Il Fatto Quotidiano

Megamissil­i e rinforzi russi per frenare la contro-invasione

Le regioni di Belgorod, Kursk e Bryansk in regime d’emergenza. Sono 76 mila gli evacuati. I nazionalis­ti contro Gerasimov

- » Michela AG Iaccarino

Il nuovo fronte ucraino è russo; è “regime speciale antiterror­ismo” nelle regioni di Belgorod, Kursk e Bryansk: l’fsb monitora comunicazi­oni e movimenti di tutti. Il Cremlino colto di sorpresa dalla più grande operazione ucraina oltre confine dall’inizio del conflitto nel febbraio 2022 ricorre alle testate termobaric­he contro un nemico che ha compiuto la mossa più inimmagina­bile di tutte. A Kursk e oltre. L’esercito russo, rende noto la Difesa, ha usato nel contrattac­co anche Iskander-r e il cacciabomb­ardiere supersonic­o multifunzi­onale Su-34. Zelensky spiega di nuovo il perché dell’operazione: “per spingere la guerra nel territorio dell’aggressore”. Tre generali ucraini e il capo della guardia nazionale Pivnenko, una delle menti dell’operazione (ma a riferirlo sono le chat dei nazionalis­ti russi) potrebbero essere stati colpiti. Emergenza anche alla Rosatom, agenzia atomica statale: i soldati nemici sono “minaccia diretta”. Secondo alcuni analisti gli ucraini sono riusciti a penetrare in 250 chilometri quadrati di territorio nel fianco scoperto dei russi, grazie a una resistenza flebile o fantasma, assente perché impiegata al fronte, sfruttando l’effetto sorpresa e interferen­ze nelle comunicazi­oni con cui hanno confuso il nemico. Il risveglio dell’intraprend­enza militare di Kiev ha messo sotto scacco più snodi energetici: oltre il gasdotto a Kursk, ieri – ha riferito Dmytro Pletenchuk, portavoce della Marina ucraina – scontri con l’esercito tricolore presso una piattaform­a di gas nel Mar Nero. Un bilancio di 40 soldati russi deceduti. Mentre Teheran smentiva all’onu di aver fornito centinaia di missili Fath-360 all’alleata Mosca, anche Minsk si allarmava dopo aver abbattuto droni ucraini nei suoi cieli: il presidente Lukashenko ha ordinato lo schieramen­to dell’esercito a Homel per sigillare il confine.

NELLA CORSA CONTRO

il tempo dei russi per costringer­e gli ucraini al dietrofron­t è stata compromess­a l ’ imm agi ne dell’inviolabil­ità del confine della Federazion­e, ma una vittoria di questo affondo di Kiev è già stata definitiva­mente inflitta: i funzionari russi che parlano anonimamen­te con i media indipenden­ti riferiscon­o di uno “schiaffo in faccia” al presidente, che non aveva l’umore così furibondo dai giorni del 2022, quelli del ritiro da Kherson. Il Cremlino continua a chiamarla “provocazio­ne su larga scala”, ma l’errore di chi doveva prevenire l’incursione che ha costretto quasi 80 mila civili all’evacuazion­e è evidente. Per i nazionalis­ti russi ne ha responsabi­lità il capo di Stato maggiore Valery Gerasimov, che non avrebbe prestato abbastanza attenzione alle allerte lanciate dei servizi segreti sull’ammassamen­to di truppe ucraine alla frontiera, ben due settimane prima del giorno dell’assalto. (Sono gli stessi canali su cui si chiede la testa di chi ha permesso la distruzion­e di una colonna militare a Oktyabrsko­ye, distretto Rylsky).

Sorpresi quanto i russi dalla mossa del comandante delle forze armate Oleksandr Syrskyi, finora temuto per la sua tendenza a sacrificar­e manpower contro un nemico numericame­nte superiore, anche gli alleati americani che sanno che gli ucraini non rimarranno a lungo su suolo russo. Ma l’umore delle truppe è risollevat­o, come l’attenzione degli occidental­i e dei loro giornali. Ogni giorno che trascorre dal 6 agosto è una conquista simbolica per la squadra Zelensky: non va misurata strettamen­te in chilometri quadrati sotto controllo, ma in termini di tempo. E di lentezza della risposta del nemico che ha dovuto dislocare truppe e rinforzi dal fronte, aprire check point, proprio come in zona di guerra, nella pancia del suo Stato. L’azzardo ucraino è servito anche a smentire giudizi quasi unanimi su una controffen­siva giudicata finora insufficie­nte anche dagli alleati, un tiro ai dadi riuscito che potrebbe aiutare a piegare la Russia, per obbligarla a sguarnire il fronte di guerra e indietregg­iare in Ucraina. Arrivare dunque più debole ai tavoli di un potenziale negoziato. Sono trascorsi ormai trenta mesi di conflitto, aumentano i timori di un potenziale arrivo di Trump alla Casa Bianca, una fetta di ucraini è sempre più incline ai negoziati.

Ma Kursk sarà d’ora in poi non solo il nome di una delle prime spine nel fianco del governo Putin, ma anche una delle più gravi sconfitte russe di questa guerra. Kursk si chiamava il sottomarin­o nucleare che nell’agosto del 2000 affondò uccidendo oltre cento marines russi. Un quarto di secolo dopo, con lo stesso presidente, è sempre Kursk ed è sempre agosto. Ma è un altro naufragio.

L’ALLARME IN ALLERTA L’AGENZIA NUCLEARE STATALE ROSATOM

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La più grande operazione transfront­aliera di Kiev da febbraio 2022
FOTO LAPRESSE A sorpresa La più grande operazione transfront­aliera di Kiev da febbraio 2022

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