Australia, Usa e Canada al top per opportunità di lavoro e qualità di vita
tre Paesi che considerano per andare a lavorare all’estero i 150mila professionisti che hanno risposto alle domande del report Decoding global talent 2024 di Bcg. In passato il primato è stato più degli Stati Uniti ( 2014 e 2018) e del Canada ( 2020) che rimangono comunque tra le mete preferite. La classifica appare dominata da Paesi di lingua inglese, con economie forti e retribuzioni mediamente elevate. La top ten prosegue con il Regno Unito, la Germania, il Giappone, la Svizzera, Singapore, la Francia e la Spagna. L’Italia è fuori dalla top ten, al 12esimo posto.
I dati globali raccontano che nel 2023 un professionista su quattro ha cercato attivamente lavoro all’estero, una quota inferiore rispetto al passato. Il 23% si è detto propenso alla ricerca di un trasferimento, mentre il 21% è risultato “mobile” in modo passivo, quindi disposto a trasferirsi per lavoro ma non attivo nella ricerca di opportunità all’estero. Infine, il 19% considera la mobilità come ultima opzione per potersi realizzare nella professione. La mobilità proattiva registrata nel 2023 ha comunque registrato un aumento rispetto al 21% del 2018 e del 2020.
Ma cosa rende certi Paesi più attrattivi di altri? Innanzitutto la possibilità di crescita professionale, secondo quanto afferma il 68% dei rispondenti che hanno indicato l’Australia e il 77% di coloro che hanno indicato gli Stati Uniti. Più in generale i fattori importanti sono la qualità della vita, su cui la Svizzera ha la percentuale più alta ( 77%), ma anche il reddito e il costo della vita, su cui svetta ancora una volta la Svizzera, la sicurezza e la stabilità, la cultura accogliente e inclusiva, ma anche l’ambiente familyfriendly, l’assistenza sanitaria, l’innovazione e la digitalizzazione, così come i processi per i visti e i permessi di lavoro.
Se il Paese più attrattivo è l’Australia, la città è invece Londra. Due le ragioni: la lingua e la sua eccezionale rete globale. Seguono Amsterdam, Dubai e Abu Dhabi, ma va sottolineato che nella top 30 delle città ci sono anche delle new entry come Bangkok al 17° posto, Chicago al 24° e Atene al 27°. New York, adesso al quinto posto, ha guadagnato 3 posizioni rispetto al 2020. Chi è più disponibile a spostarsi per lavoro in genere arriva dai Paesi con un surplus di lavoratori, dovuto a tassi di natalità più elevati, e tende ad essere più mobile di chi vive in aree in cui la forza lavoro è in diminuzione. Un esempio è la percentuale del 64% dei lavoratori di Medio Oriente e Africa che è attivamente disposto a trasferirsi. Se prendiamo il Nord America e l’Europa queste percentuali scendono drasticamente, rispettivamente al 16% e al 10%. Quando si parla di mobilità le persone si aspettano un contributo concreto da parte dei datori di lavoro per il trasferimento: il 79% degli intervistati confida di ricevere supporto per l’alloggio, il 78% per il visto e il permesso di lavoro, il 69% per la ricollocazione, il 54% per l’adattamento linguistico e la formazione e il 44% per la consulenza legale e finanziaria.