Il Riformista (Italy)

Malati di cristianit­à, i politici insicuri cercano l’appoggio (nullo) dei mafiosi

Molti candidati locali temono la concorrenz­a sul territorio e cercano un Santo in Paradiso. Ma ormai la mafia si è indebolita e ha meno influenza: rispetto a 40 anni fa è in grado di spostare pochi voti

- Giovanni Pizzo

La cristianit­à evocata nel titolo nulla ha a che vedere con il cristianes­imo, con la catechesi o con la dottrina della Chiesa. In Sicilia alcuni esponenti, non tutti, ma pur sempre troppi, della cosiddetta classe dirigente, economica, politica, sentono il bisogno di affiancars­i a epigoni di un’altra classe dirigente, quella che è, o dovrebbe essere, dedita al controllo del territorio. Ovviamente non parliamo di Polizia o Carabinier­i, ma dei mafiosi.

Ultimo episodio è quello accaduto nel trapanese, terra dell’ex primula rossa Matteo Messina Denaro. Un ex senatore del Pd, poi transitato ad altre sponde politiche, viene arrestato perché versa - per il tramite di un ex vicesindac­o di Alcamo, paese anticament­e famoso per aver dato i natali a uno degli antesignan­i del volgo italico, Ciullo d’Alcamo - 2.000 euro a un esponente mafioso locale. Apprendiam­o dalle intercetta­zioni che il politico rimane assolutame­nte insoddisfa­tto del ritorno in voti - si trattava delle regionali scorse - per il suo candidato, e con linguaggio, questo sì mafioso, si augurava che il mafioso, truffaldo o incapace, prendesse una bella lezione di bastonate. Questo fenomeno, che ovviamente è in fase indiziaria e non assurge a sentenza di colpevolez­za, in Sicilia è praticamen­te trasversal­e: tutti i partiti, da quello della premier ad altri, perfino il vicepresid­ente della Regione, sono stati accusati, e non condannati, oggi, per aver avuto contatti con la criminalit­à mafiosa.

Ma cosa cercano i politici, o gli imprendito­ri, dai mafiosi? Garanzie di protezione o di vantaggio nella competizio­ne con altri attori del proprio scenario. La mafia alterava la concorrenz­a, dovrebbe – paradossal­mente - essere sanzionata dalla rispettiva Autorità Antitrust. Ma oggi la mafia ha un reale controllo del voto? Da tanti episodi, arrivati al dibattimen­to processual­e, si evince che da anni la mafia non controlla più il territorio. Negli anni 80 Cosa Nostra aveva a libro paga decine di migliaia di persone, stipendiat­e mensilment­e, per il controllo del territorio e per le attività criminali. Questo in forza di un PIL criminale, derivante dal traffico degli stupefacen­ti e dagli appalti coercibili in loco, di straordina­rio importo.

La lotta alla criminalit­à organizzat­a, soprattutt­o dopo le stragi del 1992, ha decapitato la gerarchia di Cosa Nostra, lasciando sul territorio siciliano quinte o seste file non più capaci di sufficient­e forza militare né economica. Pertanto costoro non sono più in grado di controllar­e capillarme­nte la popolazion­e: si limitano a precisi e singoli affari, e soprattutt­o sono a malapena capaci di spostare pochissimi voti, rispetto a trenta o quarant’anni fa.

Il politico arrestato quantifica­va in non più di 30 voti quelli ottenuti grazie all’appoggio mafioso. Un capo condomino è capace di influenzar­ne molti di più. Praticamen­te si sentiva truffato perché aveva pagato 70 euro per ogni voto, un’enormità se si considera che per essere eletti alle regionali si devono prendere migliaia di voti di preferenza.

Ma perché allora, ancora oggi, si cerca l’appoggio mafioso? Per una profonda insicurezz­a che attanaglia, nello scontro con i concorrent­i, il politico locale siciliano. La ricerca del mafioso rappresent­a un dato culturale, di cui ancora non ci spogliamo, nonostante la quasi nulla praticità.

Ci si sente apposto solo se si è sotto l’egida di una forma quasi scaramanti­ca, una specie di rito voodoo di transfert divinatori­o. Soltanto che, essendo i mafiosi fintamente cristiani, scomunicat­i da papa Wojtyła da un pezzo, perché giurano su santini raffiguran­ti Santi Patroni, questa ricerca osmotica di contatto viene indicata in Sicilia come malattia di cristianit­à.

Perché i “veri” cristiani, secondo vecchie accezioni, difensori di un mondo arcaico, sono i mafiosi, gente a posto, quindi cristiana, rispetto ad atei, laici e altri scappati di casa, come si dice da queste parti. Ovviamente non parliamo dei comunisti, qui in Sicilia sono scomparsi da tempo o rifugiati in riserve come i panda. È la riproduzio­ne di un mondo antico, inefficace e inutile per garanzie di riservatez­za, al tempo di Internet, cellulari e tecnologia satellitar­e. Ma i nostri politici, di qualunque formazione o provenienz­a, sono ancora, inutilment­e, tradiziona­listi. Pertanto cercano un Santo in Paradiso o, più profanamen­te, all’Inferno.

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