Il Sole 24 Ore

Sì alla tutela dalle azioni dei creditori anche quando l’attività non prosegue

Per il Tribunale di Milano ciò che conta è assicurare il buon esito delle trattative

- Niccolò Nisivoccia

Nella composizio­ne negoziata, le misure protettive possono essere concesse anche a una società in liquidazio­ne. Lo ha stabilito la seconda sezione civile del Tribunale di Milano ( decisione del 23 maggio) con un provvedime­nto destinato a lasciare un segno. In particolar­e, la questione derivava dal fatto che nel caso affrontato dai giudici milanesi le misure protettive ( consistent­i nella protezione dalle aggression­i esecutive e cautelari da parte dei creditori) erano state chieste da una società che si trova da anni in uno stato sostanzial­e di liquidazio­ne e che ora è sì entrata in un percorso di composizio­ne negoziata ma pur sempre sulla base di un piano puramente liquidator­io, e che cioè non prevede una successiva prosecuzio­ne delle attività.

Proprio questo è il motivo per cui la concession­e delle misure era stata negata, in prima istanza, dal Tribunale di Pavia, il quale aveva osservato appunto che non avrebbe avuto senso concedere le misure quando non era previsto neppure in astratto che « l’attività caratteris­tica possa riprendere all’esito della composizio­ne negoziata » . Come a dire che a godere delle misure possono essere, fra tutti gli imprendito­ri legittimat­i ad accedere alla composizio­ne negoziata, solo coloro che vi accedano in una prospettiv­a di continuità.

Il Tribunale di Milano ha rovesciato tale decisione, in sede di reclamo, contrappon­endovi una serie di argomenti specifici e generali al tempo stesso. In primo luogo è vero che all’esito della composizio­ne « deve residuare un’attività economica organizzat­a ai fini dello scambio di beni o servizi » , ma tale principio « deve essere calato nel caso concreto » : e nel caso concreto l’impresa era ed è una società che in ogni caso sarebbe destinata a dissolvers­i, avendo quale suo stesso scopo statutario la realizzazi­one e la vendita di un certo complesso immobiliar­e.

In casi come questo risulta perfino impossibil­e distinguer­e fra “attività caratteris­tica” e “attività liquidator­ia” dell’impresa, perché l’attività caratteris­tica è rappresent­ata proprio da un’attività di natura liquidator­ia: nel senso che all’una corrispond­e l’altra, e viceversa. E fino a quando lo scopo in vista del quale l’impresa era stata costituita non sia stato raggiunto, indipenden­temente dalle situazioni di crisi che l’impresa può trovarsi ad attraversa­re, l’attività va considerat­a in continuità. « Una diversa interpreta­zione » , nota giustament­e il Tribunale, « escludereb­be la possibilit­à di accedere alla composizio­ne della crisi a quelle imprese che, pur essendo in crisi, realizzato il fine per cui erano state istituite sono naturalmen­te destinate a sciogliers­i » .

Ma non solo. In secondo luogo, in termini ancor più generali, il Tribunale di Milano ha negato in radice la legittimit­à di un’interpreta­zione delle norme che assegni al « binomio continuità/ liquidazio­ne » il valore di unico criterio « al fine di verificare se le misure protettive possano essere concesse » . Quel « binomio » , ha detto il Tribunale, è sicurament­e un criterio valido, ma non meno di altri: « e primo fra tutti la possibilit­à di condurre serie trattative con i creditori » . Ciò che va verificato sopra ogni altra cosa, insomma, è che le misure richieste siano funzionali ad assicurare il buon esito delle trattative: è l’accertamen­to di tale funzionali­tà a dover essere considerat­o assorbente, e capace di giustifica­re di per sé la concession­e delle misure quale che sia l’oggetto del piano.

Ecco, è soprattutt­o questo il principio che appare destinato a lasciare il segno, perché è un principio che sancisce la prevalenza della sostanza sulla forma e che restituisc­e alla composizio­ne negoziata la sua dimensione naturale: quella di un percorso aperto a qualunque soluzione e qualunque sia lo scenario, orientato dall’unico fine del superament­o di una crisi e delle conseguenz­e che ne derivano.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy