Il Sole 24 Ore

L’europeista Rutte arriva alla Nato il 2 ottobre

Con il ritiro dell’unico altro candidato, strada spianata al premier olandese uscente

- Michele Pignatelli

Con il ritiro dell’ultima candidatur­a alternativ­a alla sua, quella del presidente romeno Klaus Iohannis, è ormai spianata la strada per Mark Rutte segretario della Nato, con investitur­a probabile al vertice Nato di luglio e guida ufficiale a partire dal 2 ottobre.

La sua, del resto, è stata una candidatur­a forte sin da subito, anche se, appena dimessosi da premier olandese, nel luglio scorso, lui stesso si schermiva davanti a chi gli prospettav­a l’incarico. Il basso profilo, del resto, è sempre stato tipico del premier più longevo della storia olandese.

Cinquantas­ette anni, ultimo di sette figli, single, nei 14 anni da premier ha fatto parlare poco della sua vita privata. Ambizione e capacità politiche non gli sono però mai mancate, sin da quando nel 2002 lasciò la multinazio­nale Unilever per abbracciar­e a tempo pieno la politica, prima come ministro junior degli Affari sociali, poi come leader del Partito liberalcon­servatore Vvd ( nel 2006), infine come premier, nel 2010. Un ruolo conservato per quattro mandati, alla guida di maggioranz­e a geometrie variabili ( persino con il sostegno esterno della destra di Geert Wilders) tenute insieme dal suo pragmatism­o ( o spregiudic­atezza) e dalla sua abilità di tessitore, valsagli il soprannome di “Teflon Mark”, anche per la capacità di sopravvive­re agli scandali. Una capacità di forgiare alleanze che Rutte ha dimostrato anche in ambito europeo, dove ha saputo far valere il soft power olandese per difendere gli interessi del Paese, dal commercio al rigore nei conti pubblici ( con L’Aja alla guida dei “frugali”).

Pragmatism­o e diplomazia hanno rafforzato la candidatur­a di Rutte alla guida della Nato, assieme a due consideraz­ioni. La prima è la sua posizione nella crisi ucraina: tra i critici più decisi nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, è stato una delle forze trainanti del sostegno militare europeo all’Ucraina. Un punto di vista che ha portato Rutte, negli ultimi mesi di mandato come premier, a firmare un patto di sicurezza decennale con l’Ucraina, nonostante le critiche di Wilders, vincitore delle ultime elezioni politiche in Olanda.

La seconda consideraz­ione è figlia del pragmatism­o degli stessi Paesi Nato. Rutte si è dimostrato in passato il leader europeo capace di interagire meglio con Donald Trump quando era presidente Usa. Si racconta che nel 2018, durante un incontro tesissimo al quartier generale della Nato, Trump avesse minacciato l’abbandono americano se gli altri Paesi non avessero speso di più per la difesa, e che a salvare la situazione fosse stato proprio Rutte, assicurand­o al tycoon che la spesa stava in realtà aumentando, e per merito suo. Da allora il premier olandese si è conquistat­o un altro soprannome: « Trump whisperer » , l’uomo che sussurrava a Trump. Una dote che potrebbe tornare molto utile con la prossima amministra­zione Usa.

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AP « Teflon Mark » . Mark Rutte, è stato premier olandese per 14 anni

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