Putin avverte: “La Nato così entra in guerra”
Il think tank Rusi: “Escalation è politica: non si vince con i razzi”
Se i paesi occidentali daranno a Kiev l’autorizzazione a usare i missili a lungo raggio contro il territorio russo, “ciò significherà che i Paesi Nato, gli Usa e i Paesi europei, sono in guerra con la Russia”, ha affermato Putin in un’intervista tv ripresa dal canale Telegram del Cremlino. “In questo caso – ha aggiunto – tenendo conto del cambiamento della stessa essenza di questo conflitto, prenderemo le decisioni appropriate sulla base delle minacce che ci verranno rivolte”.
PUTIN RISPONDE così agli ultimi sviluppi politico-militari sul conflitto in Ucraina: Usa e Regno Unito sarebbero pronti ad autorizzare l’utilizzo, da parte delle forze ucraine, dei loro missili a lungo raggio in territorio russo. Putin non è nuovo a minacce simili, ma stavolta l’escalation occidentale rischia davvero di configurarsi come entrata diretta nel conflitto. Mercoledì, a Kiev, il segretario di Stato Usa Antony Blinken e il ministro degli Esteri inglese David Lammy sono andati insieme a confermare il supporto dei loro Paesi al presidente ucraino: durante la successiva conferenza stampa, Blinken ha alluso al fatto che gli Usa presto solleveranno alcune restrizioni sull’uso di armi a lungo raggio su obiettivi militari chiave in territorio russo. Fonti del governo britannico hanno confermato al Guardian che sarebbe imminente l’approvazione di attacchi simili con missili da crociera Storm Shadow. Oggi il primo ministro Keir Starmer sarà a Washington per un breve colloquio con il presidente Usa Joe Biden, ma non ci si aspettano annunci ufficiali. Malgrado questo, il rischioso salto di qualità sembra deciso, in risposta alla notizia dell’invio di missili balistici iraniani a Mosca.
Ma, secondo Mark Savill, direttore dell’institute of Military Science del Royal United Services Institute (RUSI), l’escalation politica sarebbe militarmente inutile: “È improbabile che l’utilizzo di missili Storm Shadow, e per estensione anche degli ATACMS, cambi la situazione. Tutto considerato, dovremmo rimanere cauti sul fatto che queste armi possano aver un forte impatto”. Questo perché, spiega l’analista, la gittata degli Shadow è di poco più di 250 km, quella degli ATACMS di circa 300.
LA RECENTE AVANZATA
ha portato aerei ucraini a operare intorno a Kursk, e le difese aeree ucraine si sono spostate in avanti, quindi “è possibile che i jet ucraini possano avanzare per migliorare la loro portata, ma questo comporta un aumento del rischio” di essere abbattuti. E siccome la portata degli Shadow dipende anche dall’altitudine del lancio e dalla rotta seguita, “usarli efficacemente contro obiettivi all’interno della Russia richiederà che, per colpire, diversi aerei ucraini volino fino al confine o lo attraversino, eludendo o sopprimendo le difese aeree russe”. L’institute for the Study of War indica numerosi bersagli strategici entro il raggio dei 300 km, ma resta il dubbio su quali siano effettivamente raggiungibili con rischi accettabili. Allo stesso tempo, “i missili russi che stanno martoriando le città ucraine hanno gittate fra i 600 e i 3 mila km. I missili Kalibr possono essere lanciati da 2000 km, per lo più dalla base navale russa nel mar Nero, e i bombardieri a lunga gittata sono basati in basi russe molto interni, non raggiungibili dagli Shadow” che non a caso gli ucraini finora hanno attaccato, anche con successo, con droni.
A fronte di un accresciuto rischio di confronto diretto con la Nato, l’impatto positivo per gli ucraini, secondo Savill, sarebbe incerto e circoscritto: l’uso di armi di precisione aiuterebbe a “consolidare l’incursione su Kursk e a difendere il confine settentrionale, aumentando la pressione sulle forze russe intorno a Kharkiv, e a complicare il posizionamento delle loro difese aeree”. Questo “potrebbe potenzialmente migliorare la capacità di superarle dei droni ucraini, che, malgrado possano portare carichi inferiori, hanno comunque una capacità di penetrazione molto maggiore”. L’analista inglese è critico anche sulla gestione mediatica del dossier: “Il lungo e pubblico dibattito non ha aiutato, dando ai russi molto preavviso. Sarebbe stata preferibile un’ambiguità pubblica seguita da un uso privato ed efficace”.