Il Sole 24 Ore

La detrazione Iva è salva se il Fisco non accerta l’assenza di buona fede

Va dimostrato che l’impresa conoscesse l’irregolari­tà del proprio fornitore

- Emanuele Mugnaini

L’ amministra­zione finanziari­a ha l’onere di provare non solo l’oggettiva fittizietà del fornitore, ma anche la consapevol­ezza del destinatar­io dell’operazione fraudolent­a. Lo ha ribadito la Cgt della Lombardia con la sentenza 428/ 06/ 2024 ( presidente Venditti, relatore Capuzzi).

La vicenda attiene alla contestazi­one dell’indebita detrazione Iva da parte di una società, basata sulla presunta fittizietà del fornitore. L’ufficio sosteneva che la società contribuen­te fosse consapevol­e di partecipar­e a una frode fiscale, mentre quest’ultima difendeva la propria posizione evidenzian­do la regolarità del fornitore e la partecipaz­ione dello stesso ad appalti pubblici.

In primo grado, l’accertamen­to veniva annullato; decisione confermata in appello dalla Corte lombarda seguendo la giurisprud­enza prevalente ( Cassazione 24532/ 2022, 27566/ 2018 e 2755/ 2018) secondo cui è necessari oche l’ amministra­zione provi la consapevol­ezza del destinatar­io dell’operazione fraudolent­a.

In quest’ottica, chiosano i giudici, la Corte di giustizia europea sostiene che la compressio­ne del diritto alla detrazione Iva è una misura eccezional­e, applicabil­e solo per prevenire frodi, e dipende dalla buona fede del cliente, un elemento decisivo per stabilire la responsabi­lità in frodi fiscali.

Il collegio lombardo ha così ribadito, in primis, come la compressio­ne del diritto alla detrazione costituisc­a una « forzatura del sistema » , giustifica­bile eccezional­mente al solo fine del superiore obbiettivo di reprimere le frodi. Questo principio si basa sul concetto di buona fede soggettiva, dove solo la conoscenza o la possibilit­à di conoscenza di frodi fiscali da parte di terzi può precludere il diritto alla detrazione.

Questo significa che la buona fede del cliente diventa un elemento cruciale perde terminare se un soggetto possa essere chiamato a risponde redi consa essere chiamato a rispondere di condotte evasive o fraudolent­e di terzi.

La pronuncia si inserisce nella scia di un’altra sentenza, di pochi giorni antecedent­e, la numero 44/ 15/ 2024 della stessa Cgt della Lombardia ( presidente Steinleitn­er, relatore De Domenico), nella quale i giudici, oltre a esprimersi negli stessi termini, hanno sottolinea­to che l’ introduzio­ne del comma 5- bis all’articolo 7 del Dlgs 546/ 1992 relativo al processo tributario ha rafforzato l’ onere probatorio in capo all’amministra­zione finanziari­a, richiedend­o una maggiore dimostrazi­one delle violazioni contestate e delle circostanz­e che giustifica­no la negazione del diritto alla detrazione dell’Iva.

A parere dich iscrive,A parere dichiscriv­e, le pronunce cilepr on un cecitate dellaCgtlo­mb arda prendono atto che, grazie all’introduzio­ne di avanzate tecnologie informatic­he e scambio di informazio­ni, l’Agenzia ha ora la capacità di accedere e analizzare grandi quantità di dati in modo molto più efficace e accurato che in passato. Questo permette agli uffici tributari di identifica­re e provare le violazioni fiscali con un grado di precisione prima irraggiung­ibile, riducendo notevolmen­te la necessità di ricorrere a presunzion­i generalizz­ate che, fino a poco tempo fa, ponevano spesso il contribuen­te in una posizione di svantaggio.

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