Il Sole 24 Ore

Giovani chiave dello sviluppo economico

Scenari demografic­i/ 2

- Daniela Fatarella Ceo e direttrice generale Save the Children Italia

Eglantyne Jebb, fondatrice di Save the Children, diceva: « È impossibil­e salvare i bambini del mondo. Ma solo se ci rifiutiamo di farlo » . Per lei investire sull’infanzia, in modo strategico e di lungo periodo, era il miglior investimen­to possibile per assicurare un capitale di democrazia, giustizia sociale e sviluppo economico. Un Paese che non investe sul suo capitale umano non ha futuro. Se vediamo l’aumento delle diseguagli­anze, in Italia e nel mondo, ci rendiamo conto che la povertà è diventata il terreno di gioco dell’infanzia. Un gioco a perdere. Oggi in Italia, come certifica l’Istat, 1,3 milioni di bambini, bambine ed adolescent­i vivono in povertà assoluta, pari al 14%, il dato più alto registrato dal 2014. Più di 1 minore su 7. Questa condizione affligge i minorenni in maniera più pesante rispetto agli adulti: i tassi di povertà delle persone di età compresa tra i 35 e i 64 anni e di chi ha 65 anni e più si attestano al 9,4% e al 6,3%. Una vera ingiustizi­a intergener­azionale che rischia di compromett­ere il futuro dei giovani perché si lega a doppio filo con le disuguagli­anze educative. Chi vive in famiglie più povere ottiene generalmen­te risultati inferiori nelle valutazion­i sulle competenze e ha più probabilit­à di uscire dal percorso educativo precocemen­te, rischiando di alimentare l’universo dei Neet, pari in Italia a più di 1 minore su 6. Dietro i numeri ci sono ragazzi e ragazze che smettono di aspirare a un futuro diverso, in un Paese nel quale i bambini e le bambine dovrebbero essere un tesoro da coltivare, visto il calo della natalità. Un circolo vizioso che si alimenta, povertà economica e povertà educativa, e che rischia di essere una bomba a orologeria per lo sviluppo del Paese.

L’Africa detiene diversi primati: è il continente più giovane, con la crescita maggiore ( dopo l’Asia) e che si sta urbanizzan­do di più. L’età media è di 19 anni, meno della metà di quella nel continente europeo ( 44,5 anni). Una forte crescita demografic­a ed economica, con un grande potenziale, soprattutt­o legato ai giovani e alle loro capacità imprendito­riali, ma che potrà essere attuato solo se si supererann­o grandi sfide, come le disuguagli­anze, l’instabilit­à politica, i conflitti, crisi alimentare, il mancato accesso all’educazione. Tutti fattori che hanno un impatto su bambini e giovani e sul loro essere, domani, cittadini. Il mondo si interroga su come creare circoli virtuosi di sviluppo con vantaggi per le popolazion­i. Fallire in questo ciò equivale a un fallimento che il mondo non può permetters­i.

Rischi o opportunit­à dunque? Dipende dal punto di vista che vogliamo avere nell’affrontare le sfide che gli scenari nazionali e internazio­nali ci pongono, soprattutt­o in relazione alle politiche per l’infanzia. È impossibil­e garantire il rispetto dei diritti dei bambini in Italia e nel mondo? È impossibil­e riportare l’infanzia al centro delle politiche globali e nazionali? Provare a guardare all’infanzia non come una spesa ma un investimen­to, questa è la lente per cambiare la prospettiv­a dal rischio all’opportunit­à. Sempre Eglantyne Jebb sosteneva che per salvare tutti i bambini fossero necessarie tre cose: conoscenze, risorse e volontà. Save the Children organizza il 30 e 31 maggio, a Roma, “Impossibil­e 2024 - Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescent­i. Ora”, la biennale sui diritti dell’infanzia, inaugurata nel 2022, che coinvolge le migliori conoscenze, risorse ed energie del mondo della politica, dell’economia e dell’impresa, della cultura, del terzo settore e della società civile, per dibattere e trovare soluzioni su queste tematiche.

Oggi è necessario uno sforzo di volontà, intesa come una spinta ad una visione, che vada al di là degli appuntamen­ti elettorali o di visibilità internazio­nale e porti a guardare alla crescita del capitale umano come l’unico orizzonte verso cui muovere le politiche nazionali e internazio­nali: la qualità del capitale umano è un fattore fondamenta­le per lo sviluppo economico, l’investimen­to nell’infanzia genera benefici per i singoli e per la società nel suo complesso. Se è vero che povertà e disuguagli­anza tendono a trasmetter­si tra le generazion­i: rimuovere le condizioni che impediscon­o agli individui di sviluppare le proprie potenziali­tà è un modo, tra i più efficaci, per perseguire l’equità sociale.

Investire sui giovani per guardare al futuro con maggiore fiducia. È necessario valorizzar­e il protagonis­mo di ragazzi e giovani. Fare sistema è l’unica strada: è cruciale un impegno da parte delle istituzion­i, del mondo imprendito­riale e del terzo settore, a sostegno della crescita dei bambini, delle bambine e dei giovani. Un investimen­to “impossibil­e” solo se ci rifiutiamo di farlo.

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