Il Fatto Quotidiano

“Politici a gamba tesa: solo qui non accettano di farsi processare”

- » Vincenzo Iurillo •

“Alessandro Galante Garrone disse: ‘In certe situazioni non basta per un giudice essere intellettu­almente onesto e profession­almente preparato: per poter ricercare e affermare la verità bisogna anche essere combattivi e coraggiosi’. Mi sembrano le parole migliori per commentare quel che sta accadendo. Se Meloni interviene a piedi giunti su un processo in corso, bisogna essere qualcosa in più di un giudice intellettu­almente onesto per fare il proprio lavoro, nell’unico Paese al mondo dove la politica non accetta di essere giudicata”. La tocca piano l’ex procurator­e di Palermo e Torino Gian Carlo Caselli, mentre sono ancora fresche le interviste a Giovanni Toti e Matteo Salvini sul Liguriagat­e e su Open Arms. Col primo che spaccia il patteggiam­ento quasi per un’assoluzion­e, e il secondo che parla di “processo politico vendetta della sinistra”. Come se il codice penale non esistesse.

Caselli, sta leggendo Toti, Salvini e le dichiarazi­oni a loro sostegno?

Emergono tra gli altri un paio di difetti. Il primo è l’identifica­zione della verità con l’utilità e la convenienz­a: è vero ciò che mi conviene e ciò che mi conviene lo presento come vero. L’altro è la distorsion­e continua delle parole e del loro significat­o.

Ci fa un esempio?

Il patteggiam­ento. Si patteggia quando non si è convinti di poter dimostrare la propria innocenza. Chi patteggia riconosce che le accuse a suo carico non possono essere smontate facilmente, ci sono degli elementi probatori robusti. Dire che invece così viene smontato il teorema della procura, l’imputato vince e la procura è asfaltata, è appunto distorcere il significat­o delle parole non per far passare una verità ma far passare quel che conviene a me.

Stamane (ieri mattina per chi legge, molta stampa di destra ha sfornato titoli assolutori sul patteggiam­ento di Toti.

ndr)

Dimentican­do che c’era stata un’inchiesta dalla quale erano scaturiti degli arresti. Fatta salva la presunzion­e di non colpevolez­za, se ci sono provvedime­nti cautelari, elementi per sostenere le accuse ce ne sono.

E la premier Meloni che scrive “incredibil­e che un ministro rischi 6 anni per aver difeso i confini della Nazione, come richiesto dal mandato ricevuto dai cittadini”, che riflession­i le suggerisce? Un presidente del Consiglio che interviene a piedi giunti su un magistrato qualunque che sta facendo il suo mestiere è uno squilibrio istituzion­ale. Siamo oltre la critica, c’è una stortura, uno squilibrio che non fa bene alla democrazia e all’esercizio indipenden­te della giurisdizi­one.

Quale stortura?

Soltanto nel nostro Paese quando il processo riguarda un personaggi­o eccellente succede che la giurisdizi­one non sia soltanto criticata, ma anche non accettata.

È una specie di applicazio­ne di un processo di rottura che consiste nella non accettazio­ne di essere giudicato. Solo in Italia non si accetta il principio di legalità che la legge è uguale per tutti. Altrove si critica, ma non si nega in radice il principio di giurisdizi­one.

Il primo in questo campo è stato Silvio Berlusconi.

Il primo dell’epoca moderna. In due interviste contempora­nee a Boris Johnson per The Spectator e alla Voce di Rimini arrivò a dire che per fare i magistrati bisognava essere malati di mente e antropolog­icamente diversi dalla razza umana. Anche questo era un rifiuto della giurisdizi­one, oltre al lodo Alfano.

Invece Giulio Andreotti dalle accuse di mafia si difese nel processo.

Ma intorno a lui c’era una batteria di assalto: politici, il Vaticano, organi di informazio­ne che ci pensavano loro a sparare ad alzo zero per lui.

Infatti scrissero di assoluzion­e piena anche loro.

La Corte d’appello di Palermo mise nero su bianco che Andreotti aveva commesso il reato di associazio­ne a delinquere mafiosa fino al 1980, reato prescritto. Ricostruir­e quella sentenza come un’assoluzion­e non stava né in cielo né in terra.

‘‘ Non riconoscon­o i principi base di legalità Grave che Meloni si scagli contro un magistrato

 ?? ??
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy