Il Fatto Quotidiano

Cinecittà, il caso di Maccanico jr. all’anac Ora lui rinuncia a Fremantle: “Clima ostile”

- » Vincenzo Bisbiglia e Thomas Mackinson

Nemmeno 48 ore e Nicola Maccanico si è già dimesso da Ceo di Fremantle Italia. Lo ha fatto nella serata di ieri con una lettera inviata al sito Dagospia.com, che in mattinata aveva rilanciato per intero l’articolo del Fatto Quotidiano sul suo possibile conflitto d’interessi e sull’istruttori­a interna avviata dai nuovi vertici di Cinecittà Spa, che ieri hanno inviato una relazione all’anac, l’autorità nazionale Anticorruz­ione. Maccanico junior – figlio di Antonio Maccanico, più volte ministro ai tempi dei governi Prodi e D’alema – fino a giugno scorso è stato infatti Ad e Dg di Cinecittà Spa, mentre mercoledì aveva annunciato il nuovo incarico di Ceo presso la divisione italiana colosso britannico della produzione tv (tra i programmi più noti ci sono X-factor, The Voice e Chi vuol essere milionario?).

Proprio grazie alla sua gestione, dal febbraio 2022 Fremantle era diventato cliente pressoché esclusivo di Cinecittà Spa, avendo avuto la possibilit­à di prendere in “affitto continuati­vo”, con ulteriori sconti e agevolazio­ni, sei teatri di posa degli storici studios romani, oltre all’uso di locali accessori, sartorie, attrezzeri­e e all’utilizzo della post-produzione digitale.

Gli attuali vertici – che stanno lavorando alla revisione del bilancio 2023, dopo aver rinvenuto una nota di credito non registrata di 3 milioni di euro proprio in favore di Fremantle – avevano però chiesto all’anac se ai sensi del decreto legislativ­o 165/2001 (articolo 53, comma 16 ter) fosse legittima la nomina dell’ex manager a capo della società che ha voluto come cliente privilegia­to. Non solo.

Come svelato ieri dal Fatto , è in corso in via Tuscolana un’istruttori­a sull’intero rapporto economico con Fremantle. All’esame della due diligence interna anche una revisione dell’accordo tra Cinecittà e l’azienda britannica, disposta alla fine del 2023, che la nuova governance sospetta sia stata peggiorati­va per le casse dell’ente. Così mentre il rapporto “esclusivo” si faceva più vantaggios­o per Fremantle, secondo fonti qualificat­e del Fatto, il numero delle produzioni ottenute da gennaio a maggio 2024 sarebbe crollato, portando minori incassi e problemi di liquidità. Mentre il compenso per Maccanico ammontava a 240 mila euro lordi (200 mila per il ruolo di Ad e 20 mila per quello di Dg).

Si tratta ovviamente di un’analisi ancora parziale e tutta da dimostrare. Contattato ieri su questi punti, Maccanico ha preferito non rispondere al Fatto, optando invece per una lettera aperta a Dagospia, in cui afferma che “visti i toni di una narrazione, che sembra tesa ad alludere a pratiche improprie o inopportun­e”, ha deciso di “non iniziare la mia collaboraz­ione con il gruppo Fremantle” con “l’obiettivo di sgombrare il campo da qualunque potenziale equivoco”. Nella stessa lettera poi spiega l’accordo tra Cinecittà e Fremantle: “Si tratta di un accordo commercial­e straordina­rio nella sostanza, visto che ha generato oltre 50 milioni di euro di fatturato per Cinecittà in un anno e mezzo”, che prevede “uno sconto sul volume delle attività”.

Sul tavolo anche un’interrogaz­ione del M5S al nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli.

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Manager Nicola Maccanico

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