Tra il cuscino e Montale “Quella volta in cui vinsi il Premio Nobel... Ma era solo un sogno”
Ho sognato che mi davano il premio Nobel. Sì, proprio quello che danno a Stoccolma, il premio dei premi! Mi telefona un signore con un accento strano, un misto di svedese e umbro e mi dice: “Complimenti signorina ho l’onore di annunciarle che le è stato assegnato il premio Nobel!”. “A me?”. “Sì, proprio a lei”. “Forse ha sbagliato persona!”. “Noi non sbagliamo mai!”. “Ma il Nobel per cosa? Io non ho scritto né romanzi né poesie, non ho fatto scoperte nel campo della chimica, della fisica, della medicina, non mi sono mai battuta per la pace nel mondo, anche se sono favorevole, perché a me? Non ho fatto niente”. “Ecco, la risposta se l’è data da sola. Lei riceverà il premio Nobel perché non ha fatto niente!”. “Mi scusi ammiraglio (non so perché mi è venuto di chiamarlo così), adesso date i premi a chi non ha fatto nulla?”. “Le pare poco? Oggi tutti provano a fare qualcosa, in tutti i campi, con le loro opere, scoperte, esperimenti, parlano, parlano di sé, continuamente, fino alla nausea! Lei capisce che trovare una persona che non fa niente, che non propone niente, non è stato affatto facile, lei è una mosca bianca!”. “Senta generale, io la ringrazio, ma non capisco”. “Insomma questo Nobel lo vuole o no? Il re di Svezia aspetta una risposta!”. “Va bene, non si può far aspettare il re, ma questo premio quanto mi verrebbe a costare?”. “Costare? Ma il Nobel è gratuito, anzi, insieme al premio lei riceverà una cospicua somma in denaro”. “Accetto! Dica pure al sovrano che sto arrivando! Adesso però la cosa più importante è: cosa indosserò alla premiazione? Io pensavo un Valentino, un Armani, un Fendi. Io glielo dico chiaro: se non trovo l’abito giusto non vengo! Pronto, pronto comandante… mi sente?”. A questo punto del sogno è caduta la linea. Peccato! Mi sarebbe piaciuto una Boccoli accanto a Carducci, Pirandello, Montale e altri ragazzacci.