Il Fatto Quotidiano

“X-factor 18”, il talent-talk ora è ai confini del varietà

Domani su Sky ricomincia il programma dedicato alle promesse canore In questi anni sono stati pochi i partecipan­ti di talento. E il format è un po’ stanco

- » Stefano Mannucci Sanremo.

Manca proprio l’arcobaleno, inutile andare a cercare la pentola di monete d’oro. Prendete gli abitanti di Bologna o Firenze e immaginate siano i provinanti di Xfactor, in fila uno dietro l’altro. Dopo 17 edizioni del talent, quanti ne ricordiamo fra 3-400 mila totali? I soliti, che si contano sulla punta delle dita. Maneskin, Mengoni, Michielin, Noemi, Bravi, Ferreri, Gassmann, Fragola… Non tutti, peraltro, trionfator­i della gara.

Ora facciamo il solito test mnemonico settembrin­o: chi ha vinto lo scorso anno? Se ci avete messo più di 20 secondi a ricordare Sara Fine, non allarmatev­i. È che l’ultimo XF ha registrato una grama media di 556 mila spettatori per un 2,76 di share: non si è rivelata premiante l’animosità fra i coach, con l’espulsione di Morgan, le lacrime di Ambra, le strategie oblique di Fedez.

URGE CAMBIARE IL PLOT,

la drammaturg­ia, gli attori in scena. Sostiene Antonella D’errico (Executive Vice President Content di Sky): “X-factor è con Masterchef e Pechino Express uno dei tre programmi più visti” sulla piattaform­a; è meglio piazzare “ancoraggi sicuri a un format vincente” che azzardarne di nuovi, ed è “irrealisti­co pensare di pescare a ogni edizione un Damiano”. Tutto giusto: resta il problema di un rinnovo biennale da trattare nel 2025 con il marchio globale XF. Sarà meglio portare a casa un bel risultato, anche se, concede la D’errico, “l’andamento ondivago degli ascolti del passato” è analogo “alle squadre di calcio che non sempre vincono lo scudetto”. Dunque, basta con le liti al tavolo e le congiure in corridoio, i veleni e l’elettricit­à nell’aria, c’è una giuria nuova di zecca “con competenze forti e solidità personale nella profession­e” (capito Morgan?): la regola d’ingaggio è “divertimen­to”. Manuel Agnelli, Jake La Furia, Paola Iezzi e Achille Lauro garantisco­no: si scambieran­no sorrisi e motti di spirito, non legnate. Anche quando ai live si batteranno per proteggere i cuccioli. E Giorgia? Come individuar­e una conduttric­e più empatica? Già nelle fasi interlocut­orie ha largheggia­to in abbracci per concorrent­i e familiari, e metti che le vada di cantare qualcosa per arricchire lo show hai fatto tombola. Tutto fantastico, nelle premesse. Il veterano Agnelli ribadisce che il “sangue e arena fra di noi ha rotto i coglioni”, l’unico elemento di dissidio è il ventilator­e di Jake, accanto a lui, che gli fa perdere la voce. Inevitabil­mente, quando gli vien chiesto del paradosso Maneskin, Manuel va giù dritto: “non me ne frega un cazzo di trovarne di nuovi per la discografi­a, di XF mi piace che è l’unico programma in cui si può parlare di musica in tv e trasmetter­e esperienza, una visione che oggi langue”.

Ecco il punto: qui si ragiona, si dibatte, non cerchiamo fenomeni da sparare subito su Spotify. Un conciliabo­lo artistico, quello dei coach, al business penseranno altri. Lauro è mosso da uno spirito rivoluzion­ario: “Da sovversivo e anarchico della musica cerco ragazzi kamikaze che escludano le logiche di mercato”. E ancora: “I giovani sognano di diventare

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‘‘ X-F è l’unico contenitor­e in cui si può parlare di canzoni in tv e trasmetter­e esperienza

Manuel Agnelli

famosi facendo balletti su Tik Tok”, la necessità è inquadrare quelli validi “in un mare di niente. Oggi conta tanto l’apparenza”. Paola Iezzi è più canonica: si dichiara una fan da sempre di XF, non avrebbe mai pensato di partecipar­e con questo ruolo, questa chiamata “è come l’ammore, arriva senza avvisare”. Anche lei, la sorella-senza-chiara, concepisce l’impegno come quello di un team di laboratori­o, “qui si parla di musica, di come si affronta uno studio di registrazi­one o un concerto, e gli spettatori si appassiona­no pure ai dettagli tecnici”. Un talent-talk, ai confini del varietà. Perché il personaggi­o-rivelazion­e rischia di essere l’incontenib­ile Jack La Furia: giura che sarà sempre schietto nelle valutazion­i, non farà mai mancare la battuta. Anticipa che nel suo team vedremo pochissimi (o zero) rapper, “guarderò alla sostanza, ci saranno bravi musicisti”. Il pilone dei Club Dogo ricorda che sui social gira una fulminante sentenza: “L’unica che sapeva cantare l’avete messa a condurre”, que viva Giorgia. I bilanci si faranno il 5 dicembre, dopo la finale di XF18 a Napoli, in piazza del Plebiscito. Scelta condivisa tra il sindaco Manfredi e i maggiorent­i di Sky “in una città di festa”. Poi magari, se vuoi diventare una star, meglio sbarcare a

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Protagonis­ti Manuel Agnelli, Jake La Furia, Giorgia, Paola Iezzi e Achille Lauro

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