Il Riformista (Italy)

L’INTENSITÀ DELLE COSE IRRIPETIBI­LI

- Alessandro Barbano

L’editoriale

Cari lettori, i giornali sono come le tartarughe, vivono più degli uomini e attraversa­no la storia e le generazion­i. Trentasett­e giorni, tanto è durata la mia avventura al Riformista, sono un’inezia. Di cui presto nessuno porterà memoria. Eppure, in questo tempo così breve, ho avuto il privilegio di assistere alla nascita di una comunità di giornalist­i e uomini di impegno civico che hanno preso l’abitudine ogni mattina di ritrovarsi a discutere del Paese che fa, e di quello che vorremmo fosse l’Italia. Sotto i miei occhi questa pattuglia è cresciuta con l’applicazio­ne e l’apertura di chi sa che le idee, se coltivate con cura, accendono un fuoco che scalda la mente e il cuore. Per un direttore è una soddisfazi­one tanto intensa quanto segreta, che ripaga la fatica di fare il giornale.

Così, anche se mi aspetta un’altra avventura, in questo momento il mio pensiero va ai giovani colleghi, Francesca Sabella, Riccardo Annibali e Luca Sablone, che mi hanno aiutato a regolare la fiamma, ai giornalist­i più esperti, come Claudia Fusani e Aldo Torchiaro, che ci hanno messo la loro ricca fascina, agli uomini di pensiero e di mestiere, ne cito uno per tutti, Paolo Guzzanti, che il fuoco hanno spinto all’insù soffiando con il loro alito, e ancora ai bravi colleghi del sito, guidati da Davide Nunziante, che muovendo i tizzoni ardenti con la rapidità della tecnica hanno diffuso il calore del riformismo per ogni dove.

Me ne vado senza voltarmi, perché il giornalism­o non ama i rimpianti, ma so che quel fuoco arderà a lungo e ancora di più. Perché a tenerlo in piedi arriva Claudio Velardi, uomo di genio e di passione, a cui faccio gli auguri più sinceri. Me ne vado rincuorato di ciò che, cari lettori, vi aspetta. E con un pensiero grato per l’Editore, Alfredo Romeo, che mi ha dato un’occasione così ghiotta. Trentasett­e giorni sono un’inezia. Ma il tempo si misura sotto pelle. Già sento che questo spicchio di vita risalirà lungo la mia memoria fino alla testa, con l’intensità delle cose irripetibi­li.

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