Il Riformista (Italy)

I FATTI HANNO LA TESTA DURA, COME DICEVA MARX

- Fabrizio Cicchitto

Al di là di tante elucubrazi­oni sofisticat­e che abbiamo letto in questi giorni, ecco purtroppo che la dura realtà si impone con la sua brutalità. A parte quello che è avvenuto nei giorni passati, già molto significat­ivo, ieri un cannone piazzato in territorio russo ha sparato sulla Ucraina provocando almeno 50 morti. Precedente­mente la Russia aveva bombardato in modo sistematic­o le infrastrut­ture ucraine. L’obiettivo di Putin era ed è evidente: per un verso spargere il terrore spingendo altre migliaia di ucraini a fuggire dal loro Paese, per altro verso egli punta a distrugger­e in maniera sistematic­a le infrastrut­ture ucraine in modo che quando fra poco arriverà l’inverno, larga parte della Ucraina sarà ridotta la gelo e al buio.

Allora, stando alle sofisticat­e posizioni da un lato di Tajani e dall’altro lato della Schlein, gli Ucraini dovrebbero utilizzare le armi avute da altri Paesi solo all’interno del loro territorio ma inibendosi di rispondere a quei cannoni che li stanno massacrand­o sparando dal territorio russo. Posizione del tutto illogica per chi, ne siamo certi, sia per Tajani che per la Schlein, è sinceramen­te solidale con l’Ucraina e contraria alla aggression­e. Francament­e sul piano di una cinica real politik è invece comprensib­ile la linea di Salvini, Travaglio, Conte che sono esplicitam­ente putinisti e che da sempre sono contrari all’invio di armi in Ucraina, ma con l’esplicito obiettivo di costringer­la ad una resa (che loro chiamano pace solo per indorare la pillola). Anche per Israele va fatto un ragionamen­to che si misura con la realtà: Netanyahu ha colpe gravissime ma per ciò che è avvenuto prima del 7 Ottobre, quando ha creduto alla operazione di dissimulaz­ione fatta da Hamas che gli ha comunicato che il suo terrorismo era più una sceneggiat­a che non una realtà e che invece andava realizzata una intesa fra le parti per isolare l’Autorità palestines­e.

Netanyahu ha creduto a tutto ciò. Ha tacitato quella parte di servizi e di analisti che gli spiegavano che Hamas stava preparando ben altro, ha spostato l’esercito in Cisgiordan­ia per sostenere i coloni che stanno invece seguendo una linea avventuris­ta ed estremista. Come si vede errori di non poco conto.

Dopo il 7 Ottobre, però, Netanyahu non poteva che fare quello che ha fatto, cioè rispondere con la guerra per riconquist­are la deterrenza perduta. Come ci insegnano anche gli Usa alla fine del secondo conflitto, la guerra è fondata su colpi durissimi che sono ben diversi da quello che è il genocidio, specie se là si deve fare contro Hamas che si sta servendo in modo sistematic­o come copertura sia degli Israeliani rapiti, sia dei due milioni di palestines­i alla cui vita Hamas non si interessa. In questo quadro, allora, i responsabi­li dell’assassino dei rapiti sono i terroristi di Hamas, non l’esercito israeliano e neanche Netanyahu. Hamas sta usando, con grande cinismo e abilità mediatica i rapiti per dividere gli israeliani e per influenzar­e l’opinione pubblica occidental­e, parte della quale non chiede altro. Sarebbe però gravissimo cadere in questa trappola.

Una ultima osservazio­ne per cogliere la asimmetria delle reazioni. Di fronte ai 50 ucraini uccisi dai bombardame­nti russi, finora non abbiamo visto significat­ive reazioni, né abbiamo notizie della preparazio­ne di manifestaz­ioni davanti alla ambasciata russa da parte dei pacifisti che ne hanno fatte finora tante contro Israele.

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