nel ’ 20 e ’ 21 con durata 6- 8 anni, per l’ 80% a imprese del Centro- nord, con un ruolo preminente dei grandi gruppi bancari. Ora se teniamo conto che a fine 2023 quasi metà sono già stati rimborsati, che i crediti già escussi erano inferiori al 2% del totale, che il picco dei default è atteso nel biennio 2024- 2025 ( a 2- 3 anni dalla scadenza delle prime rate) e che l’attuale congiuntura creditizia è in solo lieve degrado, tutto ciò rende plausibile che i costi finali saranno inferiori al 10% stanziato. Peraltro, nel Def 2024 il Governo non ha alzato le riserve per il Fondo Pmi, ritenendo dunque quelle già disponibili congrue sia per il passato che per le nuove garanzie 2024 ( con schemi di garanzia peraltro ridimensionati in pratica ai livelli 2019). A conferma comparata del buon esito delle garanzie Covid- Pmi è utile anche il confronto con il Regno Unito, ove invece già a fine 2023 le escussioni effettive delle garanzie comparabili ( c. d. “BBLs”) erano oltre il 12% del finanziato, contro il nostro 2%. Cosa spiega questo andamento? Le garanzie Pmi hanno usato schemi, filiere e processi testati da oltre 20 anni ( e ben orchestrati da Mcc e Sace). Il settore delle Pmi poi, per quanto fragile, oggi è un po’ più robusto e meno indebitato del passato. Ciò in conseguenza della selezione “darwiniana” della crisi 2008- 2014, dell’incremento diffuso delle competenze digitali ( effetto di fatturazione elettronica, pandemia e dei vari piani governativi) e anche degli effetti estesi di liquidità sistemica propri del maxi- intervento Covid- Pmi. Il plafond di garanzie ha peraltro beneficiato l’intero e vario sistema, anziché un settore preminente ( edilizia e indotto). L’intervento emergenziale Garanzie Covid- Pmi si colloca nel quadro di una misura pubblica avviata già dal 1996. Questo sostegno al comparto delle Pmi – che in Italia “valgono” metà del Pil, quota record nei paesi Ocse – si motiva col fatto che le piccole imprese sono complesse da finanziare specie sul medio termine.
In una sana gestione creditizia, dare un prestito a 5 anni richiede infatti di analizzare un business plan e/ o disporre di una garanzia accessoria. Nel caso delle Pmi i business plan spesso non ci sono e le potenziali garanzie reali ( sugli immobili) sono inefficaci a causa dei tempi “biblici” della giustizia civile. E quindi senza garanzie di Stato il credito a medio lungo termine per le Pmi sarebbe ridotto, se non addirittura inesistente nel caso della componente micro- imprese. I dati testimoniano una buona leva tra costi pubblici e crediti ingenerati: nel pur difficile periodo 2010- 2019 gli stanziamenti medi sono stati pari al 7- 8% delle cifre erogate ( leva di 12 volte) contribuendo moltissimo alla resilienza delle Pmi. Tutto oro quello che luccica? Ovviamente no. Qualche spunto: ( 1) il problema dell’accesso al credito è mutevole per dimensione di impresa e geografia e quindi sarebbero opportune aliquote di garanzia differenziate e più attente alle micro- imprese e al Sud; ( 2) il citato
decalage di garanzie nel 2024 mostra cali del nuovo credito superiori alle attese e anomalie ( e domande multiple dalle stesse imprese) e dunque vanno monitorati e aggiustati i dettagli degli schemi di garanzia ( 3) durante il Covid si sono date anche garanzie al 100%, ma è invece importante che la banca abbia sempre skin in the game.