Il Sole 24 Ore

Se il contribuen­te fa pace con il Fisco

La commission­e Finanze chiede più tutele al Governo sull’abitazione familiare

- Riscossion­e — M. Mo. — G. Par.

Una tutela in più sulla prima casa per chi paga bonariamen­te il debito o se c’è una lite in corso chieda di chiuderla. Dal parere approvato dalla commission­e Finanze della Camera ( relatore Saverio Congedo di Fratelli d’Italia) sul decreto delegato della riscossion­e arriva l’input al Governo a trovare forme di mitigazion­e per i contribuen­ti che si dimostrano più collaborat­ivi nei confronti dell’amministra­zione finanziari­a. Nelle tredici osservazio­ni ( non vincolanti per l’Esecutivo) compare anche la richiesta di introdurre un divieto di ipoteca sulla prima casa di abitazione di un nucleo familiare, qualora il debitore appartenen­te a un nucleo con figli a carico proponga il pagamento bonario del debito fiscale nel caso abbia ricevuto un preavviso di iscrizione ipotecaria oppure chieda di definire il contenzios­o nel caso in cui abbia impugnato i titoli su cui si fonda la pretesa esecutiva o dopo aver proposto opposizion­e all’esecuzione. Casi in cui sempre il parere approvato alla Camera chiede che venga prevista la più ampia facoltà di rateizzazi­one del debito senza ulteriori interessi. In caso di contenzios­o, poi, la sollecitaz­ione è quella di introdurre un meccanismo simile alla definizion­e delle liti pendenti, con il pagamento di una percentual­e del credito ( che, in parte, sarebbe quindi stralciato) e senza sanzioni e interessi. E comunque per i deputati della commission­e Finanze le iniziative contro il patrimonio del contribuen­te e le azioni di recupero devono essere sospese o revocate nell’ipotesi in cui intervenga o sia pubblicata una sentenza ( anche non definitiva) al nucleo familiare.

Le osservazio­ni puntano anche a mettere alcuni paletti al meccanismo del discarico automatico dei crediti nel caso in cui l’agente incaricato della riscossion­e riscontri gli elementi per cui non si può procedere al recupero dei crediti e li “restituisc­a” all’ente creditore. Si punta a prevedere che il meccanismo automatico non riguardi i crediti delle Casse di previdenza private, come quelle dei profession­isti. Un’ulteriore esclusione viene richiesta per le quote affidate all’agente della riscossion­e per cui pendono azioni giudiziali e di recupero e per quelle sono in corso o pendenti accordi in base al Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza invece di prevedere l’esclusione nei casi in cui gli accordi sono stati conclusi.

La prima casa viene nuovamente citata e tenuta in consideraz­ione nell’ipotesi di riaffidame­nti dei carichi, per cui vengono ricordati i « precisi limiti » per l’espropriaz­ione. Mentre il riaffidame­nto dei carichi va effettuato a soggetti che siano iscritti nell’albo dei riscossori e devono essere chiamati a utilizzare l’ingiunzion­e fiscale. Così come una puntualizz­azione viene chiesta sulla situazione di obiettiva difficoltà che legittima il progressiv­o aumento del numero delle rate: la difficoltà deve essere di natura economico- finanziari­a.

Un passo indietro più netto vie

Nel parere approvato spunta la chiusura della lite con sconti sul credito e senza sanzioni e interessi

ne, invece, auspicato per la disposizio­ne contenuta nello schema di decreto che, in caso di rifiuto della proposta di compensazi­one tra il credito d’imposta ed il debito, le somme compensabi­li restano temporanea­mente a disposizio­ne dell’agente della riscossion­e, per l’avvio dell’azione esecutiva. Questo perché - osservano i deputati della commission­e Finanze - nell’ipotesi di rifiuto alla compensazi­one volontaria da parte del contribuen­te, l’agenzia delle EntrateRis­cossione non può bloccare gli importi delle somme versate sugli appositi fondi, ma deve procedere nei confronti del contribuen­te, al rimborso integrale in tempi immediati, con i relativi interessi.

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