Di Nola, il legale-scorta di destra (e “anonimo”)
Ex consigliere Pdl
“Non sono il suo avvocato”, risponde così al Fatto Liborio Di Nola, il penalista di Gragnano che ha accompagnato Maria Rosaria Boccia in studio da Bianca Berlinguer per l’intervista poi saltata a È sempre Carta Bianca. Da Mediaset raccontano che voleva entrare senza dire il nome e senza dare un documento. Nato nel 1973, erede di uno dei più importanti avvocati della zona ed ex sindaco Dc, Giovanni Di Nola, scomparso ad aprile, un fratello anche lui avvocato, Liborio Di Nola ha un link che lo collega alla deputata di Forza Italia Annarita Patriarca (nella foto, ndr). Lei, figlia di un celebre senatore Dc, Francesco Patriarca, condannato per camorra e scomparso nel 2007, è vicina all’europarlamentare Fulvio Martusciello, un aspirante governatore. Di Nola e Patriarca sono imputati in appello a Napoli – dopo una assoluzione in primo grado “perché il fatto non sussiste” – in un processo che li accusa di tentata concussione e altro per fatti risalenti a quando lei era sindaco di Gragnano e lui il consigliere comunale più votato del Pdl. I due avrebbero provato a imporre a una ditta di trasporto l’assunzione di persone raccomandate, Di Nola avrebbe persino stampato la lista dei nomi, e il pm ricordò la presunta preghiera dell’avvocato all’imprenditore, in un colloquio a tre con Patriarca nei pressi del bar Gambrinus di Napoli, “di lasciare il cellulare sul tavolino”, roba che ricorda i più recenti incontri tra Toti e Spinelli nel Liguriagate. Prima udienza il 24 settembre, e va detto che Di Nola ha rinunciato alla prescrizione, che la lentezza di questo processo rende possibile: presunti reati del 2009, assoluzione in primo grado del luglio 2017, sette anni per iniziare il secondo grado. Altro che riforma Cartabia. Nel frattempo il link politico tra Patriarca e la famiglia Di Nola si è allentato. In consiglio comunale ora siede il fratello di Liborio, Mario Di Nola. Ma è stato eletto nell’udc, alleata con Fi. presidente del Consiglio, la quale comunica a voce a Sangiuliano che avrebbe dovuto allontanare la donna dal ministero, perché ritenuta una mina vagante. “Quella signora è una pazza, devi allontanarla”, è il senso delle parole di Arianna Meloni rivolte all’ex ministro della Cultura. Come raccontato dal Fatto, nei mesi precedenti Boccia aveva incontrato anche il ministro Francesco Lollobrigida che ieri però si è limitato a dire di non “aver approfondito la conoscenza” con la donna e di averla vista una sola volta “alla Camera per un intergruppo parlamentare”.
MA QUANDO ieri sono uscite le parole di Berlinguer, in FDI è scattato il panico. È vero, la sorella della premier non ha lasciato messaggi scritti, ma a Palazzo Chigi non sanno con che modalità Sangiuliano abbia riportato alla sua ex amante la volontà di Arianna: potrebbe averle detto che Meloni voleva silurarla per far posto a un suo fedelissimo, per esempio. Col dubbio, sullo sfondo, di possibili registrazioni in possesso di Boccia.
È anche per chiarire questi passaggi che Palazzo Chigi interrogherà Sangiuliano, per capire quando e come ha parlato di Arianna Meloni alla sua mancata consigliera. Il terrore che le rivelazioni portino ad altri esponenti della famiglia è molto forte.