Meloni non tiene più FDI Ora i suoi criticano Kiev
L’attacco dell’esercito ucraino in Russia ha mandato in tilt la maggioranza di governo. Giorgia Meloni deve mantenere la linea filo-atlantica al punto da arrivare a giustificare l’attacco di Kiev in territorio russo. Il problema però ce l’ ha in casa sua, dentro il suo partito. Perché ieri, dopo le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto che venerdì aveva spiegato che l’attacco a Kursk “allontana la pace”, è intervenuto un altro esponente di Fratelli d’italia non allineato con la posizione di Palazzo Chigi: il vice capogruppo al Senato Raffaele Speranzon ha voluto “stigmatizzare” l’utilizzo di armi della Nato in Russia e spiegato che è “inaccettabile” l’invasione di un altro Stato, anche se questo viene fatto dall’ucraina. Una dichiarazione pesante visto che arriva proprio nel giorno in cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky chiede ai Paesi Nato di togliere il veto sull’utilizzo delle proprie armi in Russia. “Gli armamenti che l’italia ha dato all’ucraina sono mezzi anti-missili a corto raggio e l’obiettivo di questi strumenti bellici è quello di avere una funzione difensiva – aggiunge Speranzon ad Affaritaliani.it – L’italia non è in guerra con la Russia e le armi italiane date a Kiev continueranno a essere usate solo a scopo difensivo e non offensivo”.
PER QUESTO Palazzo Chigi si affretta a definire come “non concordata” la posizione di Speranzon, aprendo comunque un’altra crepa all’interno del governo sulla guerra in Ucraina. Tant’è vero che a metà pomeriggio, quando la dichiarazione esce sulle agenzie di stampa, da Palazzo Chigi parte un giro di telefonate per capire chi abbia dato l’autorizzazione al vice capogruppo al Senato di attaccare Kiev. La posizione del governo italiano non cambia: l’ucraina ha il diritto di difendersi anche se questo può comportare attacchi nel territorio russo.
Le frasi di Speranzon, è la linea, possono danneggiare il governo a livello internazionale, tanto più che il senatore ormai viene utilizzato da Meloni per intervenire su alcuni temi di politica interna, a partire dall’ultimo caso in cui si era detto “contrario” allo scudo per gli amministratori e i governatori proposto dalla Lega di Matteo Salvini dopo l’indagine che ha coinvolto Giovanni Toti. Fino a ieri era lo stesso Giovanbattista Fazzolari, responsabile comunicazione del governo, a dettargli le dichiarazioni ma sulla guerra non è stato così: Fazzolari è un fervente filo-atlantista da sempre sostenitore delle posizioni più oltranziste pro-kiev. La posizione di Speranzon in realtà viene condivisa all’interno di FDI, ma nessuno la può dire per evitare di dissociarsi con l’unione europea e
LA LINEA IL VICE AL SENATO: “INACCETTABILE INVADERE”. LEI LO RICHIAMA
con l’alleanza atlantica.
Nella spaccatura dentro Fratelli d’italia si inserisce, come spesso accade, la Lega di Matteo Salvini: il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, sempre ad Affaritaliani.it, spiega che le “èlite finanziarie lavorano per la guerra” di fatto associandolo al governo ucraino. La linea della Lega è sempre la stessa: no all’utilizzo di armi italiane per attaccare obiettivi di Mosca. E, visto l’equilibrismo della premier, dal Carroccio si fa sapere che se la posizione del governo italiano dovesse cambiare Salvini sarà pronto a chiedere un passaggio in Parlamento.
IN QUESTO CONTESTO
si inseriscono le parole del ministro degli Esteri Antonio Tajani che ieri ha specificato che “l’italia non è in guerra con la Russia” e che le armi italiane “non possono essere utilizzate sul suo territorio”. Una posizione che risente della competizione con il Carroccio e anche dei sondaggi secondo cui la guerra è molto impopolare nell’opinione pubblica italiana.