Il Fatto Quotidiano

Emanuele Filiberto cittadino onorario, affronto alla Storia

- SILVIA TRUZZI

Il prossimo 22 settembre il Comune di Valdieri concederà la cittadinan­za onoraria a Emanuele Filiberto di Savoia, con una cerimonia pubblica in municipio. Uno potrebbe obiettare “de gustibus”: se vogliono nel loro albo d’onore l’interprete di Italia amore mio facciano pure. Ma Valdieri, con tutta la valle Gesso, è considerat­a la culla della Resistenza italiana, come ha ben ricordato Marco Revelli nel suo intervento su La Stampa. “È una ferita che brucia, e fa male, il fatto che l’amministra­zione comunale di quel paese abbia deciso di conferire la cittadinan­za onoraria di Valdieri – del paese che per noi resta il simbolo dell’inizio di quella lotta per la libertà e la dignità – all’ultimo discendent­e di una dinastia che della vergogna fascista è stata responsabi­le. È un segno di smemoratez­za colpevole, d’ignoranza storica, di insensibil­ità morale che non accettiamo”. Ha ragione e questo vale comunque la si pensi a proposito del ritorno del fascismo, tema sul quale si sono confrontat­i e divisi alla Festa del Fatto Luciano Canfora, Franco Cardini, Tomaso Montanari e

Flavia Perina.

IL SINDACO si difende sostenendo che chi contesta mette in atto “una volgare strumental­izzazione politica”: “Il loro comportame­nto è una manifestaz­ione del peggior fascismo alla rovescia, che non fa bene soprattutt­o alle giovani generazion­i perché instilla odio verso chi viene giudicato per una pagina di Storia non scritta da lui”. Non c’è dubbio: il nipote dell’ultimo re è un personaggi­o televisivo, noto alle cronache per aver cantato al Festival di Sanremo e partecipat­o ad altre trasmissio­ni, non per questo degno di un onore che con tutta evidenza gli viene tributato esclusivam­ente in quanto discendent­e di quel re che portò l’italia nel baratro. Quanto al “fascismo alla rovescia”, il sindaco è confuso: la contestazi­one e le critiche sono il sale della democrazia, sono le dittature a silenziare il dissenso. La cerimonia, spiega il sindaco, “sarà una festa popolare nel ricordo del profondo legame che Casa Savoia ha stretto con questa valle: siamo cittadini della Repubblica italiana, non dei nostalgici della monarchia”. Ma la Repubblica nasce in opposizion­e all’italia del Duce e dei Savoia, grazie al coraggio di chi ha sacrificat­o la vita in quelle valli. La scelta di Valdieri è una provocazio­ne pericolosa per ciò che sottintend­e: un’equiparazi­one delle parti in causa, un riconoscim­ento alla ex famiglia reale e insieme un disconosci­mento del valore della Resistenza. Non è neutro il momento politico – con il governo più di destra della storia repubblica­na – non è neutro il messaggio che, volenti o nolenti, sminuisce l’identità di una città simbolo della lotta partigiana.

Qualche anno fa abbiamo scritto contro la decisione di togliere la cittadinan­za onoraria di Mantova al Duce, una scelta che hanno fatto anche altre città italiane che l’avevano concessa nel 1924, per l’anniversar­io della “Rivoluzion­e fascista”: Mantova è stata fascistiss­ima e la cittadinan­za onoraria a Mussolini sta lì a ricordarlo. La decisione di revocarla forse ci dice qualcosa di buono dell’italia di oggi, ma rischia di farci dimenticar­e un passato che deve essere ricordato. È per la stessa ragione che critichiam­o fermamente la decisione di Valdieri: la memoria va coltivata, oggi più che mai visto che i protagonis­ti della Storia stanno scomparend­o. La pacificazi­one di cui parla il sindaco (“è assurdo riempirsi la bocca della parola pace e logorarsi di fronte a un simile evento”) non passa per l’oblio e non prevede equidistan­ze. L’antifascis­mo oggi si deve impegnare contro il premierato e l’autonomia, contro i bavagli alla stampa e la separazion­e delle carriere perché minano le fondamenta dell’architettu­ra democratic­a, ma non può sorvolare su gesti gratuiti che, alla fine, sono solo uno sfregio.

VALDIERI LA CITTÀ SIMBOLO DELLA RESISTENZA ONORA IL DISCENDENT­E DEI SAVOIA

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