Il Sole 24 Ore

« Pronto il piano carceri Processo civile in linea con il Pnrr »

L’intervista. Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia: il decreto legge oggi in Consiglio dei ministri modifica la liberazion­e anticipata. Lo smaltiment­o dell’arretrato a rischio risarcimen­to è in sintonia con i target concordati con la Ue

- Giovanni Negri

Signor ministro, al di là delle contestazi­oni dell’Anm e della quasi unanimità della magistratu­ra, non teme che le garanzie per il cittadino si abbasseran­no se il pubblico ministero diventerà esclusivam­ente avvocato dell’accusa ( il Codice di procedura oggi impone la ricerca di prove anche a favore della persona indagata)? E poi, indipenden­temente dalle sue garanzie personali, i Pm non finiranno inevitabil­mente attratti nella sfera d’influenza dell’Esecutivo, come avviene in moltissimi Paesi?

No, questi pericoli sono assolutame­nte infondati. Il fatto che il Pm sia parte processual­e, come il difensore, non significa affatto che debba accusare a tutti i costi. A differenza della difesa, dispone di una polizia giudiziari­a numerosa, profession­ale e gratuita. Questo gli impone di valersene nell’interesse della legge, come avviene ora e come avverrà in futuro, anche nella prospettiv­a di un nuovo Codice di procedura penale. Quanto a una subordinaz­ione al potere esecutivo, non accettiamo processi alle intenzioni. Il testo del disegno di legge è chiarissim­o: la magistratu­ra, giudicante e requirente, è indipenden­te e autonoma. Se un altro Governo e un altro Parlamento volessero un giorno cambiare questi principi, dovrebbe approvare una nuova legge costituzio­nale. E se fossi ancora al mondo sarei il primo ad oppormi.

Con l’introduzio­ne dell’Alta corte sul disciplina­re non si perderà un elemento fondamenta­le con il quale il Csm “parla” alla magistratu­ra, confinando­lo a un organo di sola amministra­zione?

Esattament­e il contrario. Oggi il Csm ha una funzione amministra­tiva e una disciplina­re, che vanno invece tenute distinte. L’Alta corte sarà ancora più svincolata da quelle sussurrate baratterie che fino ad ora hanno vulnerato l’imparziali­tà del Csm. Tutti sanno che oggi il Csm è una stanza di compensazi­one tra le componenti correntizi­e, al punto che alcuni magistrati, magari dopo la pensione, hanno usato espression­i crudeli. Anche questo ha fatto precipitar­e la nostra credibilit­à presso i cittadini. Dico nostra, perché io mi sento sempre un magistrato.

Come mai non è stato inserito nel disegno di legge di riforma costituzio­nale il riconoscim­ento dell’avvocato? Intende proporlo nel corso dei lavori parlamenta­ri?

Non è stato inserito per un problema tecnico: non ci sembrava in linea con un disegno di legge che riguardava essenzialm­ente la magistratu­ra. Ma in sede parlamenta­re sosterremo con vigore il principio che il ruolo dell’avvocatura dovrà avere un riconoscim­ento costituzio­nale.

Per affrontare l’emergenza carceri è opinione condivisa, sia dalla magistratu­ra sia dall’avvocatura, che servirebbe­ro misure per rendere più agevole l’uscita dagli istituti di una quota significat­iva degli attuali detenuti. È annunciato un decreto legge nei prossimi giorni. Può anticiparn­e i contenuti?

Intanto guardiamo i dati. L’indice di sovraffoll­amento delle nostre carceri è di poco superiore a quello degli ultimi anni, e inferiore rispetto al periodo 20102015. Questo non significa affatto che sia tollerabil­e: significa che riflette una patologia sedimentat­asi nel tempo, non rimediabil­e nell’arco di poche settimane con proclami salvifici. Ma alcuni rimedi sono già all’orizzonte, come il decreto legge portato al Cdm oggi: prevede risorse aggiuntive, incrementa la dotazione organica del personale penitenzia­rio, accelera la costruzion­e di nuovi padiglioni, ma soprattutt­o semplifica la procedura della liberazion­e anticipata. Inoltre, per alleviare la tensione nelle carceri, si aumenta la possibilit­à di colloqui telefonici interfamil­iari.

Non le sembra ancora insufficie­nte?

Un secondo rimedio è il disegno di legge cosiddetto Nordio, appena licenziato dalla commission­e Giustizia della Camera. Inciderà significat­ivamente sul sovraffoll­amento perché oggi i detenuti in attesa del giudizio di primo grado sono quasi 10mila: statistica­mente, molti saranno assolti e la loro carcerazio­ne si sarà rivelata ingiustifi­cata. Con l’attribuzio­ne della competenza dell’ordinanza di custodia cautelare a un organo collegiale, previo interrogat­orio dell’imputato, questa percentual­e sarà sensibilme­nte ridotta. Poi stiamo lavorando sulla possibilit­à di far scontare la pena agli stranieri nei loro Paesi di origine. Trattandos­i di 19.300 soggetti, anche la riduzione di un quarto ci porterebbe nei ranghi della normalità. Infine stiamo studiando misure

alternativ­e per i detenuti tossicodip­endenti, imputati di reati minori, da accogliere in comunità piuttosto che in carcere. Contempora­neamente, stiamo da tempo lavorando per mettere in campo ogni possibile azione di prevenzion­e dei suicidi in carcere, un dramma complesso che interroga ciascuno di noi. Uno specifico gruppo di lavoro da mesi si sta concentran­do su come migliorare le azioni di intervento dell’Amministra­zione penitenzia­ria in una prospettiv­a di prevenzion­e e, tra l’altro, si sta valutando insieme all’Agenzia per l’Italia digitale anche il possibile supporto della tecnologia. È stato invece già incrementa­to il finanziame­nto per il servizio psicologic­o. Occorre ancora di più, lo so, ma i bisogni del carcere sono una mia priorità.

Verrà rispettato l’obiettivo di azzerare o quasi ( il 95%) l’arretrato statico nel processo civile, la scadenza è fra pochi giorni? Quanto possono influire le nuove regole processual­i, a breve oggetto di intervento correttivo, e gli addetti all’ufficio del processo, prima ingaggiati e poi demotivati e in uscita?

Anche qui parlano i dati. Siamo perfettame­nte in linea con i target definiti con l’Europa: gli arretrati sono sensibilme­nte diminuiti e, salvo casi isolati, stanno riducendos­i secondo i programmi. Le tabelle sono disponibil­i e i numeri non tradiscono. Quanto all’Ufficio per il processo, direi che c’è già un’inversione di tendenza dovuta all’attenzione del ministero al capitale umano, dimostrata dalla proroga dei contratti fino al giugno 2026, dalla previsione di incentivi economici, dall’incremento di addetti per ogni ufficio e - soprattutt­o – dalla possibilit­à di stabilizza­zione per il personale che abbia svolto almeno due anni consecutiv­i in servizio, al termine del contratto a tempo determinat­o previsto dal Pnrr. Non è allora un caso se oltre 70mila profession­isti si sono presentati all’ultimo concorso e proprio oggi i 3.840 vincitori firmano il contratto. Non possiamo e non vogliamo perdere nemmeno un giorno. L’apporto degli addetti Upp è prezioso: stanno contribuen­do a innovare il modo di lavorare negli uffici giudiziari, sempre più in squadra. E i risultati ci confortano. Resta però molto da fare, soprattutt­o per accelerare i concorsi di magistratu­ra, ancora intollerab­ilmente lunghi per difficoltà burocratic­he e per una radicata riluttanza alle novità imposteci dalle nuove esigenze di giustizia. Ma entro il 2026, per la prima volta nella storia della Repubblica, colmeremo gli organici che oggi sono carenti di 1.500 toghe.

Conferma l’intenzione di procedere a un intervento struttural­e sul sistema delle intercetta­zioni, quando in realtà in questo scorcio di legislatur­a molto è già stato fatto?

Sì. Il disegno di legge Nordio contiene solo un’anticipazi­one, che riguarda la tutela del terzo citato nelle conversazi­oni. Ma la Commission­e presieduta da Giulia Bongiorno ha lavorato molto e bene su una riforma più estesa. Da ultimo, la Corte europea dei Diritti dell’uomo ha condannato l’Italia proprio perché ha violato i diritti fondamenta­li dei non indagati, intercetta­ti senza nemmeno poter controllar­e la legittimit­à e la correttezz­a delle trascrizio­ni delle loro conversazi­oni. Ho incontrato la presidente della Corte europea dei Diritti dell’uomo e ho letto attentamen­te la sentenza della Corte: è di una severità umiliante per il nostro sistema giudiziari­o e per tutti noi. L’unica magra consolazio­ne è che queste nefandezze le denuncio da trent’anni. Rimedierem­o quanto prima e, se qualcuno eccepisce che facciamo un regalo alla mafia, lo mandiamo a lezione a Strasburgo.

Da pochi giorni è stato approvato il decreto correttivo sulla crisi d’impresa. Resta però fermo, malgrado un testo già pronto da tempo, l’annunciato intervento sul penale fallimenta­re per adeguare le varie fattispeci­e di bancarotta al nuovo assetto civilistic­o. Intende presentare il provvedime­nto a breve in Consiglio dei ministri?

Quello del penale fallimenta­re è un argomento estremamen­te complesso e ancora in parte in discussion­e. Quanto alla crisi d’impresa, con quest’ultimo intervento il Governo tende la mano ad aziende e profession­isti in difficoltà, perché l’eventuale crisi possa essere affrontata il prima possibile

GARANZIE IMMUTATE

Anche con una carriera

separata dal giudice il Pm dovrà continuare a tutelare la persona

indagata

CSM AMMINISTRA­TIVO

Opportuna la sottrazion­e dell’attività disciplina­re al Csm anche per recuperare credibilit­à

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio: ora la riforma delle intercetta­zioni
GETTY IMAGES i progetti. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio: ora la riforma delle intercetta­zioni

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