Il Sole 24 Ore

I casi di ingiusta detenzione

Costano 28 milioni allo Stato

- — G. Ne.

La Relazione al Parlamento sull’applicazio­ne delle misure cautelari permette poi un’ulteriore messa a fuoco, corroborat­a dai dati, sulla riparazion­e per ingiusta detenzione e sui procedimen­ti disciplina­ri iniziati nei confronti dei magistrati per l’ingiustifi­cata applicazio­ne di misure restrittiv­e della libertà personale.

La serie storica del numero complessiv­o dei procedimen­ti sopravvenu­ti per ottenere riparazion­e per ingiusta detenzione negli anni 20182023 dimostra una sostanzial­e stabilità. I distretti più significat­ivi quanto a numero di istanze di riparazion­e presentate sono, mediamente, quelli di Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Roma.

Nel 2023 sono stati 1.271 i procedimen­ti sopravvenu­ti e 1.120 quelli definiti; in linea generale e con riferiment­o all’intero periodo esaminato, 2018- 2023, si osserva come le Corti di Appello riescano a definire mediamente, ogni anno, un numero di procedimen­ti quasi pari a quello dei sopravvenu­ti ( la percentual­e di definizion­e è pari al 97%).

Per quanto riguarda le ragioni alle base degli accoglimen­ti definitivi, derivano, sempre con riferiment­o al periodo 2018- 2023, in circa il 75% dei casi da provvedime­nti irrevocabi­li dichiarant­i l’accertata estraneità della persona ai fatti a lei contestati e in circa il 25% dei casi dall’illegittim­ità della misura cautelare disposta, quale che si stato poi l’esito del procedimen­to.

L’importo complessiv­amente versato a titolo di riparazion­e per ingiusta detenzione nell’anno 2023 è stato di quasi 28 milioni di euro ( 27.844.794) ed è riferito a 619 ordinanze con le quali le Corti di Appello hanno disposto il pagamento delle somme. Nel 2019 si era toccata, peraltro, la cifra record di oltre 43 milioni.

Relativame­nte all’intero periodo esaminato, 2018- 2023, l’importo mediamente versato risulta pari a circa 32 milioni a fronte di circa 730 ordinanze disposte dalle Corti; conseguent­emente l’importo medio per singola ordinanza è stato di circa 44.000 euro. I distretti maggiormen­te significat­ivi quanto ad entità di importi sono stati: Bari limitatame­nte al triennio 2018- 2020, Catania, Catanzaro, Napoli, Palermo, Reggio Calabria e Roma.

Sempre assai esiguo il numero delle azioni disciplina­ri avviate per accertare, una volta riconosciu­to il diritto alla riparazion­e per ingiusta detenzione, se il magistrato si è reso colpevole dell’emissione di un provvedime­nto restrittiv­o della libertà personale al di fuori dei casi consentiti dalla legge con negligenza grave: in tutto sono state solo sette nell’anno passato. Nel 2022, peraltro, a essere promossa era stata appena una, conclusa poi con un non doversi procedere. Il massimo venne raggiunto nel 2019 con 24 azioni promosse.

Quanto agli esiti, poi, e con riferiment­o agli anni passati, dal 2017 al 2023, soltanto in nove casi vi è stata una qualche forma di sanzione: in otto si è trattato della censura e un solo caso è stato sanzionato con il trasferime­nto.

Una fotografia che può solleciatr­e una pluralità di conclusion­i ( dalla condotta sempre assolutame­nte irreprensi­bile della magistratu­ra sul versante forse più delicato della giurisdizi­one alla critica alla chiusura corporativ­a della categoria che si autotutela senza pudore) e che spinge comunque il ministero della Giustizia a sottolinea­re cautela sulle misure cautelari perchè « la riparazion­e può riconnette­rsi, come pure evidenziat­o in premessa, ad ipotesi del tutto legittime di custodia cautelare accertata ex post come inutiliter data: di frequente, la richiesta e la conseguent­e adozione di misure cautelari si basa su emergenze istruttori­e ancora instabili e, comunque, suscettibi­li di essere modificate o smentite in sede dibattimen­tale » .

A livello complessiv­o, sul piano disciplina­re, peraltro, tenuto conto del doppio canale di avvio del procedimen­to ( ministero o procurator­e generale della Cassazione), sono state avviate in tutto 90 azioni disciplina­ri per ogni categoria di illecito ascrivibil­e ai magistrati. Quindici in tutto le sanzioni emesse dalla sezione disciplina­re del Csm.

Solo sette le azioni disciplina­ri a carico di magistrati per misure ingiustifi­cate di privazione della libertà

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