« Pronto il piano carceri Processo civile in linea con il Pnrr »
L’intervista. Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia: il decreto legge oggi in Consiglio dei ministri modifica la liberazione anticipata. Lo smaltimento dell’arretrato a rischio risarcimento è in sintonia con i target concordati con la Ue
Signor ministro, al di là delle contestazioni dell’Anm e della quasi unanimità della magistratura, non teme che le garanzie per il cittadino si abbasseranno se il pubblico ministero diventerà esclusivamente avvocato dell’accusa ( il Codice di procedura oggi impone la ricerca di prove anche a favore della persona indagata)? E poi, indipendentemente dalle sue garanzie personali, i Pm non finiranno inevitabilmente attratti nella sfera d’influenza dell’Esecutivo, come avviene in moltissimi Paesi?
No, questi pericoli sono assolutamente infondati. Il fatto che il Pm sia parte processuale, come il difensore, non significa affatto che debba accusare a tutti i costi. A differenza della difesa, dispone di una polizia giudiziaria numerosa, professionale e gratuita. Questo gli impone di valersene nell’interesse della legge, come avviene ora e come avverrà in futuro, anche nella prospettiva di un nuovo Codice di procedura penale. Quanto a una subordinazione al potere esecutivo, non accettiamo processi alle intenzioni. Il testo del disegno di legge è chiarissimo: la magistratura, giudicante e requirente, è indipendente e autonoma. Se un altro Governo e un altro Parlamento volessero un giorno cambiare questi principi, dovrebbe approvare una nuova legge costituzionale. E se fossi ancora al mondo sarei il primo ad oppormi.
Con l’introduzione dell’Alta corte sul disciplinare non si perderà un elemento fondamentale con il quale il Csm “parla” alla magistratura, confinandolo a un organo di sola amministrazione?
Esattamente il contrario. Oggi il Csm ha una funzione amministrativa e una disciplinare, che vanno invece tenute distinte. L’Alta corte sarà ancora più svincolata da quelle sussurrate baratterie che fino ad ora hanno vulnerato l’imparzialità del Csm. Tutti sanno che oggi il Csm è una stanza di compensazione tra le componenti correntizie, al punto che alcuni magistrati, magari dopo la pensione, hanno usato espressioni crudeli. Anche questo ha fatto precipitare la nostra credibilità presso i cittadini. Dico nostra, perché io mi sento sempre un magistrato.
Come mai non è stato inserito nel disegno di legge di riforma costituzionale il riconoscimento dell’avvocato? Intende proporlo nel corso dei lavori parlamentari?
Non è stato inserito per un problema tecnico: non ci sembrava in linea con un disegno di legge che riguardava essenzialmente la magistratura. Ma in sede parlamentare sosterremo con vigore il principio che il ruolo dell’avvocatura dovrà avere un riconoscimento costituzionale.
Per affrontare l’emergenza carceri è opinione condivisa, sia dalla magistratura sia dall’avvocatura, che servirebbero misure per rendere più agevole l’uscita dagli istituti di una quota significativa degli attuali detenuti. È annunciato un decreto legge nei prossimi giorni. Può anticiparne i contenuti?
Intanto guardiamo i dati. L’indice di sovraffollamento delle nostre carceri è di poco superiore a quello degli ultimi anni, e inferiore rispetto al periodo 20102015. Questo non significa affatto che sia tollerabile: significa che riflette una patologia sedimentatasi nel tempo, non rimediabile nell’arco di poche settimane con proclami salvifici. Ma alcuni rimedi sono già all’orizzonte, come il decreto legge portato al Cdm oggi: prevede risorse aggiuntive, incrementa la dotazione organica del personale penitenziario, accelera la costruzione di nuovi padiglioni, ma soprattutto semplifica la procedura della liberazione anticipata. Inoltre, per alleviare la tensione nelle carceri, si aumenta la possibilità di colloqui telefonici interfamiliari.
Non le sembra ancora insufficiente?
Un secondo rimedio è il disegno di legge cosiddetto Nordio, appena licenziato dalla commissione Giustizia della Camera. Inciderà significativamente sul sovraffollamento perché oggi i detenuti in attesa del giudizio di primo grado sono quasi 10mila: statisticamente, molti saranno assolti e la loro carcerazione si sarà rivelata ingiustificata. Con l’attribuzione della competenza dell’ordinanza di custodia cautelare a un organo collegiale, previo interrogatorio dell’imputato, questa percentuale sarà sensibilmente ridotta. Poi stiamo lavorando sulla possibilità di far scontare la pena agli stranieri nei loro Paesi di origine. Trattandosi di 19.300 soggetti, anche la riduzione di un quarto ci porterebbe nei ranghi della normalità. Infine stiamo studiando misure
alternative per i detenuti tossicodipendenti, imputati di reati minori, da accogliere in comunità piuttosto che in carcere. Contemporaneamente, stiamo da tempo lavorando per mettere in campo ogni possibile azione di prevenzione dei suicidi in carcere, un dramma complesso che interroga ciascuno di noi. Uno specifico gruppo di lavoro da mesi si sta concentrando su come migliorare le azioni di intervento dell’Amministrazione penitenziaria in una prospettiva di prevenzione e, tra l’altro, si sta valutando insieme all’Agenzia per l’Italia digitale anche il possibile supporto della tecnologia. È stato invece già incrementato il finanziamento per il servizio psicologico. Occorre ancora di più, lo so, ma i bisogni del carcere sono una mia priorità.
Verrà rispettato l’obiettivo di azzerare o quasi ( il 95%) l’arretrato statico nel processo civile, la scadenza è fra pochi giorni? Quanto possono influire le nuove regole processuali, a breve oggetto di intervento correttivo, e gli addetti all’ufficio del processo, prima ingaggiati e poi demotivati e in uscita?
Anche qui parlano i dati. Siamo perfettamente in linea con i target definiti con l’Europa: gli arretrati sono sensibilmente diminuiti e, salvo casi isolati, stanno riducendosi secondo i programmi. Le tabelle sono disponibili e i numeri non tradiscono. Quanto all’Ufficio per il processo, direi che c’è già un’inversione di tendenza dovuta all’attenzione del ministero al capitale umano, dimostrata dalla proroga dei contratti fino al giugno 2026, dalla previsione di incentivi economici, dall’incremento di addetti per ogni ufficio e - soprattutto – dalla possibilità di stabilizzazione per il personale che abbia svolto almeno due anni consecutivi in servizio, al termine del contratto a tempo determinato previsto dal Pnrr. Non è allora un caso se oltre 70mila professionisti si sono presentati all’ultimo concorso e proprio oggi i 3.840 vincitori firmano il contratto. Non possiamo e non vogliamo perdere nemmeno un giorno. L’apporto degli addetti Upp è prezioso: stanno contribuendo a innovare il modo di lavorare negli uffici giudiziari, sempre più in squadra. E i risultati ci confortano. Resta però molto da fare, soprattutto per accelerare i concorsi di magistratura, ancora intollerabilmente lunghi per difficoltà burocratiche e per una radicata riluttanza alle novità imposteci dalle nuove esigenze di giustizia. Ma entro il 2026, per la prima volta nella storia della Repubblica, colmeremo gli organici che oggi sono carenti di 1.500 toghe.
Conferma l’intenzione di procedere a un intervento strutturale sul sistema delle intercettazioni, quando in realtà in questo scorcio di legislatura molto è già stato fatto?
Sì. Il disegno di legge Nordio contiene solo un’anticipazione, che riguarda la tutela del terzo citato nelle conversazioni. Ma la Commissione presieduta da Giulia Bongiorno ha lavorato molto e bene su una riforma più estesa. Da ultimo, la Corte europea dei Diritti dell’uomo ha condannato l’Italia proprio perché ha violato i diritti fondamentali dei non indagati, intercettati senza nemmeno poter controllare la legittimità e la correttezza delle trascrizioni delle loro conversazioni. Ho incontrato la presidente della Corte europea dei Diritti dell’uomo e ho letto attentamente la sentenza della Corte: è di una severità umiliante per il nostro sistema giudiziario e per tutti noi. L’unica magra consolazione è che queste nefandezze le denuncio da trent’anni. Rimedieremo quanto prima e, se qualcuno eccepisce che facciamo un regalo alla mafia, lo mandiamo a lezione a Strasburgo.
Da pochi giorni è stato approvato il decreto correttivo sulla crisi d’impresa. Resta però fermo, malgrado un testo già pronto da tempo, l’annunciato intervento sul penale fallimentare per adeguare le varie fattispecie di bancarotta al nuovo assetto civilistico. Intende presentare il provvedimento a breve in Consiglio dei ministri?
Quello del penale fallimentare è un argomento estremamente complesso e ancora in parte in discussione. Quanto alla crisi d’impresa, con quest’ultimo intervento il Governo tende la mano ad aziende e professionisti in difficoltà, perché l’eventuale crisi possa essere affrontata il prima possibile
GARANZIE IMMUTATE
Anche con una carriera
separata dal giudice il Pm dovrà continuare a tutelare la persona
indagata
CSM AMMINISTRATIVO
Opportuna la sottrazione dell’attività disciplinare al Csm anche per recuperare credibilità