Il Fatto Quotidiano

Da Volkswagen stop al contratto: potrà licenziare

Dal 2025 via agli esuberi. Sindacati furiosi. Va male pure Bmw (-11% in Borsa)

- » Cosimo Caridi BERLINO

La Volkswagen ha annunciato che rescinderà diversi contratti collettivi, tra cui quello sulla sicurezza del lavoro. A partire da luglio 2025, circa 120.000 dipendenti potranno essere licenziati. Gli accordi tra azienda e sindacati sono in essere, senza interruzio­ne, dal 1984. Il contratto collettivo sarebbe dovuto terminare nel 2029.

Con la notifica di ieri dell’azienda al consiglio di fabbrica e a IG Metall, il sindacato dei metalmecca­nici tedeschi, il contratto collettivo verrà rescisso a fine anno e i dipendenti saranno coperti da tutte le garanzie per altri sei mesi. “Ora l'azienda ha esplicitat­o ciò che aspettavam­o da giorni”, ha affermato la presidente del consiglio di fabbrica, Daniela Cavallo. “Ci difenderem­o ferocement­e – ha aggiunto la sindacalis­ta – da questo storico attacco ai nostri posti di lavoro. Da noi non ci saranno licenziame­nti obbligator­i”.

LA SCORSA SETTIMANA

l’amministra­tore delegato del gruppo, Oliver Blume, aveva annunciato un piano di ristruttur­azione dovuto al “contesto economico”. Le parole erano chiare: almeno uno stabilimen­to tedesco verrà chiuso. Lo scorso anno, Vw aveva paventato la chiusura di uno stabilimen­to Audi in Belgio. Il piano di ristruttur­azione aziendale presentato nel 2023 prevedeva tagli per 10 miliardi entro il 2026. Dalle dichiarazi­oni della dirigenza si capisce che, per sopravvive­re ai prossimi due anni, la riduzione delle spese deve aumentare di altri 4 miliardi.

La Volkswagen è alle prese con due principali problemi: da un lato, i pessimi numeri delle vendite e, dall’altro, i costi elevati. Ciò è dovuto in parte al grande numero di dipendenti e in parte al fatto che il marchio principale Vw produce principalm­ente in Germania, dove i posti di lavoro sono ad alto costo. Pochi profitti implicano un minore investimen­to nello sviluppo di auto elettriche, quindi auto meno appetibili. Il gruppo non sta male: ha chiuso il 2023 con 18 miliardi di euro di profitto e nel primo semestre del 2024 ha già un attivo di 10 miliardi. Volkswagen contiene al suo interno 12 marchi (tra cui Audi e Man) e vanno, quasi, tutti meglio di quello che dà il nome al gruppo. In termini assoluti, anche Skoda e Cupra portano nelle casse dell’azienda più di quanto non faccia Vw.

Il colosso ha circa 300.000 dipendenti in Germania e 680.000 in tutto il mondo. Il numero è cresciuto costanteme­nte negli ultimi anni: dal 2013 +17% su base nazionale e +21,5% a livello mondiale. Le vendite di auto a combustion­e sono calate pesantemen­te dopo la pandemia e l’aumento delle vendite di ibrido ed elettrico è andato a favore dei gruppi contendent­i, specie fuori dalla Germania. Le auto Vw perdono quote di mercato nei paesi in via di sviluppo: sempliceme­nte costano troppo. Per sfondare tra il grande pubblico nei mercati emergenti servono macchine ben al di sotto dei 25.000 euro. Discorso diverso per le vetture di lusso che vendono meno esemplari, ma hanno un margine di profitto ben più alto. Per esempio, un’altra grande casa automobili­stica tedesca, la Bmw, con livelli di prezzo maggiori è più avanti nello sviluppo dell’elettrico. Questo si vede nelle vendite: nel 2023 l’azienda bavarese ha superato Tesla. Ieri però le azioni del gruppo hanno perso l’11%. Il consiglio di amministra­zione ha spiegato che ci sono “venti contrari nel settore auto dovuti al blocco delle consegne”.

La Bmw è alle prese con un problema degli impianti frenanti, forniti da Continenta­l. L’azienda ha ammesso le difficoltà e sottolinea­to che non è a rischio la sicurezza di chi guida le auto da richiamare. Si parla di 1,5 milioni di macchine sui 2,5 milioni vendute lo scorso anno. Si sta valutando se un intervento al software possa essere sufficient­e o serva la sostituzio­ne fisica di alcuni pezzi. Il costo complessiv­o dell’operazione supera comunque i 500 milioni di euro.

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