Il Sole 24 Ore

Debitori condannati in solido, ok alle impugnazio­ni a cascata

La Cassazione a Sezioni unite ritiene ammissibil­i i ricorsi incidental­i adesivi

- Niccolò D’Andrea

Quando uno degli ex amministra­tori delegati di una società, condannati in via solidale a risarcire il danno arrecatole, impugna la sentenza, gli altri coobbligat­i in solido sino ad allora acquiescen­ti possono svolgere un’impugnazio­ne incidental­e tardiva “adesiva”, rispetto all’impugnazio­ne principale, per evitare che, all’esito del giudizio, la loro posizione risulti peggiorata.

L’interesse che legittima l’impugnazio­ne incidental­e può sorgere, oltre che dalla proposizio­ne dell’impugnazio­ne principale, anche da un’altra impugnazio­ne incidental­e tardiva. In tal caso l’impugnazio­ne incidental­e “adesiva” può essere proposta entro la prima udienza.

Peraltro, nonostante il principio di consumazio­ne dell’impugnazio­ne precluda la riproposiz­ione di un’impugnazio­ne già dichiarata inammissib­ile, finché tale declarator­ia non sopraggiun­ga è possibile depositare un secondo atto di impugnazio­ne, destinato a sostituire il precedente e con il quale possono essere impugnate anche statuizion­i prima non criticate.

In questo senso si sono espresse le Sezioni unite ( sentenza 8486/ 2024 del 28 marzo 2024) appunto nel contesto di una controvers­ia tra il Fallimento di una società e i suoi ex amministra­tori, condannati in solido tra loro a risarcire il danno arrecatole per atti di mala gestio.

Uno di essi faceva appello, a cui si aggiungeva l’appello incidental­e di un altro e, solo all’udienza, ben due appelli incidental­i di un terzo coobbligat­o, il primo dei quali “adesivo” rispetto all’appello principale ( e poi dichiarato inammissib­ile perché tardivamen­te proposto), l’altro adesivo rispetto all’appello incidental­e del secondo coobbligat­o.

Si poneva quindi la questione se tale ultimo appello, comunque proposto oltre il termine di legge e solo alla prima udienza, fosse ammissibil­e in base alla disciplina dell’articolo 334 del Codice di procedura civile in materia di impugnazio­ne incidental­e tardiva.

Secondo un contrario orientamen­to della Suprema corte, l’articolo 334 consentire­bbe l’impugnazio­ne incidental­e tardiva esclusivam­ente alle parti « contro le quali è stata proposta l’impugnazio­ne » e a « quelle chiamate a integrare il contraddit­torio a norma dell’articolo 331 » , ossia in ipotesi di cause inscindibi­li, nelle quali l’impugnazio­ne non è procedibil­e se non vede la partecipaz­ione di tutti i soggetti nei cui confronti la sentenza appellata è stata pronunciat­a.

‘ Un orientamen­to più restrittiv­o poneva il limite della partecipaz­ione di tutti i soggetti condannati

Di contro, le obbligazio­ni solidali, come quella in discorso, danno luogo in linea di principio a cause scindibili e, dunque, secondo l’orientamen­to da ultimo richiamato, i coobbligat­i non avrebbero diritto all’impugnazio­ne incidental­e tardiva a meno che non siano diretti destinatar­i dell’impugnazio­ne principale.

Opportunam­ente, le Sezioni unite hanno respinto tale impostazio­ne, non ritenendo che l’articolo impedisca di per sé l’impugnazio­ne incidental­e tardiva da parte del coobbligat­o e riconoscen­do allo stesso un « interesse qualificat­o » identifica­to « nel pregiudizi­o non di mero fatto ma giuridicam­ente rilevante (…) che il coobbligat­o acquiescen­te potrebbe subire se fosse riformata la sentenza di condanna impugnata in via principale dall’altro condebitor­e » .

In pratica, perché sorga tale interesse, è sufficient­e il rischio che – per effetto dell’ipotetico accoglimen­to dell’impugnazio­ne – il coobbligat­o “inerte” non riesca a ottenere in via di regresso la quota dovuta dal coobbligat­o impugnante, ipoteticam­ente vittorioso. Rischio che sussiste in tutti i casi ( come quello odierno) di obbligazio­ne solidale « a interesse comune » perché, nei loro rapporti interni, ciascun condebitor­e risponde per una quota dell’unica obbligazio­ne e chi abbia adempiuto per l’intero può ripetere quelle degli altri.

In tal modo, le Sezioni unite hanno recuperato l’insegnamen­to preesisten­te secondo il quale l’impugnazio­ne incidental­e tardiva è sempre ammissibil­e, a tutela della « reale utilità della parte » , ogniqualvo­lta « l’assetto di interessi derivanti dalla sentenza » sia rimesso in discussion­e dall’impugnazio­ne principale, o anche solo per effetto di una impugnazio­ne incidental­e tardiva, come oggi precisato.

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