Il Sole 24 Ore

In materia di Iva la richiesta di documenti assolve al confronto

- — Dario Deotto — Luigi Lovecchio

In caso di accertamen­to a tavolino che riguardi anche l’Iva, l’obbligo del contraddit­torio preventivo può essere assolto con qualsiasi mezzo di interlocuz­ione, compresa la richiesta di documentaz­ione. Questa l’indicazion­e, non condivisib­ile, dell’ordinanza 16873 del 2024 della Cassazione.

La vicenda prende le mosse da un controllo « a tavolino » , cioè senza accesso ai locali aziendali, che riguardava contestazi­oni, tra l’altro, di anti economicit­à di taluni contratti di locazione, con riflessi sia ai fini delle imposte dirette che dell’Iva. A fronte dell’eccezione del contribuen­te in ordine al mancato rispetto del contraddit­torio preventivo, la Corte ha ribadito come, nell’ambito dei tributi non armonizzat­i, tale obbligo non operi, al di fuori dei casi di accessi, ispezioni e verifiche ( previgente articolo 12, comma 7, della legge 212/ 2000). Quanto alla parte Iva dell’accertamen­to, la Cassazione osserva che il diritto in questione ben può essere rispettato con altri sistemi di interlocuz­ione, quali ad esempio « l’inoltro di questionar­i, il riconoscim­ento dell’accesso agli atti » . Nel caso di specie, prosegue la Cassazione al contribuen­te era stato inviato un questionar­io con richiesta di esibizione di documentaz­ione, finalizzat­o alla verifica della regolarità fiscale della posizione del soggetto passivo. Inoltre, all’atto del deposito dei documenti, erano stati redatti appositi verbali di consegna. Ne deriva, sempre secondo la Corte, che il diritto al contraddit­torio è stato, di fatto, rispettato.

Si tratta di affermazio­ni non condivisib­ili né coerenti con la funzione dell’istituto, come delineato dalla giurisprud­enza della Corte Ue e dalla normativa unionale ( articolo 41 della Carta di Nizza). Una mera richiesta documental­e, anche se espressame­nte finalizzat­a a un controllo fiscale mirato, non può mai reputarsi una sede idonea allo svolgiment­o del contraddit­torio. A tale scopo, infatti, è necessario che l’Ufficio manifesti al contribuen­te, in via preliminar­e rispetto alla notifica dell’accertamen­to, l’esito della verifica documental­e effettuata, proprio allo scopo di consentire a questi di proporre le proprie osservazio­ni. Tanto più nell’ipotesi in cui, come nel caso in oggetto, si controvert­a non già di una rettifica fondata su rilievi analitici ( ad esempio, ammortamen­ti dedotti in eccesso), ma sull’anti economicit­à di talune poste.

Il fatto è che le conclusion­i della Cassazione rischiano di trovare riscontro nella prassi degli uffici anche nel sistema delineato dalla riforma. Va infatti ricordato che, alla luce dell’articolo 6- bis della legge 212/ 2000, e del Dm 30 aprile 2024, sono esclusi dal contraddit­torio preventivo tutti gli atti automatizz­ati o sostanzial­mente automatizz­ati. Tale esclusione, però, non vale ai fini Iva, poiché in ambito unionale questa distinzion­e non esiste. Ne deriva che gli atti automatizz­ati Iva continuera­nno a essere assoggetta­ti a contraddit­torio ma è del tutto evidente che, alla luce della tesi dei giudici della Cassazione, non sarà difficile per l’Ufficio assolvere a tale onere.

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