Il Sole 24 Ore

Da 15mila € scatta l'obbligo dell' « adeguata verifica »

- A CURA DI Massimo Cavallari

Il liquidator­e di una società a responsabi­lità limitata ha raggiunto un accordo con la banca per il saldo e lo stralcio del debito. La banca chiede la sottoscriz­ione del questionar­io di adeguata verifica, che il liquidator­e rifiuta di sottoscriv­ere poiché si tratta di un importo di 15mila euro.

La richiesta della banca è corretta? Quando scatta l'obbligo di sottoscriz­ione del questionar­io?

La compilazio­ne e l'aggiorname­nto del questionar­io di conoscenza della clientela, di cui al Dlgs 231/ 2007 e successive modifiche, sono necessari per assolvere agli obblighi in materia di prevenzion­e del riciclaggi­o e del finanziame­nto al terrorismo. Infatti, per evitare tali fenomeni malavitosi, le Amld ( Anti money laundry directives), ossia le direttive europee antiricicl­aggio, hanno introdotto l'obbligo per gli istituti bancari di sottoporre ai clienti il cosiddetto questionar­io Kyc ( Know your customer), in Italia conosciuto come il "questionar­io di adeguata verifica del cliente".

L'obbligo di adeguata verifica sorge non solo quando si sospetta un caso di riciclaggi­o e finanziame­nto al terrorismo o si hanno dubbi sull'identità del cliente, ma anche quando si instaura un rapporto continuati­vo e nel caso in cui venga eseguita un'operazione occasional­e disposta dal cliente che comporta la trasmissio­ne o la movimentaz­ione di mezzi di pagamento di importo pari o superiore a 15mila euro. Nel caso prospettat­o, quindi, considerat­o che la prestazion­e occasional­e ha per oggetto la somma di 15mila euro, giustament­e la banca chiede la sottoscriz­ione di tale modulo, proprio perché la norma e le disposizio­ni della Banca d'Italia in materia di adeguata verifica della clientela si riferiscon­o anche a operazioni di importo pari a 15mila euro.

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