QUEL TERRIBILE INCIDENTE, IL TIC DEL GINECOLOGO, MIA MADRE È UN USIGNOLO
In un Paese dove tutto va a commedia, niente di meglio che affidare il nodo delle inquietudini contemporanee alle proprie Pagine di diario.
Ho appena assistito a una scena raccapricciante. Un incidente. È terribile: ci sono modi di finire sotto uno schiacciasassi che ti possono uccidere.
Era una grande obesa, ed era appena uscita dalla palestra dove correva ogni giorno sul tapis roulant per assottigliarsi. Ironia del destino.
Vorrei avere io i suoi problemi. La settimana scorsa il mio ginecologo mi ha dato una notizia terribile. È un vecchio ginecologo, uno di quei vecchi ginecologi che tremano sempre un po’ mentre ti visitano. Secondo me sono i migliori.
Secondo il suo illuminato parere, a giudicare dagli esami clinici io sono nato senza… sì, insomma… senza utero, ecco. Sono ancora sotto choc. Ho la testa fuori dalle orbite. Mi sto rivoltando nella tomba.
Senza utero! Non pensi mai che una cosa del genere possa capitare proprio a te, no? Ti illudi che certe cose succedano solo agli altri, e quando ti toccano ti trovano del tutto impreparato. Appena il ginecologo me l’ha detto, la mia debole mente si è subito riempita di domande impegnative. Le solite: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? La realtà esiste? E se non esiste, chi glielo dice a Maria Rosaria Boccia?
Ma soprattutto: perché improvvisamente la mia collezione di acciughe peruviane mi sembra così priva di senso, adesso?
Senza utero! Come farò a dirlo ai miei genitori? Sono morti!
Mia madre, quell’essere squisito, con quella faccia che mi ricordava la voce di Ignazio La Russa. Mia madre, con le sue solide convinzioni religiose: era convinta che John Kennedy fosse morto per i nostri peccati. Mia madre, con la sua mania dell’igiene e della salute. Tutte le mattine, appena alzata, faceva le spugnature bollenti. Diceva che le servivano ad aprire i pori. E subito dopo faceva una doccia fredda. Diceva che le serviva a chiudere i pori. Era arrivata al punto che poteva aprire e chiudere i suoi pori a piacere.
Da giovane faceva la cantante lirica. L’usignolo svedese, la chiamavano; l’idolo vezzeggiato e corteggiato di quattro continenti. Era così maestosa quando si esibiva col quartetto d’archi Schwarzenegger.
Poi, un giorno, il disastro: mia madre perse la voce. Una mattina, durante una prova, aprì la bocca e non riuscì ad articolare un suono che fosse uno. Era la fine. I più celebri specialisti si occuparono del caso: persero la voce anche loro.
E pensare che una volta aveva addirittura cantato per la regina d’inghilterra. Una sera, al termine di un concerto, una signora le si avvicinò e le disse: “Mia cara, se lei è una cantante, io sono la regina d'inghilterra!”.