Il Fatto Quotidiano

“Riforma o niente nomine”: blocco in Viale Mazzini

- GIANLUCA ROSELLI

Dalle opposizion­i arriva un messaggio forte e chiaro: sulla Rai nessun inciucio, diserterem­o la Vigilanza sul presidente, prima ci vuole la riforma della governance e poi verranno le nomine. Nell’ufficio di presidenza della Vigilanza ieri la minoranza s’è mossa in modo compatto. “Non siamo disponibil­i a rinnovare i vertici Rai senza una riforma. La maggioranz­a lavori fin da subito per recepire il Media Freedom Act”, dicono Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Bonelli e De Cristofaro (Avs), Maria Elena Boschi (Iv) e Maria Stella Gelmini (Azione). Anche perché, aggiungono, se si volesse procedere con le nomine, tra un anno sarebbe tutto da rifare e l’italia rischiereb­be un procedimen­to d’infrazione. Dopo l’invito al governo di Giuseppe Conte per un nome di alto profilo per la presidenza, qualcuno aveva pensato a un possibile dialogo, ma Fdi, FI e Lega ieri hanno tenuto duro su Simona Agnes, nome irricevibi­le “non per la persona in sé, ma come metodo”, si fa sapere da Pd e M5S. Nulla da fare a una trattativa su Gabanelli, De Bortoli, Veltroni o Minoli, nomi circolati nelle ultime ore. L’aventino dell’opposizion­e renderà impossibil­e “aiutini” sul presidente: ora sta al centrodest­ra decidere se procedere lo stesso all’elezione del resto del Cda (col primo voto previsto domani in Senato, ma si rinvierà), rischiando di eleggerne uno monco oppure stoppare tutto e aprire un canale di dialogo. “Sulla Rai siamo riusciti noi a compattare il campo largo”, è la battuta che s’è lasciata sfuggire Giorgia Meloni.

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