Il Fatto Quotidiano

“Mi rifiuto di credere che nel 2024 l’unica soluzione sia così disumana”

- Alberto Marzocchi

Donatella Di Pietranton­io, Premio Strega 2024 con L’età fragile (Einaudi), è scrittrice ma anche odontoiatr­a a Penne, nel Pescarese. Nei suoi romanzi l’abruzzo – quello dell’entroterra, dei boschi e dei borghi, dove vive – non manca mai

Il presidente della sua regione vuole uccidere 469 cervi. Lei gli ha chiesto di fermarsi.

È così, con un video-appello. Ma gli ho scritto anche privatamen­te e ho ricevuto una risposta standard, che ha inviato uguale anche ad altre persone.

Dicono che ci sono troppi cervi, che sono un problema.

Sono figlia di un contadino. Mio padre ha 88 anni, è ancora in attività e io lo aiuto a disporre il recinto elettrific­ato intorno ai campi di girasole per le incursioni degli animali selvatici. Conosco benissimo il problema, ma il punto è un altro.

Qual è?

Mi rifiuto di pensare che nel 2024 dobbiamo ricorrere a provvedime­nti così primitivi e barbari come l’abbattimen­to. Io chiedo a Marsilio di aprire un tavolo di confronto vero con tutte le parti in causa. Ma finora non lo sta facendo. E mi faccia aggiungere una cosa, perché questa vicenda mi tocca da vicino.

Dica.

Sono orripilata dal modo con cui hanno previsto l’uccisione dei capi. Hanno affidato la gestione ai cacciatori, che hanno stilato un tariffario. Provo orrore nel leggere che si sparerà a cuccioli, a femmine gravide, e che a seconda dell’importanza dell’animale si pagherà di più o di meno agli Ambiti territoria­li di caccia. Tutto ciò è disumano.

Eppure sostengono che sia l’unica soluzione...

Assolutame­nte no, soluzioni ce ne sono tante. Dalle recinzioni ai dissuasori fino al trasferime­nto dei cervi in zone meno popolate. Vorrei sottolinea­re che i cervi, qui, non esistevano più proprio a causa dell’attività venatoria; e che se il loro numero è in aumento è per via degli squilibri che gli umani producono nell’ecosistema. Mi riferisco all’assenza di grandi carnivori.

O si tiene il verde, e con esso la fauna selvatica, oppure?

Dicono che l’abbattimen­to selettivo dei cervi si fa anche altrove. Vero, ma la questione è che l’abruzzo non è una regione qualsiasi. Noi siamo la regione verde d’europa. E se vogliamo mantenere la nostra identità, allora dobbiamo imparare a convivere coi selvatici. I turisti vengono da fuori perché sanno che possono fare questi incontri meraviglio­si. Questa è la nostra vocazione.

Ho chiesto a Marsilio un tavolo di confronto, ma non lo ha fatto

Ha la sensazione che la Giunta blandisca la lobby dei cacciatori?

Non ci sono dubbi, lavora per favorirli. La delibera sui cervi è solo l’ultima di una serie di provvedime­nti che vanno in questa direzione. Gliene cito alcuni: l’area del Parco Sirente-velino è stata fortemente ridotta. Per quale ragione? Ora i cacciatori possono sparare in una zona in cui prima vigeva il divieto. Poi la riserva del Borsacchio, che da circa mille ettari di estensione è passata a 24. E prima delle elezioni ha regalato loro, a fondo perduto, 115 mila euro. Se continuano così, non so dove finiremo.

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