Penale e tributario: le parallele si avvicinano
La riforma delle sanzioni e del penale tributario, licenziata dal Consiglio dei ministri del 24 maggio e ora attesa alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ha risolto alcune criticità di sistema ma avrebbe potuto sciogliere altri nodi che rischiano di non liberare del tutto le potenzialità dell’intervento.
Un bilancio dei lavori delle numerose commissioni di riforma è stato il tema portante del convegno tenutosi ieri a Firenze, organizzato dall’Università locale e da quella di Siena, con l’Associazione italiana dei professori e degli studiosi di diritto tributario.
A restare inspiegabilmente aperto, tra gli altri, è il tema della retroattività delle nuove sanzioni amministrative più favorevoli al contribuente – giustificato con ragioni di gettito – proprio nel momento di massimo avvicinamento teorico e pratico dei due emisferi, mai comunicanti dal 1981, amministrativo e penale. Questa, secondo Alessandro Giovannini, componente del gruppo di lavoro sulla riforma e ordinario di diritto tributario a Siena, è un vulnus sul versante sanzionatorio tributario, considerato che « la revisione del Dlgs 472 del 1997 appare sostanzialmente compiuta e funzionante » .
Problemi sul penale sorgono invece dalle incomprensioni, o dal mancato coordinamento, tra Giustizia e ministero dell’Economia, a cominciare dal sequestro a carico del contribuente che può arrivare a bloccare il cento per cento delle disponibilità impedendo di fatto l’accesso alla rateazione. Una soluzione di prassi, lo sblocco progressivo dei beni attraverso il Fondo unico giustizia, è stata per ora respinta.
E se lo sforzo di avvicinamento tra le due parallele del penale e del tributario comincia ad avere forma giuridica, a partire proprio dall’efficacia del giudicato, resta da capire cosa succede quando l’assoluzione penale arriva dopo il giudizio tributario: se il sistema non può più essere duale bisogna studiare meccanismi di riconoscimento del giudicato per superare il problema delle parti processuali, che non coincidono, e quello della separazione di giurisdizioni.
Ancora, in tema di pagamento del debito erariale, andrebbe lasciata aperta la finestra dell’intero dibattimento, e non invece la soglia dell’apertura: ma anche qui il rischio di prolungamento del processo, e di peggioramento delle statistiche a fini di Pnrr, ha interrotto la continuità logica dell’intervento riformatore.
Sullo sfondo l’appello a voce corale degli studiosi affinché la riforma sia la base di una rivoluzione culturale condivisa dall’amministrazione e dai giudici, pena l’ennesima occasione persa.
Sul piano dei principi la delega, ha messo in rilievo Roberto Cordeiro Guerra, professore ordinario di diritto tributario all’Università di Firenze, ha attinto al cardine della proporzionalità, su cui da tempo insistono la Corte di giustizia Ue, così come la Cedu. Di fronte ai vuoti di sistema per quanto riguarda la proporzionalità sarà possibile ricorrere ai giudici europei.
‘ Ieri a Firenze il convegno sul capitolo sanzioni tributarie del pacchetto di riforma