Come si progettano scrivanie condivise e balene volanti
Verso il 1° maggio/ 3
Èuscito nelle sale il 25 aprileIl aprile Il posto, film di Gianluca Vassallo, nato per festeggiare i 50 anni di Degw, la società di progettazione specializzata in luoghi di lavoro e Business Unit di Lombardini22 e che ha pensato anche, tra gli altri, gli interni del Sole 24 Ore, di Leonardo, Mitsubishi, Oracle, Allianz. Lo storico brand è stato infatti fondato a Londra nel 1973 da Francis Duffy, Peter Eley, Luigi Giffone e John Worthington, sviluppando un modello di “workplace design” pionieristico sull’interazione tra spazio fisico e performance aziendale, con un approccio di osservazione dei comportamenti organizzativi e di come questi vengono influenzati dall’ambiente fisico.
Dal 2008 Dewg Italia è entrata all’interno del gruppo Lombardini22, società di architettura e ingegneria costituita nel 2007 da sei soci, diventati sette con l’acquisizione di Degw, imponendosi sin da subito come uno dei primi studi italiani di progettazione architettonica. Degw ha firmato alcuni progetti pilota nell’ambito dell’interior design, per esempio inventandosi gli interni dell’Ibm, pensati come luoghi in cui creare e non solo raggiungere obiettivi, con soluzioni progettuali ancora considerate da manuale. Lombardini22 ha pensato di festeggiare il patrimonio culturale di Degw “regalandosi” un film. Ma non un documentario, un vero film di finzione. Con intelligenza e bizzarria, Gianluca Vassallo ha declinato un progetto originale, decidendo di snodare una storia ideata dal fotografo e regista sardo lungo i binari dell’identità di Degw e Lombardini 22 di Milano, concentrandosi sui concetti di funzionalità, capacità di favorire l’“impollinazione” creativa, oltre all’efficienza e all’amalgama umana.
Il posto è un esempio di sinergia tra l’ambizione di un regista di girare la propria storia e l’esigenza del committente, Degw, di celebrare il proprio percorso. Così Vassallo ha innestato nella vicenda tormentata, ma anche spiritosa e grottesca, di un regista cagliaritano, Pietro ( Michele Sarti), in crisi creativa e sentimentale, l’impatto che ogni progetto architettonico ha sull’esistenza delle persone, in particolare nella vita dello stesso Pietro, i cui genitori si sono conosciuti all’Ibm. E procede, come scrive il regista stesso, su una « costruzione visiva e narrativa fortemente ispirata alle prassi di progettazione » , ovvero attraverso stadi e imprecisioni che finiscono per creare « un codice nuovo » .
Il film inizia e ha lungamente sfondo nella bellezza della Sardegna, in cui la potenza della Natura e del mare provoca una necessità di contemplazione che sovrasta l’impulso all’azione. Ma poi passa nei luoghi storici di Degw, a Londra e all’Università di Reading, dove sono custoditi i materiali d’archivio
( Degw Living Archive). Infine, negli uffici di Milano, attuale sede di Degw e Lombardini22. Qui Pietro viene convocato e invitato a girare il film. La scelta sofferta lo porta a uno scatto di maturità: finalmente esce dal solipsismo e dal blocco creativo, decidendo di spendersi nel progetto di qualcun altro e scoprendo che lo riguarda nell’intimo. Nel set milanese Vassalli ha coinvolto come attori gli stessi manager del gruppo, Alessandro Adamo, partner di Lombardini22 e direttore di Degw, Franco Guidi, partner e amministratore delegato di Lombardini22, Giuseppe Pepe, Project leader in Degw e l’architetto e consulente Alessandra Di Pietro.
Il Sole 24 Ore è stato sul set milanese, quando la troupe sarda si è mescolata a un numero scelto di dipendenti ( in tutto sono oltre 400) in un’atmosfera rilassata, cordiale, incuriosita, anche dalla giovane età media, che si attesta attorno ai 35 anni. Gli ambienti sono ritmati da spazi aperte con scrivanie condivise, quadri coloratissimi alle pareti, la scultura di una grande balena violacea che pende dal soffitto, tante piante, una cabina telefonica dove ci si può isolare nell’epoca wireless.
I vertici di Lombardini22 hanno a lungo discusso con il regista e hanno capito che un documentario avrebbe raggiunto un pubblico vasto, mentre l’epopea di un artista con il suo doppio- grillo parlante in Dudo ( Renzo Cugis) avrebbe fatto più presa sugli spettatori nel suo essere « rigoroso ma godibile » , come da parole del regista, in linea con « Il compito di analizzare come persone e luoghi abbiano un impatto sulla vita dei singoli » , sottolinea Alessandro Adamo.
« Lo spazio non può essere neutro – aggiunge l’ad Guidi –. Abbiamo cominciato a investire nelle neuroscienze, collaborando con il Cnr e con Giacomo Rizzolatti, a capo della scoperta dei neuroni a specchio, per capire come il nostro cervello reagisca agli spazi, includendo la realtà virtuale, l’inclusività e l’approccio Esg » .
L’approccio alla suddivisione degli spazi negli uffici è cambiato in maniera epocale. « Prima l’accento era spostato sull’attività e non sulla persona, improntato solo alla performance. Poi c’è stata la pandemia che ci ha dimostrato che l’ufficio deve essere un luogo di socializzazione, dove si cerca una squadra, un conforto acustico, olfattivo, illuminotecnico, dove riconoscersi identitariamente in un brand. Alleniamo i nostri architetti a pensare layer emozionali con corridoi più morbidi e armonici » .
Degw lavora non solo con i privati, ma anche con scuole, carceri, ospedali, come la scuola Sant ’ Anna di Pisa e il carcere minorile di Torino, perché ciascuno abbia Il posto giusto in cui fiorire.
« IL POSTO » UNISCE L’AMBIZIONE DI UN REGISTA DI GIRARE LA PROPRIA STORIA E L’ESIGENZA DI DEGW DI CELEBRARE IL PROPRIO PERCORSO