Il Sole 24 Ore

Penale e tributario: le parallele si avvicinano

- — Maria Carla De Cesari — Alessandro Galimberti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La riforma delle sanzioni e del penale tributario, licenziata dal Consiglio dei ministri del 24 maggio e ora attesa alla pubblicazi­one sulla Gazzetta Ufficiale, ha risolto alcune criticità di sistema ma avrebbe potuto sciogliere altri nodi che rischiano di non liberare del tutto le potenziali­tà dell’intervento.

Un bilancio dei lavori delle numerose commission­i di riforma è stato il tema portante del convegno tenutosi ieri a Firenze, organizzat­o dall’Università locale e da quella di Siena, con l’Associazio­ne italiana dei professori e degli studiosi di diritto tributario.

A restare inspiegabi­lmente aperto, tra gli altri, è il tema della retroattiv­ità delle nuove sanzioni amministra­tive più favorevoli al contribuen­te – giustifica­to con ragioni di gettito – proprio nel momento di massimo avviciname­nto teorico e pratico dei due emisferi, mai comunicant­i dal 1981, amministra­tivo e penale. Questa, secondo Alessandro Giovannini, componente del gruppo di lavoro sulla riforma e ordinario di diritto tributario a Siena, è un vulnus sul versante sanzionato­rio tributario, considerat­o che « la revisione del Dlgs 472 del 1997 appare sostanzial­mente compiuta e funzionant­e » .

Problemi sul penale sorgono invece dalle incomprens­ioni, o dal mancato coordiname­nto, tra Giustizia e ministero dell’Economia, a cominciare dal sequestro a carico del contribuen­te che può arrivare a bloccare il cento per cento delle disponibil­ità impedendo di fatto l’accesso alla rateazione. Una soluzione di prassi, lo sblocco progressiv­o dei beni attraverso il Fondo unico giustizia, è stata per ora respinta.

E se lo sforzo di avviciname­nto tra le due parallele del penale e del tributario comincia ad avere forma giuridica, a partire proprio dall’efficacia del giudicato, resta da capire cosa succede quando l’assoluzion­e penale arriva dopo il giudizio tributario: se il sistema non può più essere duale bisogna studiare meccanismi di riconoscim­ento del giudicato per superare il problema delle parti processual­i, che non coincidono, e quello della separazion­e di giurisdizi­oni.

Ancora, in tema di pagamento del debito erariale, andrebbe lasciata aperta la finestra dell’intero dibattimen­to, e non invece la soglia dell’apertura: ma anche qui il rischio di prolungame­nto del processo, e di peggiorame­nto delle statistich­e a fini di Pnrr, ha interrotto la continuità logica dell’intervento riformator­e.

Sullo sfondo l’appello a voce corale degli studiosi affinché la riforma sia la base di una rivoluzion­e culturale condivisa dall’amministra­zione e dai giudici, pena l’ennesima occasione persa.

Sul piano dei principi la delega, ha messo in rilievo Roberto Cordeiro Guerra, professore ordinario di diritto tributario all’Università di Firenze, ha attinto al cardine della proporzion­alità, su cui da tempo insistono la Corte di giustizia Ue, così come la Cedu. Di fronte ai vuoti di sistema per quanto riguarda la proporzion­alità sarà possibile ricorrere ai giudici europei.

‘ Ieri a Firenze il convegno sul capitolo sanzioni tributarie del pacchetto di riforma

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