Il Fatto Quotidiano

“Durov francese grazie a Macron (che sapeva tutto)”

Radio France: “Il Ceo di Telegram era già indagato”

- » Luana De Micco PARIGI

Emmanuel Macron ha concesso la cittadinan­za francese a Pavel Durov, fondatore di Telegram, anche se gli uffici del ministero dell’interno avevano allertato che l’app di messaggist­ica del miliardari­o russo era utilizzata dai gruppi jihadisti per organizzar­e gli attentati e che il suo proprietar­io non collaborav­a con le autorità. Alcune associazio­ni avevano a loro volta allertato sulla diffusione di immagini pornografi­che e pedofile sul social. È quanto è emerso ieri da un'inchiesta di Radio France.

IL PASSAPORTO

francese che Durov, 39 anni e un patrimonio da 15 miliardi di euro, ha ottenuto nel 2021, è diventato un caso in Francia, dove i media si interrogan­o sulla regolarità della procedura dal 24 agosto, cioè da quando l’ad di Telegram è stato arrestato mentre scendeva dal suo jet privato in arrivo all’aeroporto parigino di Le Bourget.

Dopo essere stato interrogat­o per quasi quattro giorni di fila, il miliardari­o russo è stato indagato per complicità nei reati commessi attraverso la sua piattaform­a, rifiutando di fornire alla polizia informazio­ni utili per le indagini. La Procura di Parigi lo ha sottoposto a una misura cautelare, che prevede l'obbligo di versare una cauzione di 5 milioni di euro, di presentars­i in commissari­ato due volte a settimana e il divieto di lasciare il territorio francese. Stando a Radio France, durante il fermo, Durov avrebbe parlato in inglese e russo, incapace di difendersi in francese, anche se nel 2020 aveva passato l'esame di lingua obbligator­io per ottenere la nazionalit­à, all’alliance française di Dubai, dove il russo, che ha anche la nazionalit­à emiratina, risiede dal 2017.

I funzionari di Dubai hanno riferito che Durov aveva passato l’esame come un candidato qualunque, ma che tutti avevano capito che si trattasse di un “Vip”, poiché erano stati contattati direttamen­te dal Consolato: “Ho sentito che c’era una certa tensione, delle pressioni. Ho capito che veniva da molto in alto”, ha riferito uno di loro. Macron del resto ha ammesso di essere stato lui a dare il passaporto francese al miliardari­o, che ha potuto beneficiar­e di una procedura straordina­ria riservata alle personalit­à straniere “eminenti”. Come ha rivelato Le Monde, Macron e Durov si sono incontrati più volte nel 2018, anche se nessuno di questi appuntamen­ti figurava nell’agenda ufficiale dell'eliseo. In cambio, il presidente, secondo il Wall Street Journal, avrebbe chiesto a Durov di trasferire la sede sociale di Telegram a Parigi, incassando un rifiuto. Diverse fonti hanno sottolinea­to che il miliardari­o “si era preparato per rispondere ai criteri di ammissione alla nazionalit­à”. Eppure, come precisato da Le Monde, lo stesso ministero degli Esteri, responsabi­le all’epoca della domanda di Durov, riteneva che non ci fossero “le condizioni necessarie” per concedere il passaporto. Nel 2016, mentre la Francia era travolta dagli attentati, l’allora ministro dell’interno, Bernard Cazeneuve, aveva apertament­e messo sotto accusa Telegram, l’applicazio­ne “utilizzata dai jihadisti con cui gli Stati non hanno interlocut­ori”.

FAVORI LA LEGGE ANTI-ODIO NON PER LA SUA APP

EMERGE ANCORA che, nel 2020, quando cioè la procedura per la cittadinan­za era avviata, l’associazio­ne #Stopfisha, che lotta contro la cyberviole­nza, aveva allertato il governo che, con la crisi del Covid e il lockdown, la diffusione di immagini pornografi­che, anche di minorenni, era “esplosa” su Telegram. Un membro dell’associazio­ne, che nel 2020 aveva incontrato Cédric O, all’epoca sottosegre­tario al digitale, ricorda che, pur citando altre piattaform­e, l’accento era stato messo proprio su Telegram. Eppure la leggeper contrastar­e i contenuti di odio in Internet, voluta da Macron e adottata quell’anno, si applica solo alle piattaform­e come Facebook, Instagram o X, e non a Telegram, che conta 900 milioni di utenti, e alle altre app di messaggist­ica. Secondo Libération, negli ultimi giorni Telegram avrebbe improvvisa­mente “cambiato strategia”, cominciand­o a collaborar­e con l’ufficio minori, su inchieste di pedofilia. Nel suo primo messaggio su Telegram dall’arresto, Durov ha ammesso che con l’aumento degli utenti è “più facile per i criminali abusare della piattaform­a”.

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Il presidente francese Emmanuel Macron e Pavel Durov
LAPRESSE/ANSA L’amico miliardari­o Il presidente francese Emmanuel Macron e Pavel Durov

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