“Riforma o niente nomine”: blocco in Viale Mazzini
Dalle opposizioni arriva un messaggio forte e chiaro: sulla Rai nessun inciucio, diserteremo la Vigilanza sul presidente, prima ci vuole la riforma della governance e poi verranno le nomine. Nell’ufficio di presidenza della Vigilanza ieri la minoranza s’è mossa in modo compatto. “Non siamo disponibili a rinnovare i vertici Rai senza una riforma. La maggioranza lavori fin da subito per recepire il Media Freedom Act”, dicono Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5S), Bonelli e De Cristofaro (Avs), Maria Elena Boschi (Iv) e Maria Stella Gelmini (Azione). Anche perché, aggiungono, se si volesse procedere con le nomine, tra un anno sarebbe tutto da rifare e l’italia rischierebbe un procedimento d’infrazione. Dopo l’invito al governo di Giuseppe Conte per un nome di alto profilo per la presidenza, qualcuno aveva pensato a un possibile dialogo, ma Fdi, FI e Lega ieri hanno tenuto duro su Simona Agnes, nome irricevibile “non per la persona in sé, ma come metodo”, si fa sapere da Pd e M5S. Nulla da fare a una trattativa su Gabanelli, De Bortoli, Veltroni o Minoli, nomi circolati nelle ultime ore. L’aventino dell’opposizione renderà impossibile “aiutini” sul presidente: ora sta al centrodestra decidere se procedere lo stesso all’elezione del resto del Cda (col primo voto previsto domani in Senato, ma si rinvierà), rischiando di eleggerne uno monco oppure stoppare tutto e aprire un canale di dialogo. “Sulla Rai siamo riusciti noi a compattare il campo largo”, è la battuta che s’è lasciata sfuggire Giorgia Meloni.