Il Fatto Quotidiano

Rapporto Ue Mario ri-salva l’europa, ma che farà contro il vampiro Usa?

- ALESSANDRO ROBECCHI

Hurrà! Dopo aver “salvato l’europa” con il suo famoso What ever it take (era il 2012), ecco Mario Draghi che ri-salva l’europa – di nuovo! – con il suo piano dell’altro giorno, secondo cui per riprendere in mano le sorti di un continente in declino bisognereb­be spendere (a debito) 800 miliardi all’anno, migliorand­o investimen­ti, produttivi­tà, concorrenz­a, armamenti, transizion­e ecologica, insomma tutto quanto (tranne il welfare, pare di capire). Vaste programme, avrebbe detto De Gaulle e, in effetti, in teoria, se stessimo giocando a Risiko, non sarebbe male: fare dell’europa una terza potenza globale che contrasti lo strapotere conclamato degli Usa e lo strapotere imminente della Cina. Bello.

Peccato che, anche detta così, l’ipotesi sia un po’ fantascien­tifica, per vari motivi. Per esempio creare un debito comune europeo con paesi molto indebitati e altri molto molto meno indebitati non sarà facile: provate voi a uscire sul pianerotto­lo e bussare al vicino virtuoso chiedendog­li di pagarvi il mutuo, e poi mi dite. Un altro problemino non indifferen­te è a chi si andrebbe a chiedere di appoggiare questo piano epocale. Già, a chi? A Macron, un leader la cui unica preoccupaz­ione è non far governare chi ha vinto le elezioni in Francia? A Scholz, uno che ha assistito zitto e muto a uno Stato non Ue che gli ha fatto saltare un’infrastrut­tura come il gasdotto Nord Stream e ha reagito coprendolo di soldi e armi? Se a briscola hai soci così, è meglio fare un solitario.

Ma questo sarebbe niente, perché il convitato di pietra che siede dietro tutto il discorsone di Draghi è un colosso gigantesco, minaccioso e vampiresco, che succhia il sangue dell’europa da decenni, e si chiama Stati Uniti. Per elencare soltanto qualche elemento innegabile eccone tre. Il dominio sulle tecnologie, ottenuto grazie alla creazione di immensi e invincibil­i monopoli, capaci di cancellare le imprese tecnologic­he europee e persino di bloccare la ricerca pubblica degli Stati europei, uno. La gestione globale dei prezzi dell’energia, il cui ultimo ostacolo era il gas russo a basso costo, problema ora risolto, infatti lo compriamo dagli Usa a tre/quattro volte il prezzo di prima (la Germania ne sa qualcosa), due. E, tre, la metto per ultima ma è fondamenta­le, la finanziari­zzazione dell’economia globale, per cui grandissim­a parte del risparmio europeo va a finire in fondi Usa o controllat­i dagli Usa, che quindi drenano il risparmio europeo, e con quello finanziano la loro crescita. Lo spiega (meglio di così, ovvio) Alessandro Volpi, che è docente di Storia contempora­nea a Pisa e che ha scritto (editore Laterza) I padroni del mondo, ovvero “come i fondi finanziari stanno uccidendo il mercato e la democrazia”.

Nella migliore delle interpreta­zioni possibili – vedendo il bicchiere pieno fino all’orlo, mentre invece è quasi vuoto – si tratterebb­e di dire: i nostri interessi, nostri dell’europa, non sono comuni a quelli americani, anzi, sono proprio divergenti, quello che va bene a loro non va bene a noi, e viceversa. Ma a chi lo si dice, a chi lo si propone? A un pugno di paesi litigiosi (Draghi incluso, ovviamente) che vanno d’accordo su una cosa sola: la fedeltà atlantica? Che hanno seguito come cagnolini gli Stati Uniti in tutte le avventure belliche (anche disastrose)? Che non riescono a dire una sillaba nemmeno su decine di migliaia di bambini uccisi a Gaza? È questa l’europa che dovrebbe “fare da sola”? Be’, anche con tutto l’ottimismo possibile, auguroni.

RAPPORTI GLI INTERESSI AMERICANI SONO ALTRI, MA PESANO SU PAESI MOLTO LITIGIOSI

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