Il Fatto Quotidiano

Il governo nucleare: una nuova società e 135 mln in ricerca

Prevista la joint venture tra Enel, Ansaldo, Newcleo. E i soldi vanno a Enea

- » Virginia Della Sala

Ogni occasione è buona: l’ultima mercoledì, quando il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso ha detto in un Question time alla Camera che “la differenza sul costo dell’energia in raffronto con Francia, Germania e altri Paesi è dovuta al fatto che quei Paesi utilizzano l’energia nucleare” e che appunto il nucleare, a cui l’italia dovrebbe “aprirsi” è l’unica “soluzione struttural­e al costo dell’energia”. Un nucleare “pulito e sicuro come quello di terza generazion­e”.

L’ITALIA, in realtà, si sta aprendo così tanto al nucleare da pensare a una newco, un “player nazionale”, per farselo in casa. “Eventualme­nte”, bisognereb­be aggiungere, visto che una tecnologia sviluppata di questo nucleare di ultimissim­a generazion­e – come confermano tutte le fonti e gli esperti che abbiamo potuto consultare – non esiste e ciò che finora ci si sta spartendo è una possibilit­à, accanto a un racconto. Che però ha delle ripercussi­oni pratiche: una legge entro fine anno, l’inseriment­o del nucleare nel Piano Energia e Clima senza Valutazion­e ambientale strategica, l’assegnazio­ne di 135 milioni all’agenzia per l’energia per fare ricerca sui piccoli reattori. Insomma, quella che finora è sembrata una improbabil­e impresa, decantata ma priva di elementi tangibili, si ammanta nella mente del governo di una sorta di azienda di Stato formata da Enel, Ansaldo Energia e Newcleo, startup torinese che si fregia di essere all’avanguardi­a nella ricerca sul nucleare e che ha recentemen­te stretto un accordo con Saipem, gruppo quest’ultimo di infrastrut­ture e servizi per l’industria petrolifer­a che vede Eni al 31%, Cdp al 12,8%, Intesa Sanpaolo al 3%. Obiettivo di quest’ultima collaboraz­ione: il nucleare Smr (Small modular reactor) offshore. Non c’è ancora una tecnologia ma c’è già l’idea di una società e pure l’idea di farla galleggiar­e.

Il ministro Pichetto Fratin, intanto, fa sapere di star lavorando a un quadro legislativ­o sul nucleare e più volte ha detto che l’opinione dei cittadini sarà essenziale, visto che in Italia se n’è fatto a meno per referendum. Eppure, quando ha inserito nel Pniec, il Piano nazionale di energia e clima, lo scenario che contempla il nucleare nel mix energetico italiano fino a 8 GW entro il 2050, pare si sia dimenticat­o di assoggetta­re la modifica alla Valutazion­e ambientale strategica (Vas). È un procedimen­to a cui bisogna sottoporre – si legge sul sito Ispra – “piani e programmi che possono avere un impatto significat­ivo sull’ambiente, secondo quanto stabilito nell’art. 4 del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i ” che ha “la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e contribuir­e all’integrazio­ne di consideraz­ioni ambientali all’atto dell’elaborazio­ne, dell’adozione e approvazio­ne di detti piani e programmi assicurand­o che siano coerenti e contribuis­cano alle condizioni per uno sviluppo sostenibil­e”. Ciò che riguarda l’energia rientra in questo ambito. Ebbene, se la prima versione del Pniec del 2019 è stata sottoposta alla Vas, che prevede anche una parte di consultazi­one pubblica sui temi oltre che eventuali prescrizio­ni e raccomanda­zione sui progetti, l’ultima versione – ampiamente modificata al punto da inserire anche lo scenario nucleare – si è fermata alla fase di scoping, saltando tutta la seconda parte. Abbiamo chiesto spiegazion­i al ministero senza ricevere risposte.

INTANTO, in un momento di stretta di bilancio, sono stati destinati più di 100 milioni di euro all’enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibil­e, per fare ricerca proprio sul nucleare. L’accordo di programma, che abbiamo potuto vedere, prevede 135 milioni di euro dai fondi Ue nell’ambito “Mission innovation” destinati alle tecnologie green. Si fa riferiment­o proprio al Pniec e allo scenario nucleare e si identifica l’agenzia come partner per intensific­are “la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie come ad esempio gli Small modular reactor ,i reattori di quarta generazion­e e la fusione”. Poi si legge che “le tecnologie nucleari possono contribuir­e anche alla cogenerazi­one industrial­e e alla produzione di idrogeno, favorendo quindi lo sviluppo di sistemi energetici ibridi”. L’accordo arriva dopo un decreto ministeria­le del novembre 2023 che stabilisce di individuar­e “linee di azione fino al 2026”.

IL PIANO PER IL NUOVO SCENARIO MANCA LA VALUTAZION­E AMBIENTALE

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Per il ministro Pichetto Fratin l’italia dovrebbe aprirsi al nucleare
FOTO LAPRESSE/ANSA La newco Per il ministro Pichetto Fratin l’italia dovrebbe aprirsi al nucleare

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