“I divieti sono controproducenti: scuola, famiglia e sport devono stimolare di più”
Andrea Abodi
Un divieto potrebbe essere controproducente, una “invasione di campo” di docenti e adulti che non gioverebbe ai più giovani: per il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, c’è bisogno di dialogo ed educazione. E, ovviamente, promuovere sport e cultura . Il digitale può essere un alleato.
Ministro, vietare gli smartphone agli under 14 e i social agli under 16, lo sostiene anche il ministro Valditara. Cosa ne pensa?
Partiamo da un presupposto: abbiamo una preoccupazione comune ed è il benessere dei nostri cari. Dunque, ad esempio, approvo l’idea del ministro Valditara di vietare gli smartphone in classe, la scuola è luogo dell’interazione e ci si deve concentrare sui contenuti. Ma penso che oggi anziché discutere di divieto - soluzione di difficile attuazione e che potrebbe essere controproducente - ci sia bisogno di pensare a come concorrere, a come rendere complementari smartphone, rapporti umani e socializzazione invece di far prevalere i primi sugli altri. Ci sono aspetti che non sono sostituibili su cui dobbiamo puntare.
Da dove si può partire?
Ascolto e dialogo a scuola e in famiglia, attenzione non ossessiva. Far capire il senso della misura, superata la quale si entra nella sfera della patologia. Avendo due figli, mi ci sono misurato...
Di che età?
La prima 29, devo dire che da adolescente non ho avuto con lei il problema di eccessi per i social. L’altro 14 ed è chiaramente dentro qual è il tema?
Ce lo dica.
Come consentire loro di occupare gli spazi in modo più sano. Con la pratica sportiva, ad esempio.
Lei che è ministro per lo Sport... Ma anche attività culturali. Consentono di occupare la giornata in modo produttivo, sono fattori di benessere fisico e psichico e possono dare un contributo senza che siano considerati invasioni di campo di genitori o professori. Non c’è la presunzione di avere una ricetta, ma la preoccupazione di evitare il solo piano del diviete: il problema. Allora to, fornendo un’alternativa.
Sta a noi cercare di renderli complementari. Cerchiamo di farlo ad esempio con gli esports, con alleanze e collaborazioni tra sport praticato e digitalizzato in modo che quest’ultimo diventi quasi promotore. L’obiettivo è farli praticare.
Come ? Però i social oggi sono strenui concorrenti...
I ragazzi seguono gli atleti online: possono essere d’esempio
La scuola può offrire più attività sportive, sia dirette sia collaborando con federazioni e associazioni sportive del territorio. Si può capitalizzare il patrimonio di testimonianze che arriva da olimpiadi e paralimpiadi e che sollecita curiosità e voglia di partecipare. Gli atleti, ad esempio, si raccontano sui social molto bene. Ecco, anche questa è una integrazione che accresce il fascino dell’attività sportiva. Si deve poi aumentare il numero delle palestre scolastiche e degli spazi dove fare sport. Bisogna allenare a una vita senza tecnologia.
E per chi non ama lo sport?
Cultura, arte, creatività. I fenomeni di disagio si contrastano con un approccio interdisciplinare e facendo rete: associazionismo, servizio civile, corpi di solidarietà e di pace per sottrarre spazi alla virtualizzazione dei rapporti e all’intossicazione digitale.